Una morte avvenuta a causa della “banalità del male” come l’ha definita il vescovo Gianfranco De Luca. È stato un funerale sobrio a cui hanno partecipato migliaia di persone in una cerimonia composta per dare l’ultimo saluto a Sonia Di Pinto, la 46enne uccisa nella notte fra sabato 16 e domenica di Pasqua 17 aprile nel ristorante ‘Vapiano’ in Lussemburgo dove lavorava dal 2014.
Una morte avvenuta, secondo quanto emerso finora anche grazie al video delle telecamere di sorveglianza, per mano di due violenti rapinatori che l’hanno aggredita e uccisa per un bottino di 3000 euro.
Il paese ha rispettato il lutto cittadino proclamato per oggi e ha risposto presente alla cerimonia celebrata sul sagrato della chiesa di San Rocco di Petacciato dal vescovo della Diocesi di Termoli-Larino, Monsignor Gianfranco De Luca, con la collaborazione di don Mario Colavita, attuale parroco di San Rocco, don Gianfranco Mastroberardino, suo predecessore, l’anziano parroco don Matteo Moccia e il giovane sacerdote di origini petacciatesi don Guglielmo Gigli. La bara è arrivata dalla camera ardente allestita stamane nella palestra della scuola dove tantissimi le hanno reso omaggio ed è stata sorretta fino alla chiesa dai volontari della Protezione civile, associazione di cui la 46enne faceva parte.




“Dinanzi a questa morte non abbiamo parole, ma solo abbracci e lacrime. L’unica parola da dire – ha proseguito Monsignor De Luca – è la parola della fede e di Dio. La morte non è l’ultima parola sulla vita ma è un passaggio, è la penultima parola. Gesù ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita”.
Il vescovo ha quindi paragonato la morte di Sonia Di Pinto a quella di Stefano, primo martire della Chiesa cristiana.
“Sono sicuro che Sonia ha visto Gesù – ha continuato Monsignor De Luca – Lei è stata aggredita dalla stupidità dell’uomo, dalla violenza gratuita. Così Stefano che venne lapidato. L’ultimo atteggiamento di Stefano prima di morire è di non imputare ai suoi aggressori il male che fanno. È una parola di perdono, è la parola di misericordia che guarisce prima il nostro cuore”.
Il vescovo ha quindi invitato a non far vincere il male e a non lasciarsi catturare dalla superficialità. “Il male può produrre solo la morte mentre l’amore vince e ognuno di noi è capace di amore perché è libero”.
Infine ha definito Sonia “martire innocente della stupidità e della violenza dell’uomo. La sua è una morte balorda vinta dall’amore di Cristo, così come quella di certi bambini e civili uccisi durante la guerra”. In chiusura del funerale don Mario Colavita ha letto la preghiera di una madre, mentre una ‘Alleluja’ cantata dal coro della parrocchia ha accompagnato il feretro prima dell’applauso di addio.




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