L'Ospite

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Pazienza e perseveranza

“Pazienza e perseveranza. Il Verbo di Dio è entrato in «pazienza» nel momento dell’Incarnazione, e così, fino alla morte in Croce. Pazienza e perseveranza. Non abbiamo la “bacchetta magica” per tutto, ma possediamo la fiducia nel Signore che ci accompagna e non ci abbandona mai”. Sono alcune battute del discorso che papa Francesco ha fatto ai membri del pontificio consiglio per l’evangelizzazione nel 2014, è una stimolo all’evangelizzazione nuova e saper capire il mondo cambiato per l’annuncio del vangelo.

Per papa Francesco una caratteristica deve accumunare tutti gli evangelizzatori: la gioia. Il vangelo non è un annuncio di tristezza è gioia, salvezza, impegno nel capire e amare Gesù Cristo Salvatore.

Quello della missione è un invito forte e fondamentale di Gesù.

All’evangelista Luca sta particolarmente a cuore affermare che la vita del discepolo è partecipare alla stessa missione di Gesù: Gesù è l’inviato del Padre per portare tutti gli uomini all’incontro con Lui, ad una vita da figli; e chi accoglie la salvezza, a sua volta si mette in cammino, dietro a Lui, per contagiare altri con la stessa esperienza di vita: non è qualcosa di facoltativo, non è un optional; è essenziale.

Nel parlare e nel fare di Gesù possiamo avere di che imparare per la nostra evangelizzazione. La prima cosa che viene alla mente è che Gesù non ha pianificato strategie minuziose, ha semplicemente educato i discepoli alla sua parola; semplicemente educa ad uno stile, ed è uno stile che ha tutto il gusto della novità del Vangelo. Non fa programmazioni, dunque, ma “getta” i suoi nella vita, li fa entrare nelle case e nelle piazze, lì dove l’uomo vive. Chiede di mangiare con la gente, di aver cura dei loro malati, di partecipare delle loro sofferenze.

Il vero programma di Gesù è il programma pasquale, in cui il vero annuncio è quella della morte e della risurrezione. Avere a che fare con il male del mondo, a volte a vivere l’esperienza del male, è quello che i discepoli sono chiamati a testimoniare con l’invito alla grazia che salva dal male.

Il mandare di Gesù è un mandare fiducioso, libero, di pazienza e perseveranza. Quanto più ci attacchiamo a schemi precostituiti e lontani dalla freschezza e semplicità del vangelo tanto più la nostra attività evangelizzatrice sarà un vero insuccesso.

A volte più che predicare Cristo sembra ci interessi il nostro io, la nostra forma le nostre idee.

In questo il vangelo non ci toglie anche gli insuccessi, le frustrazioni. Anche dagli insuccessi la chiesa impara anche dalle delusioni possiamo imparare, sapendo bene che la grazia di Dio, la forza del vangelo non è nelle nostre di parole o di gesti ma in Dio stesso e nella Parola che apre e sana.

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