Il confronto col governo

Cinghiali, nuove strategie contro peste suina e invasione: 5 mesi per la caccia e piani di selezione

Approvato il decreto per modificare la legge nazionale 'Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio': esteso dagli attuali tre a cinque mesi il periodo della caccia. Inoltre le Regioni potranno effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. Cavaliere: "Accolte finalmente le nostre richieste". L'ultima parola spetta al Consiglio dei Ministri e al Parlamento

I tempi per la caccia saranno più lunghi: cinque mesi, al posto degli attuali tre. Inoltre le Regioni potranno effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette tramite le figure autorizzate per legge, ossia Carabinieri, Corpo forestale, Polizia locale, proprietari e conduttori terrieri muniti di licenza di caccia e persone abilitate ai piani selettivi.

Sono le principali strategie volte a contrastare la proliferazione dei cinghiali e la peste suina (trasmessa dai cinghiali) stabilite nel decreto approvato dalla Commissione delle politiche agricole dopo il confronto tra gli assessori regionali all’Agricoltura e il sottosegretario del Ministero alla Transizione ecologica Vannia Gava. Misure d’urgenza contenute in un testo che andrà a modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio’. E’ la risposta decisa per prevenire la diffusione della pesta suina dopo i casi segnalati a Roma e che fanno seguito a quelli già riscontrati in Liguria e in Piemonte.

Cinghiali, Governo si muove e annuncia “abbattimento importante”. Allarme delle Regioni ignorato per mesi

 

Le modifiche alla legge sulla caccia sono previste dalla bozza del Decreto interministeriale che la sottosegretaria alla Transizione ecologica Gava, su delega del ministro Cingolani, ha illustrato ieri a tutti gli assessori regionali all’Agricoltura, che ormai da tempo hanno messo alle corde il governo in merito agli interventi da mettere in atto per contrastare l’emergenza cinghiali.

Il testo sarà inviato alla Conferenza dei Presidenti di Regione e successivamente per competenza al ministero delle Politiche agricole. Dovrà essere infine approvato dal Consiglio dei ministri, mentre l’ultima parola spetta al Parlamento per la conversione finale del testo in legge dello Stato.

È un primo passo efficace verso la soluzione di un problema grave e dopo decenni di battaglie portate avanti fuori e dentro le istituzioni”, commenta l’assessore Nicola Cavaliere che era stato sollecitato più volte dai sindaci e dagli agricoltori molisani, i cui campi sono devastati dai cinghiali. “Il decreto assorbe gran parte delle richieste messe nero su bianco in un documento presentato al governo e sottoscritto alcune settimane fa da tutti noi assessori”.

L’assessore regionale all’Agricoltura non nasconde la sua soddisfazione “essendo stato uno dei più attivi nel promuovere a Roma tale problematica. Ringrazio il ministro Cingolani e la sottosegretaria Gava che, dopo anni di immobilismo sul tema, sono stati i primi ad aver accolto le istanze che giungono dalle regioni e dei territori. Ciò rappresenta anche la dimostrazione lampante, come più volte ho fatto presente al mondo agricolo, che solo a Roma (per competenze e funzioni) potevano essere adottare le modifiche alla legge 157 del 1992. Vigileremo – conclude – durante il percorso del decreto e denunceremo con decisione tutte quelle forze politiche che ne ostacoleranno l’approvazione e quindi la risoluzione di una emergenza che riguarda la sopravvivenza del nostro settore agricolo, ma anche la tutela dell’ambiente, della biodiversità e soprattutto la salute e la sicurezza di tutti cittadini”.

La svolta del Governo annunciata dall’assessore Cavaliere arriva fra l’altro a poche ore di distanza dall’allarme lanciato dalla Coldiretti Molise che, dopo il caso di peste suina riscontrato a Roma, ossia a soli “150 chilometri dal Molise”, ha raccolto le preoccupazioni degli allevatori zootecnici anche nella nostra regione.

Il rischio di diffusione della malattia fra i cinghiali rappresenta, infatti, un grande pericolo per le aziende zootecniche che allevano maiali (in Molise ve ne sono circa 300) in quanto i cinghiali sono il principale veicolo di diffusione del virus che può risultare letale sia per i cinghiali che per i suini”, ha spiegato la Coldiretti Molise. “La diffusione della peste suina sarebbe uno tsunami sull’intero comparto suinicolo; basterebbe infatti, un solo caso in stalla per costringere l’allevatore all’abbattimento di tutti i suoi capi. Un danno economico incalcolabile che metterebbe a rischio migliaia di aziende con la norcineria nazionale che è un settore di punta dell’agroalimentare made in Italy che dà lavoro a circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi.

Il direttore regionale Aniello Ascolese aveva auspicato la riduzione del numero di cinghiali presenti in Molise che “ha ampiamente superato il numero delle 40mila unità”. Le modifiche previste dal Ministero va dunque incontro anche alle richieste della Coldiretti.

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