Che agosto sarà?

“Finora il 2022 è l’anno più caldo mai registrato, lo dice la scienza”

Il meteorologo Gianfranco Spensieri cita i dati del Cnr e analizza la prima parte dell’estate. “Anticiclone Nord Africano sempre più presente e fenomeni intensi più probabili”

Che faccia caldo lo sanno pure i muri, che questo caldo non sia la normalità è concetto ancora da metabolizzare per molti. Per questo e per capire che agosto potrà essere, giusto dare la parola a un esperto quale Gianfranco Spensieri, meteorologo per la Tgr Molise e responsabile di meteoinmolise.it.

 

È possibile analizzare l’estate vissuta finora?

“Molto molto calda, nel senso che a livello termico, se allarghiamo lo sguardo rispetto a quanto accaduto in Molise, ci accorgiamo che probabilmente viaggiamo sulla seconda o terza fra le più calde. Se invece retrocediamo un attimo e quindi analizziamo il risultato 2022 dal 1 gennaio ci accorgiamo che ad oggi secondo il Cnr è l’anno più caldo di sempre dal 1800, quindi credo che questo possa servire a sfatare qualche idiozia mentale. Per quanto riguarda l’estate in senso lato, giugno molto sopra la media, luglio molto sopra la media. In alcune aree del Nord Italia siamo a +5 rispetto alla media, un dato complessivamente veramente maggiore di quello che si poteva pensare”.

Che agosto possiamo aspettarci?

“Agosto ha cominciato praticamente sulla falsa riga di come è finito luglio anche se meno caldo, quella attuale è un’ondata di caldo meno intensa, soprattutto per quanto riguarda l’estensione e la durata. Probabilmente all’inizio della prossima settimana interverranno correnti da Nord che dovrebbero portare un po’ di precipitazioni e un calo della temperatura di 6-7 gradi. Sono però cali della temperatura che non sono bruschi cali ma tornano in linea e in media con le normali estati molisane”.

Le piogge di fine luglio sono state una boccata d’ossigeno o servono a poco?

“Sono state una gran bella boccata d’ossigeno, perché alcune sono state molto diffuse, in modo particolare in Alto e Altissimo Molise, che sono quelle che servono veramente e sono cadute in un lasso temporale piuttosto lungo, il che ha permesso al terreno di avere una buona acquisizione delle precipitazioni. È anche vero che sono palliativi, non è quello che serve. Meglio quello che nulla, senz’altro, ma servirebbero precipitazioni organizzate, fronti atlantici, correnti umide da Ovest, aree di bassa pressione sull’Italia meridionale che solitamente richiamano correnti più fresche e precipitazioni più continue”.

C’è una caratteristica particolare e nuova che sta emergendo?

“Quanto dicevo prima quest’anno non è mai avvenuto, perché a una figura che prima era prevalente, cioè l’Alta pressione delle Azzorre e quindi caldo sì ma anche instabilità non rara, oggi abbiamo sostituito un’altra figura che è l’Anticiclone Nord Africano che è salito come stazionarietà di 200-300 km verso Nord e ha cambiato quella che è sempre stata l’estate italiana”.

Ormai l’Anticiclone Africano è il grande protagonista delle nostre estati.

“Negli ultimi 7-8 anni è una costante incredibile, almeno la metà di queste estati è stata caratterizzata da più giorni con la presenza dell’Anticiclone africano e questo è un dato rilevante se consideriamo che invece l’estate italiana era considerata quella del bel tempo, cioè tempo stabile ma a temperature accettabili e invece abbiamo avuto tantissime nottate che possiamo definire tropicali, cioè con temperature minime oltre i 20 gradi. Da quando ci sono le rilevazioni – ma questo è un dato che va verificato – credo sia stato il luglio con più notti tropicali in Molise”.

Questo comporta anche una diminuzione delle precipitazioni?

“Se noi volessimo fare uno spaccato, al di là di quanto piove, è vero che piove leggermente meno e ricollegandomi a quello che diceva il professor Fazzini qualche settimana fa, non è quello il dato importante anche se ha una certa rilevanza un 10/15% in meno ma non dà grande preoccupazione. Anche perché se andassimo a fare i conti, ci accorgeremmo che a livello globale il cambio non è stato radicale pur se quello attuale è uno degli anni più secchi di sempre. Detto questo, a livello italiano quello che sta emergendo riguarda le precipitazioni molto più intense in un lasso di tempo molto più ridotto con le conseguenze del caso anche a livello di infrastrutture viarie, oltre a danni di natura successiva perché tutti i danni di calamità naturale comportano una situazione a livello economico non facile da gestire”.

Stiamo diventando un clima tropicale o è una definizione errata?

“Se dovessimo prendere in toto la definizione nella sua complessità direi di No, ma sarebbe errato non prendere in considerazione alcuni elementi. Ci sono tendenze chiare verso l’aspetto di tropicalizzazione, eventi meteo estremi, temperature minime molto elevate, lunghe fasi senza piogge alternate a eventi estremi. Credo che negli ultimi anni si sia accentuato molto il discorso relativo agli eventi estremi, fase peraltro congrua alla caratteristica principale del clima tropicale”.

Gianfranco Spensieri

C’è un dato che può far capire meglio di altri questo cambiamento?

“Se dobbiamo guardare le statistiche anche dal punto di vista termico, prima Campobasso faceva poche notti con valori superiori ai 20 gradi, probabilmente solo il mese di luglio 2022 ha avuto più notti tropicali dell’intera media annuale. Non siamo ancora su quei livelli ma abbiamo fatto grandi passi verso la tropicalizzazione e non mi sorprenderei se in Italia dovessimo vivere un inverno estremo nell’altro senso, con precipitazioni molto importanti o lunghissime fasi di siccità. Questo è un elemento importante perché spesso si sottolinea esclusivamente il grande caldo o la lunga siccità ma i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale portano con sé come caratteristica e peculiarità proprio questa fase estrema da una parte e dall’altra”.

A lungo andare e con l’aumento delle temperature superficiali del mare esiste un rischio di uragani per il Mediterraneo?

“No, per ora è un’ipotesi molto lontana quella degli uragani. Però faccio presente che negli ultimi tre anni almeno per 3 o 4 volte abbiamo avuto dei mesocicloni che si sono formati sul Tirreno meridionale e il grande caldo che stiamo avendo negli ultimi anni incide soprattutto su questa tipologia di fenomeni che avviene nel cambio stagionale cioè fra fine agosto, settembre e ottobre quando arrivano le prime correnti più fresche e quindi lo sbalzo termico assume caratteristiche particolarmente importanti. Negli ultimi anni abbiamo avuto almeno 4 o 5 mesocicloni sul Tirreno con tutte le conseguenze del caso perché il nostro mare non è abituato a questa tipologia di fenomeni. Consideriamo inoltre che sia il Tirreno che l’Adriatico qualche giorno fa avevano le stesse temperature dei mari più caldi del Mediterraneo meridionale”.

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