Verso il 25 settembre

Al Molise 2 senatori e 2 deputati: come vengono assegnati e chi sono i favoriti al Parlamento

Dal 2018 a oggi è cambiato quasi tutto ma la legge elettorale è identica e si può ipotizzare l'assegnazione dei seggi che saranno uno in meno dell'ultima elezione: 2 col maggioritario e altrettanti col proporzionale

Dal 4 marzo 2018 al 25 settembre 2022 saranno trascorsi poco più di 4 anni e mezzo, anche se a rileggere i nomi dei candidati molisani alle passate elezioni politiche sembra passata un’era geologica. Politicamente, e non solo, quasi tutto è cambiato. Una delle poche certezze è che la legge elettorale è rimasta la stessa e quindi un primo quadro si può già fare per rispondere ad alcune domande: come voteremo? Quanti parlamentari eleggerà il Molise? Quali sono i partiti con maggiori chance di rappresentarci in Parlamento? E anche se è molto presto: quali saranno i nomi sulle schede elettorali?

Partiamo dal fatto che mentre tutto o quasi è stato modificato, la legge elettorale non è stata toccata. Alle elezioni del 25 settembre per la XIX legislatura del Parlamento italiano si voterà con il cosiddetto Rosatellum, un sistema misto maggioritario/proporzionale.

Alla luce del taglio del numero di parlamentari deciso con apposito referendum nel settembre 2020, i deputati eletti passeranno da 630 a 400, mentre i senatori da 315 a 200. I deputati saranno eletti così: 148 con sistema maggioritario, 244 con sistema proporzionale, 8 all’estero. I senatori invece saranno scelti così: 74 con sistema maggioritario, 122 col proporzionale, 4 all’estero.

Per il Molise la partita è più semplice che altrove. La nostra regione eleggerà due senatori (come espressamente previsto dalla Costituzione) e due deputati. Non più tre perché la riduzione dei parlamentari ha comportato l’eliminazione della doppia circoscrizione Campobasso/Isernia alla Camera in luogo dell’unica circoscrizione Molise, così com’era già al Senato. Anche la suddivisione fra maggioritario e proporzionale è identica: un senatore e un deputato saranno eletti col sistema maggioritario, un senatore e un deputato col sistema proporzionale.

Nei collegi maggioritari uninominali, singoli candidati supportati da coalizioni o partiti si sfideranno tra loro e capire chi viene eletto è semplicissimo: chi prende un voto più del secondo vince il seggio e viene eletto. Questo vale sia al Senato che alla Camera. Facendo un passo indietro, nel 2018 all’uninominale venne eletto Luigi Di Marzio per il M5S a Palazzo Madama, mentre sempre per i grillini Antonio Federico ottenne il posto a Montecitorio nella circoscrizione Campobasso e Rosa Alba Testamento nella circoscrizione Isernia, ora eliminata. (qui un fac-simile 2018 di un’altra regione)

fac simile schede elettorali 2018

Leggermente più contorto il sistema di elezione sul proporzionale dove i seggi sono distribuiti tra liste e coalizioni in modo proporzionale in base ai voti ottenuti a livello nazionale. Ma questo avviene solo alla Camera perché, almeno per il Senato, la questione in Molise è intuitiva: viene eletto sul proporzionale il candidato X della lista Y a sostegno di colui che ha vinto il seggio al maggioritario. In sostanza il numero di preferenze riportate dal candidato al maggioritario si riflette, pari pari, sui partiti o sul partito (se non si va in coalizione) che appoggiano quel candidato. Sempre guardando a quattro anni e mezzo fa, al Senato la vittoria sull’uninominale di Di Marzio trascinò con sé a Palazzo Madama anche Fabrizio Ortis, cioè il primo nome del M5S sul proporzionale. Nelle Politiche del 25 settembre prossimo se il seggio dell’uninominale dovesse andare al centrodestra (che si presenta in coalizione) automaticamente prenderà il seggio proporzionale del Senato il candidato del partito di coalizione che avrà riportato il maggior numero di voti. Questo perché i voti dell’uninominale vengono ridistribuiti anche sui singoli partiti in proporzione al numero di preferenze prese dagli stessi. (qui un fac-simile 2018 di un’altra regione)

fac simile schede elettorali 2018

I listini, cioè gli elenchi di nomi, sono “bloccati”: significa che l’elettore non può scrivere il suo candidato sulla scheda ma può barrare solo il simbolo di partito accanto a nomi già prestabiliti.

Alla Camera invece è difficile capire già la notte dello scrutinio elettorale chi viene eletto sul proporzionale. L’assegnazione dei seggi come detto è stabilita proporzionalmente ai voti presi in tutta Italia e sulla base dei resti nazionali. Quindi non è detto che il seggio sarà assegnato al partito che prenderà più voti a livello regionale sul proporzionale della Camera. Nel 2018, in base a calcoli di non facile spiegazione, i resti premiarono in Molise Giuseppina Occhionero, all’epoca candidata con Leu.

Da ricordare che la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento è del 3% dei voti a livello nazionale, mentre la soglia minima per le coalizioni è del 10%, ma almeno un partito della coalizione deve aver superato il 3%. I voti delle liste con meno dell’1% non vengono assegnati e conteggiati ai fini del risultato complessivo della coalizione, mentre quelli con meno del 3% e più dell’1% vengono assegnati e conteggiati ai fini del risultato complessivo della coalizione.

Alla luce di tutto questo sono giorni di discussioni e trattative fra i partiti, sia per la formazione delle alleanze, sia per la scelta dei singoli candidati. Le previsioni e i sondaggi assegnano al momento al centrodestra fortissime chance di dominare la partita sul maggioritario e di conseguenza ottenere almeno tre seggi più o meno sicuri, considerando il meccanismo che regola il seggio proporzionale al Senato.

Fra i nomi che circolano con insistenza per l’uninominale alla Camera c’è quello di Annaelsa Tartaglione, coordinatrice regionale di Forza Italia, che così sarebbe praticamente blindata per un secondo mandato a Montecitorio. Per il Senato invece fra i favoriti ci sarebbero due nomi di Fratelli d’Italia quali Michele Iorio e Filoteo Di Sandro, ma un altro che potrebbe essere della partita è Vincenzo Niro, espressione del centro. La Lega in Molise sembra invece destinata a restare alla finestra.

Il centrosinistra, ancor prima di sapere come si schiererà, sa che la vera partita si dovrebbe giocare sul posto al proporzionale per la Camera. Sia che il Partito Democratico stringa un’alleanza con Azione e/o Italia Viva, sia che vada insieme a Leu o un’altra formazione di sinistra, sia che preferisca essere da solo, quel seggio potrebbe essere l’obiettivo numero uno della tornata elettorale del 25 settembre e i nomi sul tavolo sono due: Vittorino Facciolla, che appare il favorito, o in alternativa quello di Micaela Fanelli, che però è la candidata sulla quale il Pd potrebbe volersi giocare la partita delle Regionali 2023.

Nomi che verranno scelti insieme con la segreteria nazionale, ma che dovranno incastrare tutte le tessere del mosaico, specie quella ambita della candidatura alla presidenza regionale, visto che quelle elezioni sono dietro l’angolo, nella primavera 2023. Il tutto senza dimenticare le alleanze velate con altri partiti, come il M5S, che dopo il bottino pieno del 2018 ha chance di rieleggere un parlamentare in Molise prossime allo zero.

commenta