L'esperienza nel penitenziario frentano

Negli Usa la ‘lezione’ del Molise che fa teatro in carcere. Il coreografo di New York: “A Larino ho visto un altro mondo”

Da una collaborazione, nata per caso e grazie ai social, tra il regista termolese Giandomenico Sale e il coreografo Richard Move è nato il lavoro Biancaneve che sarà messo in scena da 12 detenuti del regime di Alta Sicurezza nel penitenziario di Larino nel prossimo weekend. Un'esperienza ormai consolidata ma che ha stupito il docente universitario di coreografia americano

Librarsi con il teatro e la danza. È quanto succederà sabato 25 e domenica 26 giugno al carcere di Larino a 12 detenuti che hanno partecipato (per molti di loro non è la prima volta) al progetto artistico diretto da Giandomenico Sale che prevede la messa in scena di Biancaneve e che quest’anno (dal 2017 ad oggi sono 4 gli spettacoli realizzati) si avvale di una guida speciale: il coreografo americano Richard Move.

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Li abbiamo incontrati entrambi al Teatro verde, in una mattinata di riposo prima della nuova full-immersion di prove nel penitenziario frentano. Richard è arrivato lo scorso 2 giugno, ed è questa la sua prima assoluta in Molise. Ma come è arrivato qui e come è nata la sua collaborazione col regista termolese? “Non ricordo (ride, ndr). Ho scoperto l’attività di Giandomenico in rete e me ne sono innamorato”. Attraverso i social i due si sono messi in contatto e hanno iniziato a pensare ad un lavoro assieme. “Tutto questo prima della pandemia, che dunque ci ha stoppato. Poi nell’inverno scorso abbiamo ripreso il filo del discorso. Io ho iniziato a lavorare coi detenuti alla parte attoriale-recitativa già mesi fa, e nel frattempo ho concordato via zoom e mail la linea di lavoro con lui. Poi dall’inizio di giugno, quando Richard è arrivato, abbiamo iniziato a lavorare anche all’aspetto coreografico”.

Un appuntamento (quasi) fisso, da qualche anno a questa parte, al carcere di Larino che apre le sue porte al pubblico per la rappresentazione teatrale, l’apice di un lavoro che dura diverse settimane e che dà ai detenuti partecipanti un’energia incredibile. A rimanere stupito della portata simbolica – e non solo – del progetto è stato stavolta il coreografo statunitense, danzatore e direttore artistico di caratura internazionale cui il Molise ha dato una lezione particolare. “Negli Stati Uniti ci sono 20 milioni di persone detenute e non esiste un programma del genere. I carcerati non fanno mai attività artistica, da noi c’è un’altra mentalità. Tuttalpiù fanno lezioni gratuite all’Università ma è una possibilità data a pochissimi.

Da noi si è soliti usare l’espressione ‘Throw away the key’ (butta via la chiave, ndr) e i penitenziari sono posti violenti, dove chi entra difficilmente può uscirne migliore. Ad esempio io a Larino non ho mai visto agenti armati. Da noi ogni poliziotto ha una cintura con una pistola, spray al peperoncino, un taser, un manganello. Questo già fa capire la differenza”. E poi – ricorda Richard – nei penitenziari americani il problema ‘razziale’ è tutt’altro che risolto. Nelle prigioni c’è segregazione. “Da una parte i bianchi, da una parte i neri, da una parte i messicani, da un’altra i portoricani”.

Inusitata sorpresa e stupore dunque per Move nel conoscere un simile progetto, cui senza pensarci due volte ha deciso di partecipare. “Per me era qualcosa di completamente diverso e l’ho trovato molto interessante”. Ne ha sposato appieno la logica, il senso. “Tutti (i detenuti, ndr) dovrebbero fare un’attività artistica, penso sia un grande piacere per loro, anzi una cosa speciale. La vita è dura lì dentro, noi abbiamo portato qualcosa di leggero, di felice, di fun”.

È andata così. Dopo la conoscenza online di Richard e Giandomenico il primo, docente di coreografia alla New York University Tisch School of the Arts, ha invitato il ‘nostro’ a tenere una conferenza nell’Ateneo americano proprio per riportare l’esperienza – innovativa appunto per quel Paese – del teatro in carcere.

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A seguito di quel viaggio oltreoceano, tenutosi a marzo, il regista ha invitato a sua volta il coreografo per lavorare assieme alla rappresentazione di Biancaneve, l’arcinota fiaba dei fratelli Grimm scelta da Sale. “Stiamo cercando di restare sul filone delle fiabe, dell’evasione, e sono gli stessi detenuti a chiedercelo”. In principio fu La Gatta Cenerentola (anche allora collaborò una coreografa, l’argentina Gisela Fantacuzzi), poi Pinocchio di Collodi, poi La Giara di Pirandello (l’unica non fiaba) e ora Biancaneve”.

Al pubblico che avrà la possibilità di assistere alla due giorni di spettacolo la sorpresa di vedere una versione pop, a tratti sui generis, con una selezione musicale degli anni ’80 e ’90 ma anche più contemporanea. “Abbiamo scelto un brano di Lady Gaga, Vanity, che è perfetto per la lezione di questa fiaba”, spiega entusiasta Richard. Ed è proprio la presenza di tematiche così legate all’attualità, come quella della bellezza a tutti i costi e dell’apparire, specie se si pensa alla ‘dittatura dei social’, che ha fatto ricadere la scelta proprio su questo testo. Ma i detenuti non hanno accantonato la loro vanità? “Assolutamente no – ci smentiscono all’unisono i due -. Non hanno i social, ma ci tengono tantissimo alla loro apparenza”.

“E poi sono tutti registE” e il duo artistico sorride raccontando come ogni detenuto-attore voglia avere il suo momento di gloria nel decidere cosa e come fare sul palco. “A noi fa piacere, significa che sono molto coinvolti”.

Il teatro è – per antonomasia – mettersi nei panni dell’altro, è impersonare l’altro da sé (che magari è un personaggio femminile) e per questo rapportarsi con l’alterità. I detenuti coinvolti in questo progetto teatrale fanno parte del regime di Alta Sicurezza, quello dove vengono confinati i condannati per reati di tipo associativo, in particolare di stampo mafioso. “Devo dire che questo è stato un altro aspetto interessante per me. In America abbiamo un po’ il mito del mafioso, è strano da dirlo ma we love it”. Una idealizzazione cui ha contribuito Hollywood e alcune serie televisive di successo. “Quindi per me anche questo è stato bello, per la prima volta mi sono trovato di fronte a questa realtà”.

“Loro hanno una esperienza di vita così particolare e quasi tutti – anche se non in tutti i momenti – la portano con sè in ciò che fanno con noi. They play a role, come tutti nella vita ma forse loro più degli altri, e credo che per questo siano così naturali sul palcoscenico”. Al coreografo non è sfuggito che loro, provenienti in molti casi da famiglie mafiose, hanno una cultura familista – tipica italiana – ancora più accentuata. Il regista conferma che non hanno mai avuto problemi a interpretare ruoli femminili, anzi. “Sembra strano – sorride Richard -. La mama è molto importante in tutto il mondo ma soprattutto qui, e forse questa è la ragione per cui piace loro tanto quando giocano a fare le donne, questo tira fuori la loro affettuosità, il loro lato amorevole, sono loving”.

E poi in questo spettacolo, più che in altri, c’è la danza, sebbene intesa piuttosto come movimenti corali e piccole coreografie. “Loro si sono divertiti, sono stati sempre molto cordiali con me. Quello che abbiamo fatto migliora anche l’aspetto drammaturgico. E poi credo sia molto importante per loro fare qualcosa di ‘fisico’”, spiega il danzatore.

Le due serate del weekend, in cui sarà dato loro modo dopo lo spettacolo anche di intrattenersi con il pubblico – con cui condivideranno un momento buffet con piatti preparati dai detenuti iscritti alla scuola alberghiera -, costituiranno un momento importante, a lungo immaginato e atteso, per i detenuti e per tutto lo staff del penitenziario. “Si ringrazia per la pazienza e la disponibilità che ha dimostrato in tutti questi anni il direttore della Casa Circondariale Rosa La Ginestra. Capiamo quanto sia difficile organizzare e sopportare la nostra ‘invasione’ nella normale attività di un penitenziario. E ringraziamo la dottoressa Brigida Finelli per il supporto e la disponibilità affinché tutto si realizzi al meglio”, così Sale. Attese per il doppio evento oltre 200 persone (previa prenotazione), a conferma di come anche il mondo fuori apprezzi questa occasione.

Il coreografo, attualmente di stanza a Termoli (“è bellissima, mi sto rilassando e trovo che sia una vera esperienza di vita italiana”), tornerà in autunno a New York e promette di impegnarsi per mutuare anche lì questa straordinaria esperienza. “Tutti devono avere una seconda vita. Spero che queste persone la abbiano dopo, ma so che non è facile”.

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