Per due anni (didattica distanza a parte) hanno rispettato le regole, prestato attenzione e finanche polemizzato quando “sugli autobus che ci portano a scuola mai nessuno si preoccupa che siamo troppi né controllano se indossiamo la mascherina e se la indossiamo per bene”. Adesso, invece, a quasi un mese dalla fine dello stato di emergenza, sono iniziati i controlli sui bus cittadini di Campobasso in merito al rispetto delle norme anti-covid in vigore. Controlli giusti e legittimi (per carità) ma sicuramente tardivi rispetto alla tabella di marcia se è vero – come è vero- che prima di oggi i ragazzi che hanno sempre preso la corsa in questione, non hanno subito alcun accertamento, nonostante le rimostranze sugli affollamenti dell’autobus e sulla negligenza di molti pendolari.
Loro che – con il ripristino delle lezioni in presenza – tutti le mattine prendono l’autobus che li porta a scuola, oggi (seppure consapevoli di non avere più Ffp2) sono saliti indossando quella chirurgica (auspicando una eguale tutela dal virus e tolleranza rispetto alla buona fede) ma, sorpresa: l’autista, rispettando le disposizioni in vigore, li ha fatti scendere poco dopo essere partito dalla fermata. “Siete senza Ffp2? Scendete”. E ai tre studenti è toccato proseguire a piedi fino all’istituto scolastico. Tolleranza zero, giustamente. Rammarica che la stessa condotta non sia stata utilizzata nei mesi precedenti quando gli stessi ragazzi hanno spesso chiesto ai genitori di accompagnarli a scuola (tardando in ufficio) perchè “sugli autobus è una giungla”.
“Io ho paura del covid – racconta uno tre studenti – ho fatto il lockdown chiuso in casa senza mettere neanche il naso fuori dalla porta. Disinfettanti e mascherine sono diventati i ‘miei amici’ per lungo tempo. Gli unici che potevo abbracciare. Ancora oggi per strada anche se non è più previsto io indosso la mascherina perché voglio salvaguardare me e gli altri. Quando sono riprese le lezioni in presenza avevo detto spesso alla mia famiglia che sugli autobus, la mattina, era una bolgia infernale e ricordo che a mamma avevo anche inviato delle foto per farle capire come eravamo costretti a viaggiare nonostante ci fosse un’alta percentuale di contagio. Quindi oggi tornare a casa con questo rimprovero esecutivo che non ha avuto alcun margine di tolleranza rispetto a tre ragazzi soltanto sprovvisti della Ffp2 mi ha molto amareggiato”.
“Noi, anche se abbiamo 13 anni – continua lo studente che ci ha rilasciato una testimonianza sull’accaduto – lo sappiamo che la Ffp2 è obbligatoria sui mezzi pubblici ma mi chiedo come mai nessuno ci ha mai controllati prima e adesso ci hanno fatto addirittura scendere perché indossavamo la chirurgica piuttosto che la mascherina prevista”. Una riflessione consapevole ma amareggiata per una situazione che – come molte altre – anche in questo caso viaggia al contrario.
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