La replica ai commenti

Elezioni regionali/ Sono un fan di Micaela Fanelli, embè?

Ricapitoliamo. Nello schieramento del cosiddetto “campo largo progressista” non è stata esclusa la candidatura di una donna, Micaela Fanelli, per la prossima presidenza delle Giunta regionale. E’ un’inattesa “prima volta” che ho interpretato essere un segnale di riconoscimento del valore aggiunto femminile che, rispetto a un passato di esclusioni, mostra una chiara evoluzione della classe politica molisana più sensibile ai cambiamenti.

Devo però aver commesso un peccato di avventatezza se in coda al mio articolo ho aggiunto un Micaela for President andato di traverso a molti.
La Fanelli non è certo un prodotto di “quote rosa”, eppure mi s’incolpa di rispolverarle e di “buttarla su una questione di genere”.

Scrive da Isernia la simpaticissima Patrizia Barone: “Ma smettetela, come se ci faceste un piacere a scegliere una donna! Siamo ancora a questo! Bisogna considerare le competenze, ecc. ecc.” Pienamente d’accordo, cara Patrizia, consideriamo le competenze.

Anche per Lucio Pastore “Il problema non è uomo o donna”. Certo che non lo è, ma allora qual è? Questo: l’appartenenza di Micaela “all’area fratturiana senza averla mai negata o fatto mea culpa”.

Stesso problema su cui si dilunga su FB anche Paolo Di Lella, che si dice “convinto che la scarsa presenza di donne nei ruoli apicali sia indice di una società patriarcale e maschilista”, poi riconosce alla Fanelli essere “persona preparatissima, determinata e dedita al lavoro”, che però va “giudicata non per le sue qualità in potenza, ma per ciò che ha fatto e non ha fatto”.
Di Lella scrive da giornalista e da attivista di “Un altro Molise è possibile”, movimento verso il quale simpatizzo da sempre per il suo realismo politico basato su un “progetto di coalizione unitaria” strettamente legato al “campo allargato” del PD col Movimento 5 Stelle.

Eppure dietro questi sperticati elogi alla Fanelli accompagnati da crocifissioni, si percepisce più odore d’inquisizione che di realismo politico, se non addirittura puzza di “né né”, tipo “Né con la Nato né con Putin”.

Il realismo dovrebbe infatti tenere in debito conto non solo delle riconosciute competenze della Fanelli (per inciso ex allieva di Fabrizio Barca, che da una vita si dedica al problema delle disuguaglianze), ma anche all’altissima stima di cui gode a Roma. Per non parlare del suo incrollabile europeismo e di un merito quasi irreperibile in Molise: quello di non aver mai cambiato partito.

Insomma, a dirla proprio tutta, c’è qualcosa che somiglia a “La lettera scarlatta” di Hawthorne, quella della famosa “A” che la comunità puritana imprime sulla schiena di una presunta adultera. Volete fare a meno della Fanelli e appiccicarle alle spalle un’indelebile lettera “F” come Frattura?
Fate pure E a chi mi accusasse di essere un fan della Fanelli, dirò: SI embé!

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