Il sequenziamento

Virus, la nuova indagine anche in Molise. “Omicron 2 sarà più diffusa, prematura presenza variante Xe”

Ieri 4 aprile è stata eseguita la nuova flash survey per stimare la presenza delle varianti del Sars-Cov-2 nel nostro Paese. Sequenziamenti in corso (o meglio in processazione) anche nel laboratorio del Cardarelli. Il responsabile Scutellà: "Prevedo crescita di Omicron 2"

È stata eseguita ieri 4 aprile la nuova flash survey a livello nazionale per sequenziare il genoma del virus sulle nuove diagnosi segnalate. La nuova indagine rapida sulle circolazione delle varianti Sars-Cov-2 nel nostro paese è stata voluta dal Ministero della Salute e tocca anche il Molise che ne ha preso parte. Fra una settimana circa il responso del sequenziamento.

Il direttore generale della prevenzione del Ministero, il dottor Gianni Rezza, ha dichiarato che questa valutazione prenderà in considerazione campioni dei casi notificati il 4 aprile 2022, corrispondenti a prime infezioni, da analizzare tramite sequenziamento genomico. La circolare è stata diramata a tutte le Aziende Sanitarie regionali e dal direttore del laboratorio di Biologia Molecolare del Cardarelli, il dottor Massimiliano Scutellà, arriva la conferma che la survey è in corso anche in Molise.

Sempre secondo il microbiologo, è presumibile pensare che la variante BA.2, cioè la Omicron 2, risulterà avere una maggiore prevalenza di quanto precedentemente appurato. L’ultima indagine (dell’11 marzo) infatti vedeva la presenza della Omicron 2 in Molise al 41.2% (44.07% a livello nazionale). Verosimile che la percentuale di diffusione sia ora cresciuta alla luce della maggiore trasmissibilità di questo tipo di variante rispetto alla Omicron 1 uno che sta, mano a mano, venendo soppiantata dalla versione BA.2.

Ma all’orizzonte si affaccia una nuova sfida. È di pochi giorni fa infatti la rilevazione di una nuova variante ribattezzata Xe. Secondo gli esperti si tratta di una variante cosiddetta ricombinante figlia di Omicron 1 e Omicron 2 e che – fino a prova contraria – fa parte della famiglia Omicron. L’Oms nel suo ultimo report ha affermato che le stime iniziali indicano un vantaggio del tasso di crescita nella comunità di circa il 10% rispetto a BA.2. Finora i casi di Xe individuati sono oltre 760 livello mondiale di cui circa 630 nel Regno Unito. A detta di molti scienziati non ci sono prove sufficienti per trarre conclusione sulla trasmissibilità e ancor meno sulla gravità o sull’efficacia del vaccino per quanto riguarda questa sottovariante. Le varianti ricombinante – come lo è questa – in realtà non sono un evento insolito in particolare quando circolano più varianti, e come noto molte sono state identificate dall’inizio della pandemia ad oggi. Per il virologo Fabrizio Pregliasco “conosciamo già altre varianti ricombinanti e di varianti in generale ce ne sono a migliaia: alcune diventano una problematica epidemiologica, altre no”.

Del tutto ingiustificato, insomma, l’allarmismo. Anche perché la maggior parte di queste varianti, non trovando un vantaggio di crescita, sparisce in tempi brevi. Secondo il dottor Scutellà è del tutto prematuro pensare a una comparsa di variante Xe nella nostra regione.

Il fatto che possa essere più contagiosa certamente può creare qualche preoccupazione per la diffusione dell’infezione che andrebbe a colpire anche – di conseguenza – in parte gli operatori sanitari. Ma a detta di molti allarmarsi è prematuro e continua ad essere importante – anzi – intercettare queste nuove varianti così da poterle studiare. Peraltro, come spesso ricordato anche dal dottor Scutellà, la tendenza evolutiva dei virus (i patogeni) è quella di diventare progressivamente sempre più benevoli nei confronti dell’ospite (cioè noi, ndr) e dunque se anche Xe dovesse rivelarsi più trasmissibile potrebbe essere meno aggressiva delle precedenti versioni di Omicron (che è poi lo stesso che successe quando Omicron soppiantò Delta).

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