Cocaina e hashish

Spaccio di droga a casa durante la zona rossa, i 4 Spada inchiodati da 80 video della Polizia

L'indagine della Squadra Mobile e della Procura della Repubblica avvalorata dalle telecamere, poi distrutte da ignoti. Gli arrestati hanno tutti precedenti fra Venafro e Isernia

Almeno 80 video sono stati registrati dalla Polizia con telecamere nascoste che poi sono state improvvisamente distrutte da ignoti. Sono quelle immagini, insieme alle testimonianze di decine di clienti, a inchiodare i quattro appartenenti alla nota famiglia criminale degli Spada che sono stati arrestati per droga nelle prime ore di oggi 12 maggio dagli agenti di polizia della Questura di Isernia guidati dal questore Vincenzo Macrì in esecuzione delle ordinanze cautelari in carcere emesse dal Giudice delle indagini preliminari del tribunale di Isernia su richiesta della procura della Repubblica pentra.

I quattro sono accusati di aver messo in piedi una attività di spaccio di cocaina e hashish nella loro comune abitazione. Le indagini sono state svolte dal personale della Questura di Isernia e in particolare dalla Squadra Mobile con a capo il vice questore aggiunto Lorenzo Cariola e dirette dal magistrato della sezione specializzata in materia di stupefacenti alla Procura della Repubblica di Isernia con il coordinamento del procuratore capo Carlo Fucci.

Le registrazioni tramite l’uso di telecamere hanno registrato dal 13 febbraio 2021 al 21 marzo 2021, in pieno lockdown a causa della Zona Rossa in Molise per il diffondersi dell’epidemia da covid-19, decine di episodi di spaccio con protagonisti i quattro indagati per un totale di circa 80 video significativi. Inoltre le indagini sono avvalorate dalle dichiarazioni di diversi clienti abituali dei pusher che hanno confermato di aver acquistato stupefacenti dagli indagati anche in tempi recenti.

polizia questura venafro

La Procura della Repubblica di Isernia conferma inoltre che i quattro componenti della famiglia Spada sono personaggi noti nel mondo criminale e in particolare per reati specifici di droga. Il capofamiglia era già stato arrestato il 6 marzo 2015 in un’ampia indagine che aveva visto l’arresto di 12 persone e la denuncia di altre 36 con consistenti sequestri di cocaina, hashish e marijuana oltre a grosse somme di denaro contante rotto dell’attività di spaccio. Nel 2018 due degli indagati si erano poi trasferiti da Venafro a Isernia riprendendo l’attività di spaccio che era stata certificata dagli inquirenti tra il maggio e giugno 2018 con 93 episodi riscontrati di cessione di stupefacenti, nella maggior parte dei casi cocaina.

Sempre nel 2018, in particolare l’11 dicembre, tre delle persone coinvolte nell’operazione di oggi erano state condannate a pene dai sei anni e otto mesi fino a due anni e quattro mesi di reclusione, pene poi ridotte in appello. Ma nonostante le condanne subite e il periodo trascorso in carcere, gli indagati hanno ripreso l’attività di spaccio di droga con dinamiche molto simili a quelle contestate a Isernia nel 2018.

Secondo quanto riferiscono gli inquirenti, salvo sporadici casi, i quattro arrestati non uscivano mai dall’abitazione trasformata in piazza di spaccio. È proprio lì che vendevano la droga anche tramite ad appositi varchi creati nella porta di ingresso. Sulla base delle indagini, gli inquirenti ritengono che all’uscita dal carcere, l’11 maggio 2021, il capofamiglia avesse ripreso a collaborare al business della droga.

polizia venafro volanti

“La piaga sociale dello spaccio delle sostanze stupefacenti, che gravi danni cagiona alla salute dei tossicodipendenti e garantisce lauti guadagni illeciti, continua ad essere contrastata senza interruzioni nella Provincia di Isernia dall’attività di questa Procura della Repubblica, dai provvedimenti del Tribunale e dall’impegno costante delle Forze dell’Ordine, grazie anche alla collaborazione delle persone in grado di fornire un contributo probatorio per l’accertamento giudiziario della verità. Il procedimento – conclude una nota della Procura – si trova nella fase delle indagini preliminari e gli indagati potranno rappresentare e far valere le proprie difese secondo le norme del codice penale”.

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