Sanità

Usca soppresse e 118 senza medici, Cittadinanzattiva: “Si rischia vuoto assistenziale”

L'associazione chiede di sapere se "sono state attivate tutte le procedure atte a riorganizzare il lavoro dei medici di base, del servizio 118 e dei pronto soccorso"

Senza le Usca (Unità speciali di continuità assistenziali) per le cure a domicilio dei malati covid e senza medici nelle postazioni del 118 (l’ultima è la sede di via Montegrappa a Campobasso) si rischia di impoverire ulteriormente l’assistenza sanitaria territoriale. A pensarla così Cittadinanzattiva che prende posizione sui temi che stanno tenendo banco in questi giorni.

“Il 30 giugno è scaduta la legge che aveva previsto l’impiego dei medici USCA, Unità speciali di continuità assistenziali, a cui va un doveroso ringraziamento per aver contribuito significativamente ad arginare l’epidemia. Ma non solo per questo, anche l‘assistenza data alle persone fragili, ai non trasportabili, alle persone con disabilità. Il 30 giugno una data che si conosceva e che avrebbe dovuto trovare una pronta programmazione di assistenza alle cure, trona invece il vuoto”, l’affondo di Cittadinanzattiva.

“Nel DM 77 che prevede la riorganizzazione della medicina territoriale – spiega l’associazione – le USCA rinominate UCA, Unità di Continuità Assistenziale, vengono mantenute in vita proprio a seguito della sperimentazione durante la fase pandemica quale equipe mobile composta da almeno un medico e un infermiere per la gestione e il supporto alla presa in carico di soggetti o di comunità che versano in condizioni di particolare complessità”.

Critiche vengono espresse anche sulla demedicalizzazione del servizio 118 della postazione di via Montegrappa a Campobasso. “Ci ritroviamo come circa un anno fa e non abbiamo scusanti su scelte consapevoli”, insistono da Cittadinanzattiva che un mese fa ha incontrato la struttura commissariale guidata dal presidente Toma e il dg alla Salute Gallo. In quell’occasione sono state presentate proposte “per una Salute di Comunità che dev’essere sempre più vicina al cittadino, che risponda all’idea di una medicina di iniziativa e di comunità, alla domanda posta su come si intendeva rivedere il servizio del 118, il commissario ci ha risposto che aveva già avuto un incontro con i medici e si era trovato l’accordo. Ora però qualcosa non torna, e ci viene da pensare, perché i fatti lo dimostrano che sono solo parole, quelle che la politica riserva nel rapporto verso i cittadini.

Il risultato è che la mancata proroga di questo servizio rischia di creare un vuoto assistenziale che il Molise non deve e non può permettersi.

Cittadinanzattiva quindi vuole conoscere se “in ragione della cessazione del servizio, sono state attivate tutte le procedure atte a riorganizzare il lavoro dei medici di base, del Servizio 118 e dei Pronto Soccorso che ormai devono far fronte a tutte le incombenze di gestione dei pazienti Covid, visto gli aumenti degli ultimi giorni.

Inoltre Cittadinanzattiva vuole rivolgere un appello anche a tutta la politica affinchè si arrivi ad una pronta soluzione soprattutto in un momento di passaggio importante all’organizzazione dell’assistenza territoriale, anche prendendo ad esempio regioni che hanno, con coraggio, derogato alla scadenza”.

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