I dati della cgil

Infortuni sul lavoro, maglia nera al Molise che ha più casi della media nazionale: incide Covid 19

Sono numeri impietosi quelli diffusi dalla Cgil di Abruzzo e Molise sugli infortuni sul lavoro. Secondo le stime diffuse dal sindacato nella nostra regione c’è stata una crescita del 60 per cento dall’inizio dell’anno.

Prendendo in esame il periodo gennaio-maggio di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2021 l’aumento è notevole e addirittura superiore rispetto alla media italiana che si attesta al 48 per cento.

Dei 1.150 infortuni denunciati nei primi 5 mesi dell’anno (432 in più del 2o21), 808 sono avvenuti in provincia di Campobasso (+55%) e 342 in quella di Isernia (+73%).

Ovviamente la pandemia ha inciso un bel po’ su questi dati: nel settore pubblico, che è anche quello più colpito, ci sono stati 204 casi legati alle infezioni da Sars CoV 2. Ed è in qualche modo agganciato al discorso dell’emergenza sanitaria anche il ricorso sempre più frequente a riders e corrieri: tra gli infortuni ben 157 si sono verificati nel settore trasporto e magazzinaggio “a conferma che se l’organizzazione aziendale è solo tesa ad accorciare i tempi di risposta verso i clienti, spesso è proprio la sicurezza ad essere sacrificata”.

“Ad incidere profondamente sul numero degli infortuni – questo il commento del segretario regionale Cgil Abruzzo Molise, Francesco Spina e del coordinatore regionale Inca Cgil Abruzzo Molise, Mirco D’Ignazio – è anche il sempre maggiore ricorso al lavoro precario (l’80% dei nuovi contratti di lavoro sono a termine). Precarietà che spesso significa scarsa conoscenza della professione, formazione assente ed elevata ricattabilità di chi rischia di non vedersi rinnovato il contratto nel caso denunci problemi di sicurezza.

Improrogabili quindi investimenti in sicurezza da parte delle aziende che devono anche essere messe di fronte alla responsabilità delle proprie scelte e dell’esposizione ai rischi. Altrettanto necessario lavorare sulla cultura della sicurezza, organizzando una formazione continua che parta dai percorsi scolastici. Così come non più rinviabile il potenziamento degli enti preposti ai controlli che non possono arrivare sempre e solo quando è ormai troppo tardi.

Il lavoro, sicuro, stabile e retribuito in maniera adeguata, deve essere lo strumento di crescita di un Paese e di una Regione, in cui va invertita la tendenza che continua a scaricare su lavoratrici e lavoratori i costi sociali di scelte che non vengono fatte.

 

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