Termoli

Bimbo di 3 anni ingerisce plastica, ma in ospedale non se ne accorgono. La mamma: “Stava per morire, faremo denuncia”

Ha ingerito l'anellino di plastica delle bottigliette dell'acqua, la scoperta dopo le dimissioni del piccolo dall'ospedale san Timoteo attraverso esami diagnostici. Il bambino ora si trova a Foggia, dove ha subito un delicato intervento chirurgico. La famiglia annuncia un esposto

“Mio figlio stava per morire perché in ospedale, a Termoli, non si sono accorti che aveva ingerito un anellino di plastica che si è calcificato nel polmone. Lo hanno salvato all’ospedale di Foggia, dove siamo andati in preda alla disperazione”. A parlare è Cristina (nome di fantasia per tutelare il minore), residente a Campomarino, madre del piccolo di tre anni e mezzo che lo scorso 27 aprile ha ingerito un boccone di pane all’olio nel quale era rimasto incastrato l’anellino della bottiglietta di plastica che si trova tra il collo e il tappo.

“Non so come abbia fatto, forse stava giocherellando con il panino che era sul tavolo e la plastica è finita dentro, ma in ogni caso se avessero sottoposto mio figlio agli accertamenti necessari se ne sarebbero accorti. Invece no, e ha rischiato di morire” spiega Cristina, anticipando che quando il figlioletto – per fortuna giudicato fuori pericolo nelle ultime ore – uscirà dall’ospedale, la famiglia presenterà un esposto-denuncia nei confronti del San Timoteo di Termoli, “presidio a salvaguardia di una popolazione numerosa, che purtroppo è stato lasciato all’abbandono, con pochi medici che forse non sanno cosa fare prima”.

Suo figlio, che compirà 4 anni il prossimo agosto, stava mangiando un panino all’olio il primo pomeriggio del 27 aprile scorso quando ha cominciato a stare male, soffocato dal boccone appena ingerito. “Ha ingerito l’anellino di plastica della bottiglia che era finito nella mollica di pane – racconta la madre – ma questo lo abbiamo saputo solo dopo. Lì per lì non ne avevamo idea. Mio marito è riuscito a fargli sputare il boccone dopo avergli praticato la manovra del caso, ma dalla bocca gli usciva sangue a fiotti e ci siamo spaventati da morire”.

Quindi la corsa, su auto privata, in ospedale, al San Timoteo, “dove gli hanno fatto un controllo di massima senza esami diagnostici e lo hanno rimandato a casa sostenendo che le perdite di sangue erano dovute alla gola scorticata e consigliandoci di dargli solo cibo freddo”.

Le cose tuttavia non sono migliorate. “Nei giorni seguenti mio figlio aveva occhiaie nere e profonde e respirava male, come se avesse una forte asma. L’ho portato subito dal pediatra il quale ha detto che c’era un corpo estraneo nei polmoni, intimando di fare subito una radiografia toracica che abbiamo fatto al Vietri di Larino e dalla quale è emerso che aveva ingerito qualcosa”. Cristina, da lì in poi, ha deciso col marito di rivolgersi a una struttura fuori regione. “Siamo andati a Foggia, all’ospedale Riuniti, perché aveva bisogno di fare una endoscopia e qua non era possibile”. Mercoledì scorso il bambino è stato sottoposto agli esami diagnostici, ricoverato con urgenza in pediatria, ed è stato fissato l’intervento chirurgico per la rimozione del corpo estraneo, operazione non semplice che venerdì, tentata la prima volta, non è riuscita “in quanto l’anellino di plastica si era calcificato nel polmone. Sabato fortunatamente sono riusciti a toglierlo, e ora è fuori pericolo e sta facendo la riabilitazione e una terapia antibiotica importante perché l’infezione era grave. Però – conclude la madre – la cosa che mi ha spaventata di più è stato sapere, per bocca dei medici di Foggia, che mio figlio sarebbe potuto morire, anche nel sonno, anche senza altre manifestazioni di malessere al di là di quelle che già presentava. E mi sono chiesta: ma come è possibile che un bimbo così piccolo venga dimesso da un ospedale senza che si escludano altre cause, che si facciano verifiche approfondite, nemmeno i raggi?”.

Ora la famiglia ha deciso di rivolgersi a un legale per denunciare quello che ritiene essere un caso di malasanità. Cristina è sconfortata, più che arrabbiata: “Io sono dispiaciuta perché a Termoli, con l’attuale situazione che c’è, oramai l’ospedale sembra essere abbandonato, sono sempre meno le prestazioni che vengono erogate”. Lei ne sa qualcosa: in attesa del secondo bambino, non può partorire al San Timoteo (“come invece avrei voluto fare”) perché ha il diabete gestazionale e il reparto non è pronto a garantire la sicurezza sua e del nascituro.

“Le dico la verità – conclude – io la denuncia la voglio fare con la speranza che serva a migliorare le cose per noi cittadini di questo territorio. So che non è colpa dei dottori, ma bisogna fare qualcosa per evitare la morte del san Timoteo”.

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