Dopo il primo caso di peste suina a roma

Cinghiali, Governo si muove e annuncia “abbattimento importante”. Allarme delle Regioni ignorato per mesi

La svolta è arrivata dopo che il primo caso di peste suina accertato a Roma. Oltre alla nomina di un commissario straordinario, il ministro della Salute Roberto Speranza ha deciso di assegnare al sottosegretario Andrea Costa la delega per la gestione dell'emergenza ma gli assessori regionali all'Agricoltura avevano chiesti interventi urgenti per contrastare la proliferazione dei cinghiali dallo scorso novembre a causa dei danni provocati all'agricoltura. Coldiretti: "Esiste il rischio concreto che l’emergenza si allarghi ad altre regioni limitrofe e danneggiare un settore che ha un fatturato che vale 20 miliardi”

È stato necessario il primo caso di peste suina segnalato a Roma per assistere all’intervento tempestivo del Governo contro la proliferazione dei cinghiali. È stato nominato un commissario straordinario (Angelo Ferrari), mentre il ministro della Salute Roberto Speranza ha conferito al sottosegretario Andrea Costa la delega per affrontare l’emergenza con l’obiettivo di contenere e contrastare la diffusione di una patologia che dai cinghiali si può trasmettere ai maiali (non non contagia l’uomo) e prevenirne la diffusione negli allevamenti. Al tempo stesso è stato annunciato lo stanziamento di 50 milioni di euro: dieci saranno subito a disposizione del commissario.

E’ successo tutto nelle scorse ore, subito dopo la certificazione del caso da parte dell’Istituto zooprofilattico del Lazio e la conferma da parte di un altro istituto zooprofilattico, quello di Umbria e Marche.

Intervistato durante la trasmissione ‘Mi manda Raitre’, il sottosegretario Costa non ha nascosto che “siamo di fronte ad un’emergenza” e come tale “deve essere affrontata con strumenti emergenziali”, ha detto riferendosi alle situazioni registrate non solo in Lazio (dove sono state prese misure straordinarie e istituita una task force), ma registrate da mesi anche in Piemonte e in Liguria. “Rispetto le sensibilità di tutti, animalisti e ambientalisti – le parole del sottosegretario riportate da numerosi organi di stampa – ma i cinghiali hanno invaso le nostre città e credo sia il momento per pensare ad un piano di selezione e di abbattimento importante per ridurne il numero e la presenza“.

I timori sono legati anche al rischio di possibili conseguenze per gli allevamenti e per le esportazioni di carni e salumi che potrebbe provocare danni economici ingenti. Coldiretti ha già stimato che dopo il caso registrato a Roma “50.000 maiali allevati nel Lazio potrebbero contrarre la peste suina africana“. Solo a Roma e provincia, “si stima la presenza di 20.000 cinghiali che rappresentano un veicolo pericoloso di trasmissione della malattia”.

Oltre a rilanciare “la necessità della loro riduzione numerica attraverso le attività venatorie” e quindi attraverso la caccia, il presidente nazionale Ettore Prandini ha sottolineato “il rischio concreto che l’emergenza si allarghi ad altre regioni limitrofe dove si concentra la norcineria nazionale che è un settore di punta dell’agroalimentare made in Italy grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi”.

La vicinanza del Lazio al Molise ha fatto riaccendere dunque la spia rossa: dallo scorso gennaio, con il primo caso di peste suina in Italia, c’era chi – come il consigliere regionale M5S Vittorio Nola – aveva chiesto l’attivazione dell’unità di crisi alla Regione Molise. Ma le stesse Regioni da tempo chiedono un decreto d’urgenza al Governo in un settore in cui non possono intervenire senza una modifica nazionale della legge sulla caccia. Sette mesi fa avevano approvato anche un documento approvato in Conferenza Stato-Regioni e illustrato in un’audizione in Parlamento.

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Inoltre, in occasione della clamorosa protesta degli agricoltori molisani davanti a Palazzo D’Aimmo, l’assessore all’agricoltura Nicola Cavaliere aveva dichiarato che senza un intervento dell’esecutivo Draghi non si poteva far nulla. “Se la situazione non si sblocca, vuol dire che manca la volontà politica di risolvere i problemi che solo interventi a livello nazionale potrebbero risolvere”, aveva dichiarato a Primonumero il titolare dell’Agricoltura in Molise che domani – 10 maggio – parteciperà in videoconferenza all’incontro con il sottosegretario Vannia Gava. E la situazione si è sbloccata solo ora, quando probabilmente si sta delineando un’emergenza.

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