L'intervista

Il cripto-influencer numero 1 in Italia è termolese: “Ma io lo faccio per passione”

Dal successo su YouTube con ‘Quei due sul server’ alle tre aziende controllate oggi: Nicola Palmieri, imprenditore digitale e influencer, è secondo il Sole24Ore al top nel mondo delle criptovalute. “Mondo complesso, bisogna studiare”

Lo scorso 4 maggio il Sole24Ore, maggiore quotidiano nazionale di economia e finanza, ha stilato una classifica dei cripto-influencer più importanti d’Italia. Al primo posto, con grande sorpresa anche del protagonista, c’è Nicola Palmieri. Un nome che a molti dirà poco, ma che nel mondo di YouTube, e più di recente delle criptovalute, è un personaggio conosciutissimo: 38 anni, nato e residente a Termoli, oggi imprenditore e influencer. Deve la sua fortuna soprattutto al canale YouTube ‘Quei due sul server’, creato e portato avanti da dieci anni col socio e amico Mario Palladino, termolese anche lui.

 

Che effetto fa essere considerato dal Sole24Ore il top dei cripto-influencer?

“In realtà non mi sento una persona influente. Semplicemente cerco di informare bene le persone e avvertirle sui problemi e le possibilità che presenta il mondo della finanza”.

Tutto nella norma quindi?

“Beh no, anzi. È stata una mia collaboratrice ad avvisarmi con un messaggio su Whatsapp. Quando ho aperto l’articolo non potevo crederci, sono stato mezz’ora senza dire nulla. E nei giorni successivi il mio profilo Linkedin ha avuto un aumento di visualizzazioni del 694%. Poi chiaramente tante telefonate e commenti positivi e negativi, ma ci sono abituato”.

Dall’intrattenimento alla finanza: come ci si arriva?

“In questi anni io e il mio socio Mario abbiamo fatto davvero tante cose. Tutto è iniziato con ‘Quei due sul server’ che quest’anno compie dieci anni. Anzi, io avevo cominciato anche prima”.

Con cosa?

“All’università a Milano studiavo Informatica delle Telecomunicazioni. Lì aprii un semplice blog, scrivevo per far trascorrere cinque minuti sereni alle persone. Vidi subito che c’erano tante interazioni. Cominciai a studiare le statistiche e aggiunsi gli Adsense (le pubblicità via Google, ndr). In poco tempo le entrate schizzarono. Così lanciai una rete di blog, ne avevo circa 40, ognuno curato da un esperto: scrivevano di viaggi, tecnologia, prestiti, di iPhone che era appena uscito. Mi trovai in poco tempo a guadagnare decine di migliaia di euro al mese”.

E poi?

“Poi Google cambiò l’algoritmo dei blog e mi trovai con 300 euro di entrate al mese. Non mi era rimasto nulla. Allora presi il telefono e chiamai Mario”.

Perché proprio lui?

“Eravamo amici dalle Elementari, lui era già bravo coi video, aveva studiato all’Accademia del Fumetto. Grazie ai miei contatti avevo capito che stava per esplodere il mondo degli Adsense sui video. Così gli proposi di fare qualcosa”.

E andò bene da subito?

“In realtà siamo partiti come agenzia creativa. Facevamo spot pubblicitari, alcuni anche di grande successo per Vodafone o Ebay. Inoltre come piano B facevamo servizi matrimoniali di foto e video. Era divertente, perché spingevamo gli sposi a fare cose assurde tipo spararsi o lanciarsi le padelle per poi montare dei video e proiettarli. Ma era anche molto stancante”.

Cos’è che cambiò tutto?

“Pensammo di prenderci del tempo per noi, per divertirci. Da grandi appassionati di videogame, iniziammo a postare video delle nostre partite on line. Per sei mesi non ci filò nessuno, la svolta arrivò quando decidemmo di metterci la faccia. In un anno arrivammo a 100mila iscritti. Oggi abbiamo quasi 3 milioni di iscritti considerando tutti i canali”.

In poco tempo ‘Quei due sul server’ diventò un punto di riferimento per l’intrattenimento giovanile su YouTube. Ma adesso c’è tanto altro.

“Sì, oggi io ho un canale personale, Mario il suo. Insieme ne abbiamo tre. Io dirigo tre aziende, ho scritto dei libri, lanciato sei crowdfunding. A breve sarà sul mercato il nostro primo gioco da tavola. Inoltre abbiamo realizzato uno spettacolo teatrale con 27 date, tutte Sold Out a parte Termoli”.

Nessuno è profeta in patria, a quanto pare.

“È così, anche se ci fa piacere aver collaborato col Comune per un video documentario su Termoli che ha avuto molto successo”.

termoli spot promo quei due sul server

 

La sua vita però è ormai quella dell’imprenditore.

“Sì, gestisco delle aziende che si occupano di social media marketing e di formazione, oltre a essere socio di una palestra. Ritengo che oggi si possa parlare di imprenditore e influencer. Se ci metti la faccia il cliente si fida molto di più. Vale soprattutto per le piccole e medie imprese, che non hanno un brand storico”.

Come mai questo percorso?

“Abbiamo seminato per molti anni, ora dobbiamo raccogliere. L’età avanza e a un certo punto ti rendi conto di non poter fare solo intrattenimento ma di essere un personaggio pubblico”.

Il canale in cui tratta il tema delle criptovalute è quello personale, giusto?

“Sì, mi ci dedico nel fine settimana o di sera se sono libero. Più che un lavoro oggi è una passione ma sicuramente è il canale che mi dà maggiore visibilità sul lato imprenditoriale”.

Di criptovalute si parla sempre più spesso ma sono pochi quelli che ne sanno davvero qualcosa. Lei come ha fatto?

“È un mondo che mi ha appassionato. La tecnologia che c’è dietro non è così complicata: è la blockchain, che nei prossimi anni ritroveremo ovunque, dall’alimentare alle filiere. La blockchain è in maniera molto generica una sorta di notaio, sai che quei servizi non sono manomessi”.

Però non è un mondo per tutti.

“È un mercato estremamente complesso e violento, difficile da capire per tutti. Nei giorni scorsi c’è stato un crollo del mercato perché sono venuti meno dei supporti importanti. Una cosa che valeva 80 dollari, in 24-48 ore è arrivata a 0,0001 dollari. Però è sbagliato l’atteggiamento di chi dice di non crederci o che si tratta di fuffa solo perché non lo capisce. Chi ha scommesso nei bitcoin nel 2009, oggi è milionario. Il concetto di fondo è banale, si fa fatica a fare il salto”.

Qui entrano in gioco persone come lei.

“È un mercato complicato, in cui se segui la persona sbagliata rischi di perdere molto. Se io investo in qualcosa, non vuol dire che devi farlo anche tu, perché io ho studiato e so bene quando uscirne”.

Quindi studiare è fondamentale anche qui.

“Sì, magari le basi si trovano facilmente anche su Internet e anch’io ho aperto una parte formativa. Poi non dico sia fondamentale pagare, però se non hai almeno una scaletta fai fatica a seguire le informazioni corrette. I rischi sono ovunque”.

Di che tipo?

“Ci sono tanti truffatori che sfruttano i buchi legislativi. Anch’io sono stato truffato in maniera pesante. Adesso c’è un disegno di legge in Parlamento, ma siamo ancora indietro”.

Superficialmente non si direbbe da chi è esploso grazie ai video su YouTube e i videogame, eppure lei insiste molto sulla formazione.

“Io mi sto dedicando più all’imprenditoria e alla finanza personale perché sono materie che mancano. Sono cose che non ti insegnano a scuola e anch’io alle superiori ero uno a cui dovevi dare calci nel sedere per arrivare alla sufficienza. Poi però all’Università ho potuto studiare quello che mi piaceva”.

Farebbe qualcosa di diverso tornando indietro?

“Innanzitutto ringrazio i miei genitori perché a 18 anni volevo aprire un’attività con papà e invece loro mi hanno spinto a cercare la mia strada. Poi sicuramente se avessi saputo le cose che so adesso quando avevo i blog, non sarei rimasto senza nulla. All’epoca non sapevo gestire i miei soldi e quando arrivarono le tasse da pagare fu una bella mazzata. Fino a 30 anni non sapevo gestire le mie aziende, fino a un paio di anni fa facevo degli errori. Probabilmente ne faccio ancora oggi ma continuo a studiare, sono in formazione continua”.

Lo consiglia anche ai suoi dipendenti?

“Sì, anzi facciamo un’accademia interna. Ecco, un’altra cosa che non ti insegna nessuno è come trattare i tuoi dipendenti”.

Lei come si comporta?

“Cerco di farli stare bene. Ho capito che è più importante che guadagnare tanto e ho scelto di stare a Termoli pur sapendo che altrove avrei fatto più soldi. I miei dipendenti sono quasi tutti di Termoli e dintorni”.

Che caratteristiche cerca in loro?

“Devono dimostrare affidabilità, costanza, voglia di imparare. Non mi serve il genio che pensa di essere più furbo degli altri. Preferisco una lavagna bianca su cui poter scrivere, anche chi non ha esperienze nel fare video. E poi ho un piano di incentivazione per tutti. Ho preso un ragazzo tempo fa: scaricava frutta al mercato e aveva la passione per le foto. Dopo sei mesi gli ho dato le chiavi dell’azienda, se le meritava”.

Ma anche nel suo ambiente non si trova personale?

“Ho richieste da tutta Italia per venire a lavorare con me, perché i ragazzi guardano i nostri video e vorrebbero farne parte. Ma il divertimento è solo un aspetto. Però è vero che se non sai tenerti i dipendenti farai sempre fatica a trovare personale”.

Parla per esperienza?

“Da ragazzo ho fatto lo spiaggista e ho lavorato al mercato. Ecco, lì ho imparato a non trattare male i dipendenti come venivo trattato io. Ma se avessi un figlio oggi lo manderei subito a fare il cameriere”.

Anche per 600 euro al mese?

“Si spera sempre che non venga sfruttato ma esperienze come quella che feci da ragazzino mi hanno insegnato molto”.

Che consiglio darebbe a un giovane?

“Premetto che in 20 anni si è ribaltato tutto quello che conoscevamo, per cui dico di imparare il linguaggio di programmazione. Oggi ci sono 3 miliardi di videogamers nel mondo, i videogiochi sono omnicompensivi. Poi imparare l’inglese e anche il cinese, perché serviranno persone per l’import-export. E soprattutto imparare come funziona l’interesse composto”.

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