Il volto 'sporco' del sito tutelato dall'ue

Speculazioni nel ‘paradiso’ dei cavalli, ipotesi shock degli allevatori: “La mafia dei pascoli è a Pantano della Zittola”

Parlano gli allevatori che hanno presentato l'esposto in Procura a Isernia che ha deciso di indagare sui presunti abusi denunciati. "Vi spieghiamo perchè anche a Montenero Val Cocchiara si continuano a favorire solo alcuni allevatori: c'è chi percepisce ingenti contributi, altri briciole. Ma il cavallo Pentro, così come allevato, non solo non è tutelato ma causa un danno all’ecosistema".

Alla fine di febbraio hanno raccontato al magistrato, il sostituto procuratore Maria Carmela Andricciola, tutte le irregolarità e i presunti abusi compiuti in quel ‘fazzoletto’ di terra che si trova al confine tra Molise e Abruzzo: Pantano della Zittola, territorio di Montenero Val Cocchiara. Quest’area ha un volto ‘pulito’: è quello del ‘paradiso’ dei cavalli che pascolano allo stato brado all’interno di un sito talmente ricco dal punto di vista ambientale da essere tutelato dall’Europa e dalla Convenzione di Ramsar.

Pantano della Zittola avrebbe anche un altro volto, oscuro e sporco che due allevatori – Silvano Santilli e Francesco Zero – stanno cercando di far emergere con difficoltà. A Primonumero espongono la loro sconcertante ipotesi: “Non crediamo che vi siano infiltrazioni mafiose, ma la gestione dei pascoli fa pensare alla cosiddetta ‘mafia dei pascoli’ di recente venuta alla luce nella regione Abruzzo”. Il riferimento è a quanto avvenuto lo scorso marzo, quando quattro aziende agricole di Pescara e dell’Aquila sono state colpite dalle interdittive antimafia firmate dalla competente Prefettura. Il provvedimento firmato nei confronti delle tre aziende dell’aquilano riguardava proprio le concessioni di terreni agricoli e zootecnici demaniali da parte degli Enti Locali e le erogazioni pubbliche per l’agricoltura.

Alla Procura di Isernia i due allevatori hanno presentato un esposto, consegnato documenti, foto e video che hanno realizzato nelle ultime settimane. Tutto ciò ha fatto ripartire le indagini. Immagini cruente, sconcertanti che abbiamo visto anche noi e che preferiamo non mostrare per non urtare la vostra sensibilità: i cavalli a spasso per Montenero Val Cocchiara (come si vede in queste foto) solo un piccolissimo tassello di quello che avviene. Non è raro trovare le carcasse degli equini di ‘razza pentra’ predati dai lupi o con la testa tagliata, ossia senza il microchip identificativo con cui l’animale viene iscritto nel registro per accedere agli indennizzi pubblici erogati agli allevatori. Ci hanno mostrato video con le carcasse dei vitelli lasciate nei corsi d’acqua e che inquinano un territorio che dovrebbe essere incontaminato.

“Altro che paradiso terreste, come sostiene l’Università del Molise. Qui è un inferno: il terreno e le acque sono altamente inquinati e ogni anno muoiono decine di equini per il freddo e la fame”.

Pantano della Zittola sta diventando una sorta di ‘terra di nessuno‘? Chi dovrebbe intervenire per far rispettare le regole? Anche il Ministero della Transizione ecologica ha chiesto verifiche alla Regione e ad una serie di enti preposti. I guardiacaccia del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise infatti possono farlo solo per accertare i danni provocati da lupi e orsi. Il resto dei controlli spetta ai Carabinieri Forestali e al Servizio Veterinario dell’Asrem.

Oltre ai maltrattamenti nei confronti degli animali e ai dubbi sull’impiego dei soldi pubblici assegnati per la loro tutela, Santilli e Zero hanno denunciato la speculazione dei terreni, le disparità e le incongruenze nell’assegnazione dei pascoli. Carte alla mano, Santilli fa un raffronto con un altro allevatore: entrambi hanno 24 capi, ma a lui sono stati assegnati 9 ettari di terreno mentre all’altro ne ha sei (15 ettari) in più.

L’assegnazione dei pascoli

“Dal 2015 i prati pascolo vengono assegnati con un criterio che ha favorito e continua a favorire solo alcuni allevatori”, dicono i due autori dell’esposto in Procura. “I prati pascolo gravati da uso civico non vengono assegnati in modo equo tra le aziende locali: a parità di animali, ad alcuni allevatori vengono assegnati più terreni che ad altri”. E poi: “Ad alcuni allevatori vengono assegnati più terreni “senza tara” che, a differenza di quelli “con tara”, costituiscono maggior “titolo” per l’erogazione dei contributi. Risultato: alcuni percepiscono ingenti contributi, altri briciole”.

Le responsabilità, a Pantano della Zittola, sono distribuite. I due allevatori chiamano in causa il sindaco Paolo Santachiara, eletto nel 2020: “Nonostante le premesse in campagna elettorale, il paese è continuamente invaso dai cavalli abbandonati al loro destino con i conseguenti problemi igienico-sanitari”. Il primo cittadino è ritenuto responsabile anche sulle autorizzazioni per il pascolo del bestiame: “Autorizza gli allevatori a portare al pascolo tutti gli animali posseduti, incurante delle numerose richieste della Regione Molise di ridurre il carico di bestiame”.

A Paolo Santachiara gli allevatori chiedono “come prevede di verificare se i cavalli siano o meno autorizzati al pascolo, vista l’impossibilità di identificarli, allo stato attuale; quali sanzioni ha previsto per la violazione del divieto (di pascolo, ndr); dove andranno al pascolo nel restante periodo dell’anno e, soprattutto, come intende garantire la custodia degli animali, visto che il bestiame non è mai stato custodito né tanto meno vigilato”.

Nodi che si sarebbero potuti chiarire in una riunione convocata alcune settimane fa dall’assessore Nicola Cavaliere. Riunione poi saltata per un imprevisto e mai più riconvocata. “La politica si assuma le proprie responsabilità smettendola di anteporre gli interessi economici al rispetto delle norme. L’assessore alle politiche agricole continua a confrontarsi solo con chi ha interesse a preservare lo stato attuale delle cose e a far finta di non vedere che il cavallo Pentro, così come allevato, non solo non è tutelato ma causa un danno all’ecosistema. Non si possono continuare ad elargire contributi nella consapevolezza che non si rispettano le norme”.

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