Vita in Versi

Vita in versi

Prima terzina

1) Chissà se luna e mare fan il giambo!
Peccato per la guerra che m’è tragedia
e pur senza colpa fa, con la morte, ambo.

 

Dar seguito alla presente rubrica poetica è doveroso; ora che lo faccio, adesso che preparo le parole a tale scopo, anticipo qualcosa d’inerente l’uscita del mio poema, edito a settembre dalla Robin di Torino. Sull’impianto architettonico de la Commedia dantesca, ho scritto i miei cento canti, gli oltre 14000 versi endecasillabi a rima incatenata; la narrazione principia in Molise, terra che non è mai entrata in un poema.

I quattro mesi, che mancano alla pubblicazione, li sfrutterò per dedicare ai lettori di Primonumero, e non ad altri come sempre, un canto “poemico”; l’inserzione, sarà ogni tre giorni e riguarderà una terzina ché la fissazione per la numerologia è un virus contratto a seguito della continua frequentazione con Durante. Dunque, a passo di versi a maiore ed a minore cercherò di creare l’atmosfera giusta per facilitare l’ingresso nel poema, di cui non anticipo il titolo definitivo! Per quel periodo, il numero dei versi qui proposti saranno 120, contro i 136 del primo canto de l’Inferno, sarà mia premura pareggiarne il numero.
Io so, per essermi documentato in materia, da quanti anni in Italia non si pubblicano poemi, alla curiosità di chi legge verificarlo di persona!

Al fine d’una più comprensibile lettura, anche stilistica, del testo spiego che questa prima terzina, manco fosse l’incipit, il prologo d’un altro poema, è composta da tre versi giambici, ovvero con accenti sulla II, IV, VI, VIII e X sillaba; non ce n’è di migliori tecnicamente nella lirica nostrana.

commenta