La stangata

Verso un autunno di lacrime e sangue. 460 milioni in più di luce e gas per le imprese, le famiglie rinunciano alle scorte alimentari

Aumenti del 220% per la bolletta elettrica, fino al 270% per il gas, come da stima della Cgia di Mestre, ente autorevole che monitora piccole e medie imprese. Intanto Adoc lancia l’allarme: “In autunno, se non prima, rischiamo di avere un’inflazione sopra il 10%; e l’inflazione è la tassa più ingiusta ed iniqua perché colpisce i risparmi, le retribuzioni e le pensioni”.

Si prevede un aumento record per le imprese molisane relativamente ai costi di luce e gas nell’anno 2022. L’associazione Artigiani e Piccole Imprese Cgia Mestre, la più autorevole in materia, stima un rincaro pari a 460 milioni di euro per la nostra regione rispetto al 2019. L’ente ha ipotizzato per il 2022 gli stessi consumi registrati nel 2019, anno pre-pandemia, ma ha applicato per calcolare i costi le tariffe medie di luce e gas degli ultimi sei mesi. “Incrementi spaventosi” il risultato, visto che i rincaro dell’energia elettrica supera il 220%, quello del gas addirittura il 274%.

Sfiora i 106 miliardi di euro il costo aggiuntivo che le imprese italiane subiranno quest’anno a causa dei rincari di energia elettrica e gas. Una stangata che rischia di provocare una vera debacle al sistema produttivo italiano. “I 106 miliardi di extra costo, tuttavia, potrebbero essere addirittura sottostimati – avverte Cgia – se dal prossimo autunno la Russia dovesse chiudere ulteriormente le forniture di gas verso l’Europa, è probabile che il prezzo di questa materia prima subirà un’impennata che spingerà il costo medio dell’ultima parte dell’anno ad un livello molto superiore a quello registrato nei primi sei mesi del 2022”.

Il Governo Draghi ha in parte smorzato l’impennata dei costi energetici. I soldi messi a disposizione per mitigare i rincari nel biennio 2021-22 ammontano, includendo anche il Decreto Aiuti, a 22,2 miliardi di euro (di cui 16,6 nel 2022). Di questi, 3,2 hanno ristorato le famiglie, 7,5 le imprese e 11,5 sosterranno sia le prime sia le seconde. Ma la situazione è drammatica, soprattutto in uno scenario di incertezza come quello attuale italiano e con la crisi politica nel bel mezzo di un’estate che prelude ad un autunno di lacrime e sangue, almeno secondo gli osservatori dell’economia.

A livello territoriale le realtà che più delle altre subiscono i rincari maggiori sono quelle dove la concentrazione delle attività imprenditoriali è più elevata. Se, rispetto al 2019, in Lombardia il costo aggiuntivo per far fronte ai rincari di luce e gas toccherà quest’anno i 24,4 miliardi di euro, in Emilia Romagna sarà di 12,4, in Veneto di 11,8 e in Piemonte di 9,8 miliardi. Oltre il 63 per cento dell’extra costo totale nazionale di luce e gas è in capo alle aziende del Nord. Ma anche il Centro e il Sud subiranno il contraccolpo della escalation di prezzi per energia elettrica e riscaldamento. Nell’ultimo anno l’incremento dell’energia elettrica è aumentato del 220% (a giugno 2021 la media mensile del Prezzo Unico nazionale era di 84,8 euro per MWh, lo scorso giugno è salito a 271,3 euro). Il prezzo del gas, invece, sempre nell’ultimo anno è cresciuto addirittura del 274%: se nel giugno dell’anno scorso di attestava sui 28,1 euro al MWh, 12 mesi dopo si è attestato a 105,2 euro, anche se a marzo di quest’anno aveva toccato la punta massima di 128,3 euro.

Se per le imprese si prospettano aumenti record che a cascata ingenereranno un ulteriore aumento dei prezzi sul mercato, non va meglio per quanto riguarda i rincari dei prezzi per i cittadini, come ha certificato sulla base di dati Istat l’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori (Adoc), chiedendo alle istituzioni e alla politica una maggiore serietà.

“La fiducia dei consumatori è precipitata”, arrivando sotto il minimo storico e favorita anche dalla situazione politica che ha gettato l’Italia in un orizzonte di insicurezza. I prezzi aumentano – ricorda Adoc – e aumentano le speculazioni. “Le famiglie ormai sono costrette a rinunciare anche al necessario” scrivono in una nota Roberto Tascini Presidente di Adoc nazionale e Nicola Criscuoli responsabile regionale.

 

Da questo punto di vista un cartina di tornasole è la spesa alimentare, ovvero quella irrinunciabile. E la spesa casalinga, dopo il covid, è cambiata sensibilmente: non si fanno più scorte alimentari come succedeva prima, esclusivamente per ragioni economiche e per evitare gli sprechi. Si spende solo per il giornaliero, acquistando lo stretto indispensabile. “Ci sono famiglie che vengono anche due volte al giorno per acquistare quello che è strettamente necessario senza sprecare nulla” racconta il direttore di un grande supermercato di Termoli.

Un etto di prosciutto in frigo “per ogni evenienza”, la bottiglia di Coca-cola “perché non si sa mai”, provviste di pasta e farine sono abitudini estinte per la fascia di consumatori medi.

Con un effetto a catena, perché se crollano i consumi delle famiglie crolla l’economia del Paese. Lo dicono i dati Istat sulla composizione del Pil italiano che per il 57,3% è generato dagli acquisti effettuati dai privati. “In autunno, se non prima, rischiamo di avere un’inflazione sopra il 10% – aggiunge Adoc –  e l’inflazione è la tassa più ingiusta ed iniqua perché colpisce i risparmi, le retribuzioni e le pensioni”

“L’auspicio – concludono Roberto Tascini e Nicola Criscuoli – è che ci sia, da parte di politici ed istituzioni, un alto senso di responsabilità e una maggiore serietà verso il Paese, che superino le barriere degli schieramenti e dei colori e si cerchi di restituire certezze e serenità alle famiglie, ai cittadini, ai consumatori. Ora non si scherza più.”

 

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