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Un comandamento nuovo: amatevi l’un l’altro

V Domenica di Pasqua – Anno C

Un comandamento nuovo (Gv 13,31-35)

Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

È significativo che la rivelazione del comandamento nuovo sia strettamente collegata con lo svelamento del tradimento di Giuda. Gesù gli ha lavato i piedi come agli altri discepoli e solo dopo gli ha detto di andare per fare quanto doveva (cioè consegnarlo ai suoi uccisori). Giuda esce per tradirlo ma per Gesù la morte che ne segue diventa il momento in cui viene glorificato da Dio, manifesta cioè il motivo per cui si è fatto uomo: dare la propria vita per amore. La scelta di Giuda non è subita da Gesù ma viene posta all’interno di un disegno più grande perché anche dal male possa nascere il bene (felice colpa! si canta la notte di pasqua).

Perché il comandamento dell’amore dovrebbe essere nuovo? In realtà già nella Legge di Mosè è presente il comandamento dell’amore del prossimo e siccome la prossimità è vicendevole, è implicita anche la necessità di un amore reciproco. La novità sta nel criterio di riferimento, sta nel “come”: Come io ho amato voi dovete amarvi. Sì, perché l’amore, come tante parole umane (pace, democrazia, libertà e così via) è un termine che dice tutto e dice niente, è una parola ambigua. Anche chi uccide la donna che vuole interrompere una relazione pensa di amare a tal punto da uccidere. Anche chi pensa che bisogna difendere i grandi valori dell’ortodossia cristiana pensa (come si è pensato tante volte nella storia) che si possa costringere, con la forza o addirittura con le armi, un intero popolo che vorrebbe invece affrancarsi per inseguire il sogno di scegliere da che parte stare.

Il modo con cui Gesù ama non toglie la vita e la libertà a nessuno, ma al limite la toglie solo a sé: “non c’è amore più grande che dare la vita per gli amici”, dice poco dopo. Il messaggio più importante che Gesù ci ha lasciato insieme alla sua stessa vita è proprio questo: non basta amare, né dire di avere a cuore qualcosa. È altrettanto importante il come si ama e come si prende a cuore una persona o una situazione. Da questo il mondo saprà che siamo davvero suoi discepoli, non dal riempirci la bocca di sante parole che spesso sono invece parole vuote e a volte, purtroppo, diventano proiettili veri.

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