Il paradosso

Auto distrutta da cinghiale: Regione condannata, paga dopo 5 anni. Spese legali più salate del danno

Nella causa tra una famiglia di Oratino e la Regione Molise il giudice ha dato ragione ai primi. I tentativi per non risarcire i danneggiati a cui un cinghiale aveva tagliato la strada sono costati ai contribuenti tre volte la fattura del meccanico per la riparazione. L’avvocato Carrozzelli ci spiega cosa fare in caso di incidente con un animale selvatico

Era il tramonto e stava rientrando a casa sua con l’auto comprata solo un paio di mesi prima quando un cinghiale le ha tagliato la strada. L’impatto, fatale per l’animale, ha causato danni seri al veicolo che è stato portato in una officina per la riparazione da un carroattrezzi.

L’incidente si è verificato cinque anni fa. Protagonista è una donna che percorreva quella che viene chiamata strada della cappella, a Oratino. Resasi conto di quello che era accaduto, con l’animale selvatico morto ai suoi piedi, la signora ha chiamato i carabinieri che hanno provveduto a fare i rilievi, a stilare un verbale e a far rimuovere la carcassa.

Ed è stata questa la sua salvezza per vedersi rimborsato, seppur molti anni dopo, l’ingiusto danno subito.

Non è un caso isolato quello di Oratino. La presenza così massiccia di cinghiali sul nostro territorio ha reso in questi anni davvero molto frequente il ricorso al giudice di pace per ottenere il risarcimento dei danni cagionati dalla fauna selvatica.

Ce lo conferma anche l’avvocato Nino Carrozzelli che ha seguito non solo clienti danneggiati da cinghiali “ma finanche da lupi al valico di Campolieto. La prima cosa da fare, ammesso che non ci siano danni a persone, è contattare le forze dell’ordine che compileranno un verbale, si occuperanno dei rilievi tecnici e di far rimuovere, tramite servizio veterinario, l’animale ferito o morto dalla carreggiata. Si tratta di un atto propedeutico molto importante, la materia, infatti è un po’ ondivaga e in passato la competenza sugli animali selvatici ha creato situazioni poco chiare”.

Questo almeno fino a quando una sentenza della Cassazione non ha stabilito che il risarcimento per danni causati da cinghiali alla propria auto è a carico delle Regioni in quanto responsabili della gestione della fauna selvatica.

E’ talmente vero che neppure delle leggi regionali che delegano ad altri enti – pensiamo alle Province – questa competenza hanno potuto mettere al riparo le Regioni dalla responsabilità sulla custodia degli animali selvatici.

Ottenere il risarcimento, però, non è comunque semplice. E anche la Regione Molise cerca di far valere le sue ragione appigliandosi ai cavilli più disparati anche quando non ha preso contromisure adeguate per tenere lontani dalla strada i cinghiali o avvertito i cittadini del pericolo con la segnaletica stradale.

“Quando la diffida fatta all’ente pubblico da uno studio legale non permette al cittadino di ottenere il risarcimento ci si può rivolgere al giudice di pace. Nella causa è necessario dimostrare i fatti con prove documentali e testimoni, se il giudice accoglie l’istanza risarcitoria si ottiene una sentenza favorevole e si può sperare di ottenere il rimborso per le spese sostenute”.

Anche a quel punto, però, le Regioni possono evitare il pagamento: dopo 120 giorni – dunque ben quattro mesi – dalla notifica della sentenza l’avvocato del cittadino danneggiato potrà procedere a una espropriazione sui soldi che la Regione ha nella sua tesoreria. E allora paga?

“Non è detto! Ogni tre mesi gli enti pubblici stilano un elenco di spese indifferibile per le quali riservano delle giacenze e quindi, pur nel momento in cui andiamo a fare un esproprio la banca dirà che quelli voci di spesa non possono essere toccate”.

Ed è ancora compito dei legali spulciare tra le fatture e i prospetti di liquidazione per individuare l’eventuale pagamento fatto fuori da quel vincolo.

E finalmente a quel punto la sentenza del giudice si trasforma in denaro frusciante nelle tasche del cittadino danneggiato. Magari, come nel caso della signora di Oratino, ci vorranno cinque anni e alla fine anche un danno di 1500 euro lievita a 5mila con le parcelle e le spese legali. Cosìcché alla fine anche i cittadini contribuenti ci rimettono qualcosa visto che parliamo di risarcimento dato con denaro pubblico.

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