L'indice nazionale

Infanzia maltrattata e trascurata, Molise tra le regioni a elevata criticità. Enormi cicatrici dalla pandemia

Il rapporto della Fondazione Cesvi fornisce una fotografia inquietante della condizione dell'infanzia e dell'adolescenza. "La pandemia ha aumentato in modo drammatico tutti i fattori di rischio, agendo in molti casi da detonatore di situazioni di disagio pregresso". Nell'indice nazionale elaborato la nostra regione risulta al 16° posto, in una situazione critica in particolare per l'assenza di adeguati servizi. Al 1° posto in classifica la 'virtuosa' Emilia-Romagna

Maltrattamento all’infanzia: è allarme nel Mezzogiorno d’Italia e il Molise risulta tra le 8 regioni ad elevata criticità, appena sopra il quartetto di coda della classifica. Sono dati allarmanti quelli forniti l’11 maggio dalla Fondazione Cesvi, organizzazione umanitaria italiana fondata a Bergamo nel 1985 e che si occupa – tra le altre cose – di protezione all’infanzia, che ha presentato Crescere al sicuro, contenente la quinta edizione dell’indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia.

mappa regioni ceisv maltrattamenti infanzia 2022

 

Quest’anno il report è arricchito da un focus sulla sicurezza dell’infanzia e dell’adolescenza durante la pandemia da covid e i dati sono da far impallidire. Oltre due anni di pandemia hanno lasciato cicatrici evidentissime sul corpo ferito del Paese. Come spesso ci siamo ripetuti in questi ultimi anni, il tributo più alto – e che rischia di essere un ipoteca sul futuro – lo hanno pagato i più fragili, a cominciare da bambini e adolescenti. “La pandemia ha aumentato in modo drammatico tutti i fattori di rischio che sono alla base del nostro trattamento all’infanzia, agendo in molti casi da detonatore di situazioni di disagio pregresso: povertà e disoccupazione, deterioramento della salute mentale, isolamento e contrazione delle relazioni sociali” ha spiegato la presidente della fondazione, Gloria Zavatta.

Tra i giovanissimi è stato boom di accessi nei pronto soccorso per tentati suicidi, depressione e disturbi del comportamento alimentare. Ma risultano in crescita anche i reati contro minori e la violenza domestica sulle donne che, in molti casi, si traduce in violenza assistita per i minori. Il Cesvi ha analizzato i fattori di rischio presenti sul territorio unitamente alle capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. Ne è venuta fuori una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità ovvero: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenze e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.

Come sempre la fotografia è quella di un’Italia a due velocità. Si conferma l’elevata criticità del Sud Italia che resta al di sotto della media nazionale. Le ultime quattro posizioni dell’indice sono occupate, proprio come nell’edizione precedente, da Campania (20°), Sicilia (19°), Calabria (19°) e Puglia (18°) e, appena dopo, al sedicesimo posto – come lo scorso anno – c’è il Molise che rientra tra quelle regioni definite a elevata criticità ovvero quei territori nei quali a fronte di elevate problematiche ambientali, rappresentate da fattori di rischio elevati, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi. Succede in Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Marche e appunto in Molise.

Nel dettaglio la nostra regione è 16° (come lo scorso anno) nella graduatoria dei fattori di rischio, è 13° (nel 2021 12°) in quella dei servizi per adulti e minori, ed è 16° (l’anno scorso 15°) per quanto riguarda la prevenzione e la cura del maltrattamento all’infanzia. Nella classifica complessiva risulta, come detto, 16°, nella stessa posizione del 2021 ma con un lieve peggioramento di punteggio. Nel dettaglio risulta 11° alla voce ‘Conoscenza e sapere’, 12° in ‘Vita sana’, 13° per ‘Cura’, 14° per ‘Vita sicura’ ma 17° per ‘Lavoro’ e ‘Accesso alle risorse’.

tabella regioni ceisv maltrattamenti infanzia 2022

 

Al contrario, tra le regioni virtuose cioè con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio troviamo otto regioni del Centro-Nord: Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana, Valle d’Aosta e Umbria. A guidare la classifica torna ad essere l’Emilia Romagna, scalzata dal primo posto lo scorso anno dal Trentino Alto Adige, ma notoriamente efficace nel fornire servizi pubblici adeguati e in questo caso ci riferiamo specificamente a quelli che possono fare da argine al maltrattamento ai minori.

La Garante regionale dei diritti dei minori, Leontina Lanciano, nel commentare i dati emersi e specificamente quelli relativi alla nostra regione, ha affermato: “Appare evidente come in Molise sia necessario lavorare sui due fronti: da una parte abbassare l’indice di criticità sui fattori di rischio, dall’altra incrementare e migliorare la rete dei servizi per contrastarli”.

Il report si chiude con queste emblematiche parole che tracciano un’analisi e delineano delle soluzioni di cui tener conto: “È evidente che la crisi innescata dal Covid-19 ha messo a rischio il benessere dell’infanzia: l’Unicef ha sottolineato che senza adeguate politiche e provvedimenti si può parlare di un “decennio perduto” per i bambini/e. È infatti peggiorata la loro salute mentale, sono aumentati i casi di suicidio e di tentativi di suicidio, i disordini alimentari, la depressione, gli episodi di bullismo sia reale che virtuale. Segnali di un malessere profondo, che minaccia la sicurezza in generale e le future capacità genitoriali dei più giovani (nota il fenomeno della spirale della violenza per cui un bambino maltrattato diventerà un adulto maltrattante, ndr), e che, per i bambini/e già vittime di maltrattamento, si va ad aggiungere alle altre pesanti sofferenze già patite.

Il peggioramento dei fattori di rischio di maltrattamento da parte dei genitori è infatti legato a situazioni di stress familiare dovuto ad esempio alla forzata coabitazione, all’assistenza all’istruzione online di figli/e, alla condivisione del lavoro domestico, ai problemi economici. Tensioni che in determinati contesti possono sfociare in violenza e rendere l’abitazione un luogo non sicuro per le donne e i loro figli.

Si è assistito quindi in questi due anni di pandemia a un deterioramento del ruolo e delle responsabilità genitoriali un po’ in tutte le fasce sociali, a un peggioramento della capacità di cura e accudimento genitoriale che ha impedito spesso di vedere i bambini/e nei loro reali bisogni.
Molti genitori hanno allentato il controllo sull’uso delle tecnologie e dei social dei figli, che ne hanno fatto un uso smodato e pericoloso, mentre nelle fasce sociali più vulnerabili si osserva oggi il venir meno del valore della scuola e del rispetto dell’obbligo scolastico.

In questo contesto tutti i servizi che a vario titolo tutelano la sicurezza dell’infanzia sono anch’essi particolarmente sotto pressione e richiedono risorse, strutture, nuovi processi e metodologie. Non mancano buone prassi e casi virtuosi, tra scuole, centri educativi, centri antiviolenza, iniziative delle forze dell’ordine, anche se gli operatori e le operatrici di tutti i servizi sono anch’essi duramente provati dalla pandemia e a rischio di burn-out.
Permangono inoltre deficit strutturali nel sistema dei servizi che l’impatto della  pandemia può solo aggravare, e sono sempre più necessari percorsi specifici di formazione come ad esempio nella magistratura”.

 

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