La battaglia dei cittadini

Centrali a Riccia, Comitato: “Solo il Comune può bloccare impianti, inutile mozione del Consiglio”

L'associazione dei cittadini che si sta opponendo al progetto di costruzione dell'impianto torna a farsi sentire: "Solo il Comune può fermare l'opera". Nuovo appello al presidente della Regione Toma e ai consiglieri regionali

Solo il Comune di Riccia può bloccare la centrale a biometano e l’impianto eolico”. Ne è convinto il comitato ‘Riccia Borgo pulito’ che torna ad incalzare la politica una ventina di giorni dopo l’approvazione da parte del Consiglio regionale di una mozione presentata dal capogruppo dem ed ex sindaco Micaela Fanelli. L’atto ha impegnato il presidente della Giunta regionale Donato Toma “a porre un vincolo paesaggistico su una zona a confine tra i comuni di Riccia e Cercemaggiore, territorio dove è previsto l’insediamento di due impianti a energie rinnovabili, uno a biometano e l’altro eolico”.

“Quella mozione – commentano dal comitato – spacciata come la soluzione definitiva per bloccare la realizzazione di quegli impianti e soprattutto, quello che più ci interessa, dell’impianto a biometano, in realtà conferma quello che il Comitato Riccia Borgo Pulito afferma da quattro mesi”. Ossia “la sostanziale volontà, da parte dell’amministrazione comunale di Riccia e dei suoi politici di riferimento, a voler realizzare la “Centrale” cercando di scaricare di volta in volta le responsabilità su altri: il progetto per la realizzazione di quell’impianto è stato approvato, violando norme urbanistiche e ambientali, il 22 ottobre 2021″. Quindi, insistono dal comitato, “nessun provvedimento, nemmeno quello proposto dalla consigliera Fanelli, può avere effetto retroattivo e quindi bloccarne l’iter”.

Il comitato Riccia Borgo Pulito, a cui hanno aderito 700 cittadini ed è sostenuto “dalla quasi totalità della popolazione di Riccia e da altre amministrazioni, una per tutte quella di Cercemaggiore”, chiede di riprendere in esame la mozione “ristabilendo la verità”.

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Il Comitato inoltre ribadisce “tutte le perplessità sulla costruzione di un impianto industriale in una zona agricola, assolutamente estraneo al contesto economico e produttivo di quel territorio, i rischi, da più parti denunciati, di autorizzare una società della provincia di Caserta con soli 1.000 euro di capitale a realizzare un impianto del costo di almeno 12 milioni di euro, in un settore, quello dei sottoprodotti agricoli, che purtroppo, come la storia dimostra, troppo spesso si è prestato a pratiche illegali che hanno devastato, da un punto di vista ambientale, vaste aree portando malattie e morte”.

Per i cittadini solo “il comune di Riccia – utilizzando la legge 241/90 – può bloccare l’impianto”, autorizzato “in violazione delle norme
urbanistiche e ambientali”. Ultimo appello al governatore Toma, al presidente del Consiglio Micone e a tutti i consiglieri regionali affinchè possano “sostenere la battaglia dei cittadini dell’Alto Fortore Molisano contro la colonizzazione del loro territorio e più in generale del Molise, da parte di chi guarda solo al profitto e mette in dubbio l’unica risorsa che rimane a questa regione: un ambiente sano e incontaminato che può fare da volano per il suo sviluppo”.

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