Grande fuga dal sud

Banche, Petacciato verso la chiusura dell’ultima filiale. “Privilegiate aree ricche del Paese, danno irreparabile a nostra economia”

I dati sull'evoluzione del sistema bancario, forniti dall'Osservatorio del Terziario di Manageritalia, non danno àdito a dubbi: il Meridione vede sparire gli sportelli bancari, che sono la metà in rapporto alla popolazione rispetto al Nord Italia, e oltretutto al Sud le imprese scontano un costo di accesso ai finanziamenti sensibilmente più alto. Il Molise è una delle regioni più colpite da questa riduzione che in realtà è frutto di una tendenza decennale

A Petacciato potrebbe chiudere i battenti l’ultimo sportello bancario ancora in vita. Ma sarebbe solo l’ultimo dei tanti casi che nella nostra regione si sono succeduti negli anni, gli ultimi dieci in particolare. Una desertificazione, un depauperamento dei servizi che in realtà non ha coinvolto solo le banche ma che – limitandoci a questo – trova riscontro nel focus sull’evoluzione del sistema bancario dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia, apparso qualche giorno fa.

Come sovente si dice/legge, la fotografia che ne vien fuori è quella di un’Italia divisa in due. Sud e Nord non sono stati mai così lontani anche da questo punto di vista: al Sud i finanziamenti per le imprese sono più cari mentre gli sportelli per abitante sono la metà che al Nord. Detto altrimenti, il Meridione vede sempre più sparire gli sportelli bancari, che sono la metà in rapporto alla popolazione rispetto al Nord Italia.

La diminuzione del numero di sportelli e filiali sul territorio in realtà – lo confermano operatori del settore – non è affar nuovo ma una tendenza praticamente decennale. Qualche numero fornito dal recente focus: “Nel corso del 2021 si è registrata una forte riduzione del numero degli sportelli bancari attivi sul territorio italiano, da 23.481 di fine 2020 ai 21.650 a fine 2021 (ben 1.831 sportelli chiusi in un solo anno). La diminuzione ha riguardato tutte le regioni italiane e sono ben 4.902 (più della metà, ndr) i comuni della Penisola che non hanno neanche uno sportello bancario nei propri confini. Al Sud, dove la presenza fisica degli istituti sul territorio era già molto ridotta, si conta la minore presenza pro capite di sportelli che sono concentrati solo nei grandi centri”.

E ancora: nell’Italia Meridionale si è passati dai 30 sportelli ogni 100.000 abitanti del 2015 ad appena 23 sportelli nel 2021. Nello stesso periodo in Italia gli sportelli sono passati dai 48 ogni 100.000 abitanti del 2015 ai 35 nel 2021, con una maggiore densità nel Nord Est in cui nell’ultimo anno si contano ancora 49 sportelli attivi ogni 100.000 abitanti (ma erano 69 nel 2015).

Per Manageritalia la provincia con maggior numero di sportelli in rapporto alla popolazione è Trento, con 69 sportelli ogni 100.000 abitanti, e il Trentino è la prima regione d’Italia (66 sportelli); l’ultima provincia è invece Caserta con appena 15 sportelli ogni 100.000 abitanti, penultima Reggio Calabria che ne ha appena 16, mentre l’ultima regione d’Italia è la Calabria, che con 340 sportelli ne ha appena 18 ogni 100.000 residenti. E il Molise? Non è molto dissimile la situazione da quella della Calabria. I dati però sono controversi: secondo il focus sarebbero 27 sportelli (ogni 100mila abitanti) presenti che riescono a coprire appena il 20% dei comuni.

Ce lo confermano alcuni operatori di banca interpellati sul tema. Il sunto è che siamo considerati una periferia d’Italia e la logica del sistema bancario italiano da tempo privilegia le regioni più ricche e produttive. Se la direzione di una banca deve scegliere se andar via da Padova o Campobasso, insomma, non ha dubbi.

E infatti il report conferma come da un lato si piazzino il Nord-Est e il Centro, le cui regioni sono caratterizzate in maggioranza da una copertura del territorio superiore all’80%, con picchi di oltre 90% in Emilia Romagna, Toscana e Trentino-Alto Adige; dall’altro lato le regioni del Sud e Isole che mostrano una copertura molto varia ma, in generale, più bassa, con una media del 50% di comuni coperti. Questo anche perchè le banche italiane (assorbite negli ultimi anni da grandi gruppi) hanno definito la presenza territoriale degli sportelli in funzione dell’attività economica delle imprese nel territorio e non in funzione della maggiore o minore popolazione. Il che non solo porta a un disservizio per i cittadini di certe aree e in particolare di certi piccoli comuni, ma anche alle imprese.

Lo conferma anche il presidente di Manageritalia Mario Mantovani che ha commentato così i dati dell’Osservatorio: “Il credito bancario riveste una funzione essenziale nel finanziamento delle imprese, soprattutto all’inizio del loro ciclo vitale. Un numero di sportelli ridotto e la scarsa presenza sul territorio degli istituti generano difficoltà di accesso al credito per le imprese e minori possibilità di creare un rapporto fiduciario forte e stabile tra banche e imprenditori”.

Alla fine vien fuori il classico cane che si morde la coda. “Le condizioni finanziarie che le banche concedono dipendono dai rating aziendali e di conseguenza penalizzano generalmente il Sud e le Isole, dove si osservano costi medi di finanziamento della liquidità più alti di oltre il 2% rispetto al Nord e una minore disponibilità di credito in rapporto all’occupazione”. Quindi al Sud le imprese scontano un costo di accesso ai finanziamenti sensibilmente più alto, il che si traduce in maggiori difficoltà.

Un sistema – quello bancario – tarato sulle grandi imprese industriali, che qui non ci sono. Le nostre (molisane) sono più che piccole imprese, pensiamo all’agricoltura fatta di tanti piccoli imprenditori e di aziende spesso a conduzione familiare. “Anche il costo del credito al Sud – ha continuato il Presidente Mantovani – è un concreto ostacolo alla crescita economica, proprio dove ce ne sarebbe più bisogno. Al Sud le banche alzano i tassi perché i rating aziendali sono bassi, ma le imprese affrontano costi troppo alti per i prestiti bancari e quindi hanno più difficoltà a investire. Un circolo vizioso che la dice lunga sulla difficoltà di fare impresa al Sud“.

Perchè sia successo questo è presto detto: negli ultimi anni il sistema bancario italiano ha ridotto significativamente la sua presenza fisica sul territorio per una molteplice serie di fattori, che hanno influenzato le scelte sulla presenza degli istituti nei diversi territori. Innanzitutto l’avvento di Internet e dell’home banking ha spinto gli istituti di credito a chiudere sportelli e a spostare online una grossa parte dei servizi offerti, basti pensare che tra il 2004 e il 2020 la quota di individui che utilizzano servizi bancari online in Italia è aumentata da meno dell’8% al 40%.

“Si è però passati da un eccesso a un altro. Negli anni ’90 nei nostri piccoli comuni si faceva a gara ad aprire sportelli. Ora è il contrario è il danno ormai è irreparabile, non torneremo più a una situazione simile a quella di anni fa in cui ogni 20 metri incontravamo uno sportello”, commenta un dipendente di un istituto di credito con sede a Termoli. “La mia banca aveva 12 filiali in tutto il Molise solo qualche anno fa, ora sono 4, la riduzione è stata del 70%. È successo qualcosa di simile anche a Unicredit, che anni fa aveva 3 sportelli a Termoli mentre ora ce n’è uno solo”. Non manca chi punta il dito sulla classe politica che “non ha mosso un dito quando tutto ciò succedeva”. Ora la fuga dal Sud è bella che consolidata e i buoi sono scappati.

La penuria degli istituti bancari è cosa ben nota anche per i tanti giovani che il sabato sera, tanto per fare un esempio, non trovano un bancomat a portata per ritirare il contante.
A Portocannone, dopo la chiusura dell’ultima banca (l’Unicredit, che era stata presente per 30 anni), in controtendenza (e su spinta dell’Amministrazione Comunale) è stato installato uno sportello Bancomat del Monte dei Paschi di Siena in locali di proprietà del Comune.
A San Martino in Pensilis negli anni da 3 banche si è passati a una sola, il Credito Cooperativo. A Guglionesi ora le banche sono 2 ma negli ultimi anni ne sono state chiuse 3. E una situazione analoga è stata vissuta a Petacciato e in innumerevoli altri paesi nostrani.

banca Petacciato

 

Anzi un caso emblematico è quello di Petacciato dove per diverse settimane non sarà disponibile l’Ufficio postale di via Tremiti, chiuso per lavori di ammodernamento, sostituito temporaneamente da un ufficio mobile per i servizi essenziali. Ma fra qualche settimana potrebbe chiudere anche l’unica banca rimasta aperta, vale a dire la filiale del Credito Cooperativo che sorge nel bel mezzo di viale Pietravalle. Si rincorrono le voci di una prossima chiusura, il che significherebbe che i circa 3400 residenti rimarranno senza un solo istituto di credito aperto e i correntisti si vedranno costretti a raggiungere Termoli o San Salvo per qualsiasi operazione in filiale. Un disagio non di poco conto sarebbe per l’assenza di un bancomat, come era già successo in passato dopo un assalto con esplosivo che nel 2018 aveva fatto saltare in aria il bancomat di viale Pietravalle, sostituito poi dopo diversi mesi. Come in tante altre località, Petacciato ha visto ridursi nel breve volgere di qualche anno il numero delle banche esistenti e che solo circa 10 anni fa erano 3 in paese.

Un vantaggio per Poste Italiane, che sembra avere una presenza più capillare sul territorio? “Non direi, le Poste hanno diversificato le loro attività ma non fanno credito. Un’azienda ha un conto corrente bancario, non certo un conto alle Poste. Discorso diverso per i pensionati. E comunque anche gli uffici postali hanno ridotto la loro presenza sul territorio, in linea con la tendenza generale di riduzione dei servizi”.

Un disservizio per i cittadini e le imprese, insomma, e indietro non si potrà tornare. “La filiale offre una consulenza e se viene a mancare viene a mancare il rapporto col cliente che con l’home banking si è persa”. Un latte versato su cui è inutile piangere. “L’economia dei nostri territori avrà sempre più un danno da questo stato di cose”.

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