Vico santa cristina a campobasso

Appartamento confiscato alla mafia pugliese: sarà una casa per chi non può permettersela

Casa Nostra, così è stato chiamato il progetto di ristrutturazione di un immobile al centro storico di Campobasso che sarà destinato alle famiglie povere che non riescono a pagare neppure l'affitto di una casa popolare. Dopo 13 anni dalla confisca l'Amministrazione 5 stelle ha trovato i fondi per dare una finalità sociale a questo bene sottratto al potentissimo e sanguinoso clan della Sacra Corona Unita

La quarta mafia o, come tutti la chiamano, Sacra Corona Unita. Era intestato alla moglie di un affiliato della malavita pugliese lo stabile acquisito dal Comune di Campobasso che sarà ristrutturato per destinarlo a quelle famiglie che non riescono a pagare neppure l’affitto di una casa popolare.

E’ dal 2009 che l’Agenzia del demanio, prima, e la Prefettura di Campobasso, poi, stavano cercando una amministrazione pubblica interessata a dare una finalità sociale a questo immobile. Si tratta di un bene confiscato a un affiliato della mafia pugliese che ha vissuto nel centro storico di Campobasso molti anni fa. A suo carico c’è una condanna in via definitiva del 2006 che ha permesso allo Stato di impossessarsi dell’appartamentino costituito da un seminterrato e un primo piano con cucina, camera e un piccolo bagno, del valore di mercato di 62 mila euro.

Fatiscente e abbandonato da tantissimo tempo, passa quasi inosservato tra i residenti del centro storico che nei prossimi mesi cominceranno a vedere ruspe e operai al lavoro su questa casa che si trova in via Santa Cristina, un vicoletto discreto a due passi da viale del Castello.

casa confiscata vico santa cristina

 

L’amministrazione Gravina sta già lavorando alla progettazione e alla gara per arrivare – forse alla fine del 2023 – a consegnare a qualche famiglia disagiata del capoluogo l’immobile confiscato al potentissimo e sanguinario clan al confine con la nostra regione.

“Casa Nostra” questo il nome del progetto, vede la partecipazione di diversi assessorati comunali (quello al Bilancio di Pina Panichella, ai Lavori pubblici di Giuseppe Amorosa e alla Cultura di Paola Felice) e dello stesso sindaco Roberto Gravina che lavorando in sinergia hanno ottenuto un cospicuo finanziamento da 400mila euro (si tratta di fondi a valere sul DPCM 21.01.2021 – c.d. Rigenerazione Urbana) più altri 7mila euro chiesti (sono in attesa di risposta) per completare l’arredamento nell’ambito di uno dei tanti bandi del Pnrr ai quali il Municipio si è candidato meno di un mese fa.

L’intervento permetterà di riqualificare non solo la casa confiscata di 60 mq, ma l’intera palazzina coi suoi fabbricati confinanti che in qualche modo sono un corpo unico con l’appartamentino del mafioso di Lucera e che oggi si presentano in uno stato di ammaloramento e degrado notevoli.

Ci sono voluti 13 anni per trovare i soldi per dare una finalità sociale a questa casa confiscata. E questo è certamente un merito dell’attuale governo cittadino. Altri ce ne vorranno per consegnarla materialmente a chi ne ha bisogno, ma resta un segnale positivo anche per l’associazione Libera che proprio davanti a questa casa, anni fa, ha celebrato la Giornata per le vittime di mafia.

La mafia nel centro storico: in via Santa Cristina la casa di un affiliato alla Sacra Corona unita

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