La denuncia

L’odissea di una mamma e del suo neonato al Cardarelli: “Dopo una notte da incubo l’ho portato a Roma”

E' molisana ma fa l'infermiera al Nord. Dopo il parto dei suoi gemelli ha scelto di tornare momentaneamente in Molise per farsi aiutare dalla famiglia. Giovedì scorso ha dovuto chiedere aiuto al Cardarelli perchè il suo bimbo di un mese e mezzo vomitava continuamente ma la Pediatria lo ha rifiutato e "il Pronto Soccorso, per un prelievo, ha chiesto un favore alla Neonatologia"

Con il suo bimbo di un mese e mezzo, affetto da vomito e malessere in particolare dopo le poppate, quando la situazione è diventata preoccupante si è rivolta al Pronto Soccorso di Campobasso per capire cosa avesse il suo bambino e quindi correre ai ripari. Ma da quel momento ha inizio la lunga odissea di una mamma che ha voluto raccontare “un po’ per solleticare l’attenzione delle istituzioni pubbliche rispetto ad una sanità che piuttosto che sicurezza trasmette insicurezza ma anche per invitare chi dovesse avere bisogno dell’aiuto di un ospedale a rivolgersi ad altre strutture perché quello che ho ritrovato al Cardarelli mi ha lasciata senza parole”.

Lei, molisana e operatrice sanitaria che ha vinto il concorso in una regione del Nord, è tornata in Molise dopo la nascita dei suoi due gemelli per poter usufruire – in questi primi mesi – dell’aiuto della famiglia “perché i bimbi sono due e non è semplice” racconta.  E’ delusa e a tratti scioccata per il trattamento ricevuto in quello che lei pensava l’ospedale pubblico in grado di “aiutare e sostenere. Tutt’altro”.

Cosa è accaduto?

“Mi sono recata in ospedale con i miei due neonati dopo che da giovedì scorso il maschietto ha iniziato a vomitare continuamente. Prima di andare al Cardarelli, ho chiamato il mio medico e lui mi ha immediatamente invitata ad andare al pronto soccorso portando con me anche la femminuccia perché se si fosse trattato di un rotavirus avrebbe potuto contagiare anche lei”.

E al Pronto Soccorso quando l’hanno vista arrivare con i due neonati che hanno fatto?

“Abbiamo aspettato quasi due ore prima che scendesse la pediatra ma prima del suo arrivo, in sala d’attesa è arrivata un’infermiera bardata per fare il tampone ad un paziente e dopo 30 minuti ci hanno cacciato fuori dicendo che dovevano sanificare perché c’era stato un esito positivo al covid. Faccio presente che io avevo due bambini piccoli e non era il caso di stare fuori e da lì a pochi minuti arriva finalmente la pediatra con la quale fra l’altro ho avuto difficoltà di comunicazione perché non era italiana e ammetto che anche io non capivo molto le sue domande. Tuttavia, mi visita il bambino in sala urgenze e assieme ad un altro vecchietto. All’esito della visita dice che era tutto a posto. Ma nel frattempo arriva il cambio turno e quindi lei va via e arriva un altro pediatra che invece propone un prelievo”.

Mi pare di capire che non l’hanno trascurata, no?

“Aspetti! Mentre discutevano del prelievo parlavano del tipo di ago che avrebbero usato e che l’infermiera invece si è subito rifiuta di adoperare. Ma io, che avevo capito l’antifona, a quel punto sono intervenuta. Ho fatto presente che ero operatrice sanitaria e che il prelievo a mio figlio con quell’ago non l’avrebbero mai fatto”.

Perché?

“Perché per i bimbi così piccoli si procede diversamente e dal tallone”.

E cosa le hanno risposto?

“Che non avevano altri strumenti né mezzi”.

Ed è andata via?

“No, ho fatto presente che il Cardarelli ha un reparto di Neonatologia e che in quel reparto certamente ci sarebbero stati gli strumenti utili a procedere per questo tipo di prelievo”.

E loro?

“Decidono di fare il tampone a me e mio figlio per inviarci in neonatologia. Io devo fare il tampone 4 volte perché l’esito usciva sempre invalido, mio figlio per fortuna una sola volta, ma alla fine con esito negativo alla mano bussiamo alla porta del reparto ma non ci fanno entrare”.

Non vi fanno entrare? E perché?

“Per il rischio covid”.

Ma avevate l’esito dei tamponi fatti dall’ospedale?

“Appunto. Io tuttavia incasso ancora il colpo e taccio. Anche perché a quel punto la mia premura era solo capire cosa avesse mio figlio. Discuto un po’ ma riesco ad ottenere il prelievo per mio figlio”.

Ma piuttosto che discutere non potevate chiedere l’intervento del Reparto di Pediatria?

“Ovvio che l’ho fatto ma non ci hanno voluti. Tant’è che il Pronto Soccorso ha dovuto chiedere una sorta di favore a Neonatologia per visitare mio figlio”.

Un favore?

“Proprio così”.

E dopo aver fatto il prelievo?

“Scendo di nuovo giù al Pronto soccorso dove mi comunicano l’esito degli esami che erano tutti nella norma e mi ipotizzano una ipertrofia del piloro, la valvola che chiude l’ingresso dello stomaco quindi mi suggeriscono un’ecografia”.

E la mandano in radiologia?

“Sì dove l’ecografista mi dice subito che la sonda che doveva utilizzare non era adatta per i bambini e non garantiva sulla chiarezza dell’esame. Quindi mi fa un referto con un dubbio di ipertrofia pilorica. Torno al Pronto soccorso e il pediatra mi conferma il referto e mi dice che se mio figlio avesse continuato a vomitare potevo sì tornare al Cardarelli ma che mi avrebbero trasferito o al Santobono o al Bambino Gesù e quindi la valutazione era soltanto mia”.

Le hanno chiesto insomma di rivolgersi altrove?

“Evidentemente sì. Tant’è che quando torniamo a casa, mio figlio riprende a vomitare dopo la poppata e io alle 3 di notte mi metto in macchina e viaggio verso il Bambino Gesù”.

Viaggio in piena notte, con due neonati, verso il Bambino Gesù?

“Non avevo altra scelta dopo essere stata trattata in quel modo al Cardarelli”.

E cosa le dicono?

“Che il piloro è perfetto, semplicemente mio figlio è mangione e mangiando tanto non ha il senso della fame e mi rigurgita continuamente”.

Una disavventura in piena regola?

“Io direi: una disorganizzazione e disattenzione in piena regola. Mi sono potuta permettere di andare a Roma e se qualcun altro non poteva? Avevo capito che quell’ago non andava usato per i bimbi perché sono un’infermiera ma se fosse capitato a qualcun altro? Io ho avuto l’equilibrio e la forza di tacere davanti ad un trattamento abominevole e se qualche altro genitore avesse perso il controllo? Mi congratulo con l’infermiera che si è rifiutata di fare il prelievo ma il mio totale disappunto per i due pediatri di cui uno mi ha anche criticata (nel 2022) perché i due gemelli la notte li allatto con il biberon non avendo la forza (sono due) di allattarli al seno. Sono stata finanche giudicata per questo ed è raccapricciante”.

Ma forse sarà stata una giornata un po’ particolare, magari lei è stata soltanto sfortunata…

“Ma che dice? Davanti alla tutela della salute non esistono giornate sì e giornate no. Medici e infermieri hanno una missione da compiere e io personalmente, lo dico anche come professionista del settore, non ammetto negligenze, indelicatezze, inadeguatezze di alcun tipo”.

Semmai dovesse avere ancora bisogno delle cure del Cardarelli tornerebbe?

“Assolutamente no. Se dovessi avere bisogno di cure che possono aspettare qualche ora preferisco farmi 4 ore di macchina e tornare a Roma piuttosto che bussare alla porta dell’ospedale di Campobasso. Non ci rimetterò più piede. E ribadisco: lo scandalo più grande è che la Pediatria non ci ha voluto. Non ha accolto un neonato di un mese e mezzo e il Pronto Soccorso ha dovuto chiedere un ‘favore’ al reparto di Neonatologia. Io dovrei chiedere aiuto a questo ospedale? No grazie”.

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