La tendenza

Paghe basse, zero sacrificio o effetto pandemia? Personale introvabile, crollate richieste di lavoro

Ancor più dell’anno scorso, ristoranti e lidi di Termoli e dintorni faticano a trovare personale. “Prima 50 curriculum per ogni annuncio, ora 5” riferisce Orlando di Confesercenti. E i titolari delle attività riflettono: “Falso dire che tutti sfruttiamo i ragazzi. Le nostre generazioni erano diverse”

Trovare posto al ristorante sta diventando sempre più difficile. Non per mancanza di posti, ma per mancanza di camerieri. Sembra impossibile ma la tendenza emersa nelle giornate del 25 aprile e del 1 maggio a Termoli potrebbe ripetersi anche durante l’estate alle porte. “Non troviamo personale, cerchiamo da mesi ma la domanda di lavoro è al minimo”. I ristoratori sono concordi nel riferire un problema sempre più sentito e d’altronde basta fare un giro in centro per trovare cartelli che recitano ‘Cercasi personale’.

Lo sa bene Massimiliano Orlando, direttore di Confesercenti Termoli, che ogni giorno viene raggiunto dalle telefonate di titolari di attività di ristorazione, balneazione e ricettività. “Ma se prima a ogni annuncio arrivavano 50 curriculum, adesso sì e no sono 5. Il problema era emerso già l’anno scorso, ma quest’anno è peggiorato”. Tant’è che di recente le associazioni di categoria hanno incontrato la preside dell’Istituto Alberghiero di Termoli per favorire una migliore collaborazione tra formazione e offerta di lavoro.

È dal mese di marzo alla ricerca di due collaboratori (uno per la sala e uno per il bar) anche la pizzeria Diez di piazza Duomo a Termoli. Si tratterebbe di un contratto stagionale, “verrebbero pagati dal primo all’ultimo giorno in base al Contratto Collettivo nazionale” eppure la ricerca finora è stata vana. Poche le persone interessate, perlopiù ragazzi di fuori (residenti a Campobasso e Rotello, ad esempio) che vorrebbero garantito anche l’alloggio che però l’attività non può permettersi di pagare al momento. “È il primo anno che ci troviamo in questa situazione, difficile capire le ragioni del perché questo avvenga”.

La domanda è calata al punto tale che “prima della pandemia c’era già stato un accenno di questa tendenza ma molto meno rispetto a ora. Facevamo anche 5 o 6 colloqui prima di scegliere la persona da assumere” riferisce il titolare di un’avviata attività di ristorazione di Termoli. “La pandemia ha alimentato il blocco del settore. Le tante chiusure hanno portato incertezza e quello del cameriere è stato visto come un lavoro senza certezze. I ragazzi si sono buttati su altri lavori”.

A incidere potrebbe essere anche il boom dell’edilizia dovuto ai tanti bonus presenti. Fra carpenteria e artigianato legato alle costruzioni e alle ristrutturazioni, c’è stato un aumento di assunzioni che però potrebbe rivelarsi effimero quando questi bonus saranno finiti.

Ragioni complesse e diversificate, indubbiamente, ma il dato che emerge nettamente è la difficoltà di reperire giovani – perché trattandosi di lavori stagionali è questo il target di riferimento potenzialmente interessato – per questo tipo di mansioni che forse culturalmente sono poco considerate ma che possono essere un giusto inizio nel mondo del lavoro. Se i ristoranti faticano, non va meglio per gli stabilimenti balneari. Molti cercano ancora gli spiaggisti, sebbene la stagione sia iniziata, tanti sono a corto di baristi, qualcuno è rimasto senza cuochi. Ma mancano anche i bagnini, come era già successo l’anno scorso.

C’è chi sottolinea la scarsa propensione culturale al sacrificio, chi ricorda come “anni fa c’era la fila per qualsiasi impiego di questo tipo così come nella balneazione” e che bastavano pochi giorni del ‘classico’ passaparola per occupare quel determinato posto. Oggi invece persino cercare un aiuto pizzaiolo è una mezza impresa. “Ormai ci sono più richieste che allievi ai nostri corsi di formazione per pizzaiolo” riferisce Orlando. Anche perché gli iscritti degli anni scorsi sono in gran parte emigrati, in molti casi all’estero.

Oppure, come suggerisce qualcuno, l’avvento della pandemia ha spinto i giovani – ai quali verrà dedicato un prossimo approfondimento su queste pagine – a riflettere maggiormente sul tempo a disposizione e sulle prospettive di un lavoro estivo. “I ragazzi oggi sembrano meno pronti al sacrificio – sentenzia il ristoratore –. Ricordo i miei coetanei che andavano a fare le stagioni da spiaggista, cameriere, barista. Adesso non so, forse sono le famiglie stesse a spingere i ragazzi a non cercare lavoro”.

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Impossibile non pensare a un problema di retribuzione. I giovani vengono pagati troppo poco? “So bene che nella mia categoria c’è chi sfrutta e per 600-700 euro impone turni di 12 ore. Ma non siamo tutti uguali. Ho dipendenti con me da 15 anni, alcuni dei quali arrivati da ragazzi e oggi con famiglie e mutui a carico”.

A proposito di retribuzione e rispetto dei contratti, Orlando ribadisce un concetto già espresso l’anno scorso. “Faccio di nuovo appello agli organi di controllo: verificate le posizioni dei lavoratori e sanzionate le attività non in regola”. Il classico esempio è quello del contratto part time che sulla carta prevede 6 ore ma nella sostanza sono il doppio, con retribuzione identica. Sempre il direttore di Confesercenti fa dei distinguo. “È normale avere carenza di due o tre figure. È ben diverso se a inizio stagione ti manca tutto lo staff”.

È chiaro infatti che chi cerca un lavoro estivo ha diritto a tutte le garanzie del caso, a cominciare da un’assunzione contrattualizzata e un pagamento regolare. Fondamentale per molti è arrivare a sommare i giorni minimi di assunzione per arrivare a maturare la disoccupazione nei mesi invernali.

“In Italia c’è troppo assistenzialismo” afferma ancora il titolare del ristorante. “Se non ci fossero Reddito di cittadinanza, Naspi e sussidi vari, tutti dovrebbero alzarsi la mattina per cercare un lavoro”. Secondo la sua esperienza “non è certo un problema di Termoli o del Molise. Mi confronto coi colleghi di tutta Italia e siamo tutti nella stessa situazione. Ho un collega che non sa se riuscirà ad aprire quest’estate perché non ha camerieri”.

In effetti nel primo grande periodo di afflusso turistico, seppure limitato a pochi giorni tra fine aprile e inizio maggio, più di qualche locale ha dovuto rifiutare dei clienti perché impossibilitato a garantire il servizio.

Vero anche – come puntualizza qualche titolare di locale – che non possono essere più assunti ragazzi e ragazze sotto i 18 anni perché la normativa prescrive che non possano essere impiegati oltre le 22 di sera. Gli universitari, che studiano prevalentemente fuori regione, tornano in città o nel loro paese molisano d’origine per poche settimane d’estate (e dunque vogliono godersi il meritato relax) e chi ha un’età maggiore naturalmente cerca un lavoro stabile e, se professionista nel settore (come cuochi o pizzaioli con esperienza), non è affatto interessato a un’attività stagionale. Insomma, sono i giovanissimi, 18 o 19enni, quelli che mancano all’appello. C’è da dire che manca oltre che la voglia anche l’umiltà: anche da parte di chi non è formato. “Chi l’ha avuta oggi lavora con noi con un contratto diventato a tempo indeterminato, siamo ben lieti di offrire delle opportunità di lavoro”, spiegano da un locale della ristorazione termolese.

I ‘casi particolari’ sono molti e gli aneddoti anche. “Mi è capitato di assumere ragazzi che dopo poche settimane si danno per malati, magari dicendo di avere il Covid e costringendoci a una serie di tamponi. Salvo poi scoprire dalle storie Instagram che sono in giro a bere con gli amici”. Più di recente invece “ho fatto due colloqui. Il primo sarebbe dovuto tornare il giorno dopo coi documenti per completare l’assunzione ma non si è fatto più vedere. L’altro invece l’abbiamo assunto e sta lavorando con noi”.

Intanto la ricerca prosegue, anche con metodi impensabili fino a pochi anni fa. “Abbiamo pagato per contenuti sponsorizzati sui social ma non si è presentato nessuno”.

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