Lo show che ha spazzato i musi lunghi

I Litfiba ringraziano il Molise: “Ci stupite sempre” e il concerto ‘spettina’ le polemiche

Il riconoscimento alle migliaia di persone che domenica sera si sono riversate allo stadio di Contrada Selvapiana per lo spettacolo della rock band, arriva direttamente dalla loro pagina social: "Non poteva esserci inizio migliore"

Il bilancio della domenica sera di Corpus Domini arriva dalla pagina social ufficiale dei Litfiba. Loro, sì loro, ringraziano la città di Campobasso: “Non poteva esserci inizio migliore – scrive il frontman – Il Molise mi stupise sempre. Ieri sera è stato un concerto magico”.

Piero pelu

Se qualcuno crede ancora che il rock in Italia sia morto farebbe bene a vedere un concerto del tour che i Litfiba stanno tenendo in giro per il Paese, “L’ultimo girone”. Basteranno pochi minuti per capire non solo che il rock gode di buona salute, ma anche che i Litfiba sono la più grande rock’n’roll band che l’Italia abbia mai avuto.

A Campobasso, in un antistadio gremito come mai accaduto, domenica sera, mentre Piero Pelù e Ghigo Renzulli hanno dimostrato ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la dimensione del loro repertorio, l’autorevolezza del loro suono, la seducente prepotenza dei musicisti,  la forza dei loro testi, sono parte integrante della storia della musica italiana; oltre 8mila fan (di Campobasso, del Molise e solo in piccola parte da fuori regione) invece, hanno dimostrato che la scelta del concerto, quella del prezzo simbolico (ma letteralmente simbolico se si considera la portata dello show), quella della location, quella dei fuochi al Castello Monforte subito dopo lo spettacolo, sono state scelte ‘azzeccate’. Coraggiose e azzeccate. E – al netto delle polemiche – la gente ha risposto, partecipando, urlando e ballando con i Litfiba per due ore, senza sosta.

Ma torniamo a quel diablo di Pelù. Carismatico, fascinoso nella sua eterna dannazione, irresistibile con la sua voce identica a quella di 31 anni fa; ha cantato, ballato, provocato, diffuso messaggi di pace, di no alla mafia, di libertà, di rispetto dell’altro, di lotta alla fame e alla sete, di amore (eh già, amore al modo dei Litfiba, quello rock, quello troppo spesso mal interpretato), arricchendo il Corpus Domini 2022 di un’importantissima fetta di divertimento e riflessione, spensieratezza e serietà. Tutto col mood del rock, che fallisce mai.

I Litfiba non hanno imitato nessuno, e nell’appuntamento al Selvapiana lo hanno ampiamente dimostrato, mettendo in fila una raffica di brani che di diritto e a pieno titolo appartengono alla grande storia del rock italiano.

I Litfiba del 2022 sono praticamente perfetti, i migliori di sempre: Dado ‘Black Dado’ Neri al basso è fantasia che turba; Fabrizio ‘Simoncia’ Simoncioni il tastierista che sfiora i tasti come se “scapezzolasse una donna” (per dirla alla Pelù); Luca ‘Luc Mitraglia’ Martelli, il batterista che ogni band dovrebbe avere: possente, preciso, appassionato. E poi Ghigo Renzulli. Lui, con la sua chitarra, con l’understatement che lo ha sempre contraddistinto, è suono e spettacolo. Lui è la botta allo stomaco che si alterna nei minuti di delirio quando il rock trascina.

E poi Piero Pelù: impareggiabile, energia vitale, rimbombante per stile, modi, messaggi, vocalità. Lui, dominatore assoluto della scena che padroneggia con indomabile personalità ed una fisicità capace di comunicare tenendosi a braccetto con le parole.

Il repertorio? Una celebrazione al rock con un pubblico che ha cantato dall’inizio alla fine e in completo visibilio.

Un pubblico che anche a Campobasso è stato il cuore pulsante della serata, che ha risposto al ritmo della band e che i Litfiba hanno voluto ringraziare sulla loro pagina social. Un pubblico che ha respirato adrenalina dal primo pomeriggio, appollaiato a terra in attesa delle 21, ha cantato, goduto, esultato insieme ai Litfiba.

Ed è stato bellissimo vedere che tra la folla non c’erano  soltanto quelli che sono cresciuti con la band, ma anche tantissimi ragazzi e con tanto di genitori. Adolescenti che, alla fine della serata, della grandezza del rock anni 80/90 hanno iniziato a capire e comprendere. Sì, loro che, quando i Litfiba si riunivano nelle “cantine per provare e suonare”, non erano nemmeno nati. Il concerto di domenica sera ha palesemente dimostrato che ogni loro brano è di una paurosa contemporaneità. Nessun rammarico, nessun velo di tristezza, nessuna nota nostalgica dei tempi che furono: il rock di Piero Pelù è perfettamente calato nei tempi. Lo è per la musica, per i testi, per le performance. Ogni brano sembra cucito sulla realtà attuale.  Alla fine dei giochi, quando Piero Pelù ha salutato Campobasso e il Molise lo ha fatto facendo sentire ognuno dei presenti parte della storia dei Litfiba. Proprio come loro lo sono della nostra.

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