Green economy

Il Molise fa quadrato intorno all’olio evo di qualità. “Un patrimonio immenso, valorizziamolo”. Le sfide del Distretto

Recuperare terreni abbandonati, investire modernizzando gli impianti di produzione e trasformazione, creare un circuito di formazione, intercettare fondi, proseguire sul solco (già avviato) dell'olivicoltura sociale. Sono tantissimi gli obiettivi del neonato Distretto dell'Olio evo molisano che in particolare ha a cuore i giovani: il sogno è quello di dare loro una prospettiva occupazionale concreta. Come? Facendoli innamorare di questo straordinario mondo

Una giornata di festa che consacra quella che è una sfida epocale e un‘occasione unica per il territorio. Queste alcune delle espressioni utilizzate per parlare del Distretto dell’Olio evo molisano, recentemente riconosciuto della Regione e oggi, 7 maggio, presentato ufficialmente in Municipio a Termoli.

Roberti Malorni Di Majo Distretto olio evo molisano

 

“Si tratta di uno strumento formidabile, che ci permetterà di intercettare finanziamenti (regionali, nazionali ed europei) importanti e di invertire la rotta dando una prospettiva concreta al nostro territorio”. A presentare quello che è un inedito per l’olivicoltura molisana presenti in Sala Consiliare tanti di quegli attori che hanno contribuito a rendere realtà questo sogno di futuro che prende le mosse da una cultura millenaria. A fare gli onori di casa il sindaco di Termoli Francesco Roberti, al centro di un ricco parterre di ospiti-relatori. In primis l’imprenditore Luigi di Majo, promotore di eccellenza di questo progetto nonché presidente del Consorzio Tump (Turismo Università Medicina e Paesaggio). E ancora: Mario Pietracupa, Presidente della Fondazione Neuromed e membro del consiglio direttivo del consorzio Tump; Nicola Malorni, VicePresidente dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, il docente Unimol Antonio De Cristofaro, responsabile del Comitato Scientifico del Distretto; Manlio Livio Cassandro, responsabile del Comitato Tecnico del Distretto; il Presidente della Cooperativa Olearia Larinese Alessandro Patuto, e poi il “vate dell’agricoltura molisana”, Pasquale Di Lena, cultore dell’olivicoltura oltre che ideatore e ambasciatore delle Città dell’Olio. Assenti invece per ragioni istituzionali l’assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, e il Presidente dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, Michele Sonnessa.

Ambiziosi gli obiettivi del progetto che ha dato vita al Distretto, foriero di incredibili possibilità di sviluppo per il territorio che, come noto, deve far fronte innanzitutto a due macro-problemi potenzialmente disastrosi: il calo demografico inarrestabile legato anche all’abbandono di questa terra da parte dei giovani e la desertificazione vera e propria. Il sindaco (nonché presidente della Provincia di Campobasso) ha da subito sottolineato le prospettive turistiche che ben si legano al Distretto e in generale ai prodotti agroalimentari di eccellenza. Aspetto rimarcato a più riprese dai vari relatori, unitamente a tanti altri. È stato in particolare Di Majo – ‘re’ del vino – a evidenziare i problemi e le più che possibili soluzioni che questi potranno trovare attraverso il lavoro del distretto.

Luigi di majo Distretto olio evo molisano

 

“In regione abbiamo molti oliveti esistenti che vanno ristrutturati e soprattutto circa 4mila ettari di oliveti abbandonati. Queste terre incolte potranno essere concesse a cooperative di giovani e dunque creare opportunità di lavoro straordinarie”. L’importante sarà lavorare sodo proponendo progetti validi ma i fondi per finanziarli non saranno un problema. “È una sfida che non ci spaventa e a cui chiamiamo tanti a partecipare”.

Prof De Cristofaro Distretto olio evo molisano

 

Ricorre più volte la parola ‘giovani’ nel corso della mattinata: sono loro il principale target di questa sfida, è a loro che si rivolge con speranza questa grande macchina che si è messa in moto. Macchina che comprende anche il mondo della formazione e quello tecnico-scientifico. “Le risorse e le competenze le abbiamo – così il professor De Cristofaro – a partire dalle Facoltà di Agraria e Medicina per arrivare alle strutture Neuromed e Gemelli Molise”. E molto altro ancora si potrà fare: “Pensiamo a borse di studio e programmi formatici ad hoc”.

Perchè è chiaro, come si evince dal suo e dall’intervento di tanti altri, che la qualità c’è, “abbiamo fatto passi avanti nel tempo e abbiamo raggiunto punte di eccellenza ma la situazione del settore a livello regionale non è affatto florida e poi la qualità (come ad esempio le proprietà salutistiche e nutraceutiche dei nostri oli) va certificata”.

Distretto olio evo molisano

 

Qualità che fa rima con biologico e residuo zero. Non parliamo – insomma – di oli da agricoltura convenzionale, come ha spiegato il dottor Cassandra che ha altresì sottolineato l’importanza politica, si potrebbe dire negoziale, dell’avere un distretto di cui fanno parte – e altri potranno aggiungersi – tantissimi attori della filiera, di disparati settori, che arrivano fino alla ristorazione e alla ricettività turistica.

Perchè questo è un altro obiettivo maximo del neonato distretto: la promozione territoriale e turistica che possa ruotare attorno a un prodotto di estremo pregio e che diventi – finalmente – riconoscibile. “Lanceremo un concorso di idee per la creazione di un marchio del nostro olio”. Finora sono 19 le cultivar riconosciute nel Molise ma “credo che ce ne siano almeno il doppio”, così il docente esperto di ecosistemi dell’olivo.

Distretto olio evo molisano

 

Parliamo infatti di un patrimonio incredibile. “Il nostro errore è stato di non averlo valorizzato negli ultimi decenni e ora ci troviamo con il 40% circa della superficie olivetata all’abbandono o a rischio di abbandono”, così Nicola Malorni, vicepresidente dell’associazione nazionale delle Città dell’Olio (sono poco meno di 30 in Molise, ndr) che ha inoltre rimarcato il valore paesaggistico e sociale di questa immensa riserva, su cui bisogna lavorare affinchè non venga disperso. “Col Comune di Termoli è in cantiere anche un progetto per fare del quartiere noto come Villaggio degli Ulivi il primo parco regionale della biodiversità olivicola”.

È tempo, in definitiva, di ‘alzare l’asticella’, anche per arrivare a un prezzo congruo – alto – per un prodotto sì eccellente e che non ha nulla da invidiare a quello di altri territori.

E allora risanare, modernizzare, investire e promuovere: queste le parole chiave del Distretto dell’olio evo che mira a raggiungere obiettivi importanti di occupazione (o ri-occupazione) e a migliorare il reddito degli agricoltori produttori di olio. “Tutto il mondo sta investendo in olivicoltura: dobbiamo farlo anche noi per essere competitivi”, questo la sferzata del docente Unimol che è andato anche oltre: “Dobbiamo precorrere i tempi, ed è quello che finora ci è mancato. Invece abbiamo tutte le potenzialità per farlo”. La linea-guida – vero e proprio faro – è e deve essere quella della green economy, nel totale rispetto dell’ambiente.

Pasquale De Lena Mario Pietracupa Distretto olio evo molisano

 

Nel cassetto degli attrezzi quello che va tirato fuori è lo spirito di squadra, la capacità di fare rete e collaborare per un obiettivo comune che in definitiva è lo sviluppo e di questo settore e dell’economia regionale tout court. “Ce la possiamo fare ma dobbiamo mettere da parte l’individualismo e metterci a lavorare insieme”, le parole di Mario Pietracupa.

Arriva dal territorio la testimonianza di un ventennale produttore: il presidente della Cooperativa Olearia Larinese Alessandro Patuto: “La qualità c’è. In regione abbiamo circa 130 frantoi, sebbene alcuni di questi andrebbero ri-ammodernati. Ma noi dobbiamo dare identità al nostro prodotto, che poi è un modo anche per ‘vendere’ il territorio con la sua storia e la sua cultura”.

Un brand riconoscibile, un prodotto certificato, tracciabile e sostenibile. Può e deve essere tutto questo l’olio extravergine di oliva molisano, potenziale volàno per lo sviluppo dell’intera regione. E tra i tanti interventi previsti nell’ambito del progetto del Distretto, la creazione di un vero e proprio hub di innovazione per fare di questo prodotto davvero l’oro verde del Molise.

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