Il convegno

La gentilezza, la lotta per gli umili, l’Africa e il Vangelo: Dacia Maraini racconta un inedito Pasolini all’Unimol

L'intervento a lungo applaudito della scrittrice e amica di Pasolini a cento anni esatti dalla sua nascita. Anche domani un ricco programma di ospiti nell'aula magna universitaria di via De Sanctis.

Oggi, 5 marzo 2022, ricorrono i 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini.  Tra le presenze più importanti della due giorni dedicata a questo centenario all’Università del Molise anche la scrittrice Dacia Maraini.

Amica di lungo corso, confidente, “nonché voce tra le più prestigiose nel panorama letterario italiano contemporaneo”, come è stata annunciata prima del suo intervento a lungo applaudito dalla platea universitaria, la Maraini non ha potuto prendere parte in presenza all’iniziativa a causa di un piccolo malore. Questo non le ha impedito di esserci e di raccontare un inedito Pasolini attraverso i ricordi e gli aneddoti che ha raccolto nel libro in forma epistolare intitolato Caro Pier Paolo.

Lettere, dunque, che ripercorrono i momenti salienti della vita del regista, poeta, scrittore di Casarsa fino alla prematura morte avvenuta il 2 novembre del 1975.

“Il mio libro – ha detto Dacia Maraini – non è né una biografia, né un saggio ma un modo per ricordare la nostra amicizia e le cose fatte insieme. Pasolini è conosciuto per l’attività saggistica, politica, lui, è noto, era molto pungente, polemico e provocatorio nella vita pubblica invece nella vita privata, con gli amici più stretti, era dolcissimo, molto garbato, una persona di estrema gentilezza”.

Una immagine che poco collima con quella che si era fatta di lui l’Italia intera, “un equivoco” come lo bolla l’amica Maraini che ha voluto raccontare questa sfera privata “che viene fuori soprattutto dalle sue poesie e che mancava”.

Due i momenti più importanti a detta della Maraini nel suo percorso: la scoperta “naturale” dell’omosessualità che come è noto gli è valso critiche feroci nella scuola del suo paese dalla quale fu mandato via come pure dal Pci e poi l’allontanamento dai valori della cultura contadina “che per Pasolini era sacra in quanto armoniosamente legata alla terra e che con il progresso si era involgarita, imborghesita, aveva perso contatto con l’umano trasformando l’uomo in una merce. Questa era la sua visione del mondo, da qui nasceva la sua rabbia. Pier Paolo era contro tutte le manifestazione di potere, non era comunista in quanto per la lotta di classe, quando ne parlava intendeva quei valori piuttosto come la difesa degli ultimi, degli umili”.

Insomma, più che il Libretto Rosso il suo riferimento vera erano il Vangelo e il mondo contadino, mondo dal quale l’Italia “corrotta” in quegli anni si era molto allontanata e che portarono Pasolini e la Maraini in Africa “proprio alla ricerca di quello che nel nostro paese non c’era più”.

“Abbiamo viaggiato tantissimo in Africa – ha raccontato la scrittrice – non ci interessavano gli itinerari turistici infatti dormivamo in tenda, nelle caserme o nelle missioni e non in albergo. Portavamo viveri e acqua con noi perché appena fuori dalle città non era frequente trovare bar o ristoranti. Capitavamo in mezzo a dune, savana, deserto, foreste o in piccolissimi villaggi. Quelle esperienze per noi erano viaggi di conoscenza ma per Pasolini erano anche di ricerca di luoghi e ispirazione in cui girare i suoi film”.

La grandezza di Pasolini? “Le sue idee accompagnate da una testimonianza carnale, una testimonianza talmente viva che anche persone che non hanno mai letto un libro ne restano impressionate per la sua carica, l’emotività, il suo essere sempre contro ogni forma di potere come pericolo e offesa verso gli umili”.

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