Indagine di primonumero

Molisannio, ecco cosa ne pensano i sindaci della provincia di Benevento. Nasce anche un comitato

L'idea di Donato Toma e Clemente Mastella non dispiace a molti sindaci della provincia beneventana che vorrebbero sganciarsi da Napoli per stare col Molise. Ma ci sono anche pareri contrari e dubbi che dietro l'operazione si celino interessi elettorali.

Castelverrino, il comune più piccolo del Molise con poco più di 100 abitanti, ha una popolazione inferiore quattro volte al municipio più spopolato della provincia di Benevento che è Ginestra degli Schiavoni e ha oltre 400 residenti.

Basta partire da questo piccolo confronto per capire quanto la nostra annessione alla vicinissima terra sannita ci darebbe in termini di popolazione. Tutto il Molise, del resto, ha quasi lo stesso numero di abitanti della sola provincia di Benevento: 290 mila noi, contro i loro 266 mila.

Che questa popolazione abbia origini sannite si rintraccia facilmente anche da molti dei nomi dei 78 comuni della provincia beneventana: Santa Croce del Sannio, San Martino Sannita, San Leucio del Sannio e potremmo continuare a lungo con questo elenco.

Ormai, l’avrete capito, torniamo a parlare di Molisannio, l’annessione della regione intera alla provincia beneventana che il governatore Donato Toma e il sindaco di Benevento Clemente Mastella vedono già unite in una regione dai confini più vasti con Campobasso capoluogo, oltre mezzo milione di residenti e un peso specifico a Roma completamente diverso.

Dopo averlo annunciato in una villa comunale di Benevento un paio di settimane fa, il dibattito attorno al tema si è riacceso tanto qui quanto lì da loro. Lo confermano i sindaci della provincia che abbiamo sentito in questi giorni dopo i commenti non particolarmente esaltanti dei primi cittadini di Campobasso, Termoli e Isernia.

segnali stradali

Siamo partiti da Montesarchio che dopo Benevento è il secondo comune della provincia più popoloso con oltre 13 mila abitanti. Il sindaco Francesco Damiano si è detto “favorevole a questa operazione” perché ritiene ormai maturi i tempi di una annessione.

“Noi della provincia – ha detto a Primonumero – siamo un un’area interna e perdiamo costantemente abitanti esattamente come il Molise, ora possiamo unire le forze anche se mi rendo conto che dal punto di vista legislativo è un iter complesso e molto lungo, ma penso che un tentativo vada fatto. A rendere propizio il momento è anche il fatto che non c’è più un vero partito forte, un politico che può dettare legge sui territori, le spinte partitiche di un tempo sono venute meno e questo ci offre maggiore spazio di manovra”.

Se tra lui e Mastella, che oltre ad essere sindaco ha anche recentemente fondato un nuovo partito, ci sia stato un confronto ufficiale Damiano lo nega “ma ne abbiamo parlato altre volte in passato anche per via di un buon rapporto con lui che, pur avendo avuto importanti ruoli istituzionali in passato, oggi ha un impegno civico”.

Vede positivamente questa iniziativa anche il sindaco di Airola Vincenzo Falzarano. L’ingegnere, che guida una municipio di circa 8mila persone, ha voglia di rivalsa su Napoli e la Regione Campania “che ci tratta come figliastri. Di tanto in tanto questa bandiera del Molisannio è stata rispolverata e lo capisco, abbiamo quasi lo stesso numero di abitanti noi e voi e poi qui ci trattano come le Cenerentola della situazione, io sarei contento se Mastella riuscisse in questo intento ma con ne non ne ha parlato”.

Più cauto, ma sempre in opposizione al Napolicentrismo, è il giudizio del sindaco di Telese Terme, Giovanni Caporaso: “Ricordo benissimo che della questione se ne parla da molto tempo. Naturalmente ci sono i pro e i contro e vanno valutati con la massima attenzione. Vi sono aree del Sannio che trarrebbero un indiscutibile beneficio da una simile ipotesi, per ragioni geografiche innanzitutto e penso a quella parte della nostra provincia che già protende naturalmente verso il Molise. Diverso il discorso per Telese Terme. Ciò non toglie che ogni possibilità che possa comportare una evoluzione e un miglioramento dei nostri territori va presa in considerazione. Anche perché è un fatto che le aree interne non sempre godono della stessa attenzione riservata alla parte costiera della regione. Dunque, ben venga un confronto che ci aiuti a capire per poi, eventualmente, valutare e decidere”.

Fuori dal coro Angelo Pepe, sindaco di Apice: “Non sono d’accordo con questa idea del Molisannio, vedo più di buon occhio le macro regioni. Per me le province e le aree vaste vanno rimesse al centro dell’azione politica, le Regioni sono solo un decentramento del potere e dovrebbero sparire perché non servono a nulla e non danno lustro alle comunità. Francamente lo ritengo un dibattito vecchio e stantio, che si ripropone ciclicamente a ridosso delle scadenze elettorali, e che non affronta, invece, quello ben più serio della rappresentanza e della capacità per i territori di incidere realmente nelle trasformazioni e nelle opportunità di sviluppo.

Il punto è che lo sviluppo di un territorio, in particolare nelle aree più marginali, o è legato ad una visione strategica su cui i territori cooperano o semplicemente non è, soprattutto in un mondo globalizzato.

Credo, invece, che in termini di riordino istituzionale avrebbe molto più senso fare una battaglia per il superamento delle Regioni su tanti aspetti della vita delle persone, e ridare invece centralità ai territori attraverso il potenziamento delle province e delle aree vaste. Sarebbe, insomma, il caso di una battaglia comune per superare la legge Delrio piuttosto che riproporre soluzioni superate dal tempo e dalla storia”.

Scettico anche Lucio Ferella di Baselice: “Non entro nel merito del dibattito perché un dibattito vero non c’è ancora. Quando ci sarà, con annessi contenuti, sarò ben felice di parlarne, ma la mia impressione è che manchino i temi, le proposte, le idee sul tavolo, mentre noto che la piega che sta prendendo questa discussione è infuocata solo per la spartizione delle poltrone o per rimarcare la vicinanza (o la distanza) a Mastella”.

segnali stradali

A fare da contraltare a Pepe e Ferella è il sindaco di San Bartolomeo in Galdo Carmine Agostinelli. Nato a Campobasso dove ha pure studiato, Agostinelli è anche segretario provinciale di Noi di centro, la creatura presentata recentemente dall’ex ministro di Ceppaloni.

“Anche se l’iter è particolarmente complesso – ha detto Agostinelli un’ora dopo aver lasciato Mastella a Napoli -, credo che oggi ci siano tutte le condizioni per riprendere questo ambizioso progetto. Non sono mai stato particolarmente favorevole al passaggio del mio Comune al Molise, come più volte paventato in passato. Cosa ben diversa sarebbe quella di far nascere una Regione nuova unendo l’intera provincia di Benevento al Molise, il Molisannio, appunto. Questo progetto lo vedo proficuo ed ambizioso. Verrebbe a costituirsi una Regione di circa 600 mila abitanti, con territori omogenei, uniti da storia, tradizioni, con le stesse caratteristiche orografiche e, soprattutto, senza prevaricazioni di una provincia sull’altra, con pesi piuttosto omogenei e non totalmente sbilanciati, come oggi, invece, avviene in Campania. Un potenziale territorio unito che potrebbe incidere in maniera del tutto positiva sui processi di sviluppo sia nostri che del Molise. Un ruolo fondamentale lo giocherebbero comuni di frontiera, come il mio, San Bartolomeo in Galdo, i cui abitanti, già oggi, per più servizi si rivolgono alla vicina Campobasso”.

Intanto nell’area sannita della Campania è nato già un comitato. Ne fanno parte il professore Giuseppe Addona, l’avvocato Carlo Somma, Piergiorgio Romano, Raffaella De Vita, Mario Miranda, Giovanni Narciso, Luigi Orsillo e altri. Il nome? Comitato Molisannio e come sennò.

(foto toma e mastella ottopagine.it)

commenta