Guglionesi

Daniele Antenucci, dal paesello ai live di Piccadilly a Londra. Storia di un batterista che ce l’ha fatta

Dalla scuola di musica di Guglionesi a Milano, quindi a Londra dove è riuscito a diplomarsi e dove alterna concerti, direzione artistica dell'esclusivo Bardo San James e sessioni all'università con le quali mostra la pratica agli studenti. Oggi Daniele Antenucci è un batterista "vero" e performer, che vive del suo lavoro. E vuole aiutare a far crescere la passione per la musica dei giovani molisani.

Daniele Antenucci si è trasferito a Londra il 2 febbraio del 2010. Una formazione musicale in curriculum, 600 euro in tasca e il desiderio di fare della batteria la sua professione. Ci è riuscito, ma non subito. “Ed è stato un bene” ammette, raccontando cosa è accaduto in quel momento di svolta.

Il giorno successivo all’arrivo nella metropoli britannica si è presentato all’audizione per iscriversi all’Accademia di musica. “Il provino è andato bene, ma non avevo il certificato di lingua, i corsi sarebbero iniziati 2 mesi dopo e pur avendo una infarinatura di inglese non riuscivo a comprendere di cosa si parlasse, ero confuso, disorientato”. E’ stato in quel momento che è arrivato un consiglio che gli ha cambiato la vita. “Un amico mi ha spinto ad aspettare l’anno successivo per iniziare gli studi: avrei approfittato di quel tempo per fare pratica di lingua. E così è stato”.

Per due anni e mezzo Daniele ha lavorato in un ristorante, ha fatto il lavapiatti, poi il cameriere in un pub. Ha conosciuto tantissime persone, ha capito molto del funzionamento di una città complessa come Londra, e soprattutto (“anche grazie alla mia dolce metà che nell’inglese è un asso pur essendo una pugliese…”) ha imparato perfettamente la lingua. “L’anno in cui ho iniziato l’università di musica erano stati stanziati fondi destinati agli studenti internazionali che vivevano in Inghilterra almeno da 2 anni e così sono riuscito a prendere la borsa di studio”.

Aveva 26 anni, e poco dopo è diventato quello che gli inglesi chiamano performer. “La principale differenza tra l’Inghilterra, patria delle più famose band di respiro internazionale, e l’Italia, o meglio il resto del mondo, consiste in questo: qui chi studia o vuole studiare musica può cominciare subito a fare concerti, a suonare dal vivo, imparando a mettere in pratica la teoria”. Daniele, che ha iniziato a suonare in Gran Bretagna da subito, ancora prima di iniziare l’università (“giravo tra York, Manchester, la Cornovaglia con la band di british pop di Filippo Scala, facevamo concerti tutte le settimane”), non ha dubbi sull’opportunità straordinaria rappresentata dall’esperienza. “Qualsiasi preparazione, anche la migliore e la più accurata, ha bisogno di confrontarsi con il palcoscenico. E’ fondamentale sperimentare la tensione, l’adrenalina, imparare a padroneggiare il nervosismo, a gestire i tempi, a preparare e modificare la scaletta. Tutte cose che solo l’esperienza ti permette di acquisire”.

 

Non significa che lo studio non serva, tutt’altro. Lui lo sa bene. Ha iniziato a studiare musica da bambino, col pianoforte. Dopo la scuola di musica a Guglionesi, nata per volontà di papà Fernando, ha seguito sempre a Guglionesi le lezioni di Leo Quartieri e poi ancora quelle del maestro Antonio Salvador Conte, venezuelano di stanza a Gambatesa. “Sono stato fortunato – racconta – perché la mia famiglia mi ha supportato in ogni modo, mi ha spinto ad andare avanti in questa passione. Così sono arrivato a Milano, dove ho incontrato Maxx Furian, un nome e una garanzia nella batteria. Con lui ho potuto collaborare e capire anche la differenza tra studiare e diventare un performer. Quindi, dopo Milano e il diploma nel 2008, ecco Londra, il posto dove mi sono realmente messo in gioco”.

Daniele Antenucci musicista batterista
Daniele Antenucci musicista batterista
Daniele Antenucci musicista batterista
Daniele Antenucci musicista batterista
Daniele Antenucci musicista batterista
Daniele Antenucci musicista batterista

 

Un luogo poliedrico, da tutti i punti di vista. “La musica è scambio di informazioni, e avere tanti colleghi che suonano i generi più disparati e sono protagonisti di stili differenti è una bella possibilità per crescere e migliorare. Per me è stato così”. Lui è specializzato in jazz, e la metropoli inglese “mi ha dato tantissimo, sono arrivate tante proposte soprattutto tramite i professori dell’Accademia e le loro relazione, gli agganci nel panorama musicale inglese”. All’Università ancora oggi ci va ma non da studente. Fa sessioni di musica per illustrare la pratica (e la tecnica) ai giovani che la frequentano.

Nel 2015 ha lasciato il pub nel quale lavorava perché ormai “la musica mi permetteva di vivere. Mi sono dedicato al 200% al mio strumento e ai concerti – racconta ancora – perché in Inghilterra fare il musicista è possibile”. Quale sia la ragione prova a spiegarla così: “Se pensiamo che questo Paese ha espresso band come Beatles, Led Zeppelin, Sex Pistols cioè artisti che in qualche modo sono usciti fuori dai ranghi, capiamo che qui è possibile sperimentare e andare oltre e che questa cosa viene in qualche modo premiata. C’è un mix di generi che spaziano dal rock progressivo al latin-jazz, si dà spazio a qualsiasi tipo di creatività e per i docenti i musicisti che osano sono da apprezzare e premiare. Sicuramente – aggiunge – se parliamo della preparazione accademica posti come l’Italia, la Francia, l’Austria o l’Ungheria sono il top, ma poi subentra la necessità di acquisire esperienza sul campo, cosa che in Gran Bretagna è fattibile”.

Oggi suona in diverse band fra cui Cose Tinte Collective, una Collective di musicisti “dove  i alterniamo in base al genere di musica che dobbiamo suonare”, dal Soul al Funk e R&B. La formazione è composta da Chicco Allotta – Keyboard & Bass (attualmente in tour con Tony Momrelle, cantante degli Incognito), Giulio Romano Malaisi – Guitar (Chitarrista & compositore), Francesca Confortini – Voce (Cantante Jazz, e ha appena preso un Master Degree alla Guildhall Music School), Kevin Leo – Voce (Turnista Soul internazionale).

Due anni di pandemia, sembrava la fine di tutto. “E invece ne ho approfittato per studiare ed esercitarmi. Inoltre in tanti in quel momento difficile hanno abbandonato la nave per l’impossibilità di resistere. Poi però è successo che in Inghilterra il covid è come se fosse sparito, le restrizioni si sono allentate al punto da cessare del tutto e ora c’è tantissimo lavoro”.

La svolta è arrivata nel settembre scorso, quando gli è stato proposto un lavoro di businessman. Daniele Antenucci oggi è direttore artistico di Bardo San James, posto molto esclusivo a Piccadilly dove si fa musica dal vivo sei giorni su sette. Lui, oltre a esibirsi col suo gruppo potendo scegliere serate e progetti da portare avanti, segue tutta la parte manageriale, cura a puntino l’organizzazione, i dettagli, la lista, i repertori. Nella sua agenzia lavora anche Francesca Confortini, “una delle voci italiane top player del momento, straordinaria”.

La sua giornata tipo? “Al mattino almeno un’ora di pratica alla batteria, sempre. Poi al pc per sistemare il calendario, i repertori dei musicisti e l’aspetto tecnico delle serate. E poi la serata vera e propria, da seguire e curare dall’inizio alla fine”. A volte si va in giro per concerti, esibizioni e progetti artistici. Nei due anni di pandemia il gruppo – del quale fanno parte anche Giulio Romano Malaisi, pupillo di Antonio Forcione, e Chicco Allotta – ha inciso 2 album e quando è stato riaperto tutto ha cominciato a spostarsi “portando in giro roba originale”.

La nostalgia per l’Italia c’è, “non ti nego che qualche volta penso di voler tornare perché sono molto legato alle mie origini e al mio paese. A Guglionesi ho i genitori, fratello e sorella, nipotini e tantissimi amici. Chissà come andrà a finire – sorride – ma per il momento va bene così”.

Al di là dei progetti artistici musicali in Gran Bretagna, Daniele è impegnato in un progetto che riguarda proprio il territorio molisano attraverso l’impegno nell’associazione Nuova Guglionesi (Ang) che tra i referenti vede il giovane consigliere comunale Corrado Del Torto, delega ai giovani.

“Daniele ha partecipato al concerto al teatro Fulvio di Guglionesi pochi mesi fa per raccogliere fondi in favore dell’associazione Zampe nel cuore – dice Corrado – ed è stato emozionante vederlo mentre dava consigli e si interfacciava con ragazzini appassionati di batteria. Ecco, il progetto che a breve sarà illustrato nei dettagli nasce anche da queste belle esperienze di interscambio”.

“Mi appassiona l’idea di aiutare i ragazzi del Molise ad allargare i loro orizzonti. Se posso dare un contributo in questa direzione sono la persona più felice del mondo. Sono convinto – conclude Daniele – che oltre che nei bar il tempo libero si possa trascorrere anche in altro modo, sperimentando la sfida di nutrire una passione e chissà, trasformarla in lavoro”. Parola di uno che ha una media di 230 serate all’anno di eventi live in agenda.

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