Termoli

Vibac, adesione massima allo sciopero: “Vogliamo chiarezza sul nostro futuro”

Partecipazione massiccia al presidio dei sindacati che protestano davanti all’azienda di produzione nastri adesivi del Nucleo industriale di Termoli. “Siamo in cassa integrazione e l’azienda non sa spiegare i motivi”

Grande partecipazione al presidio, adesione pressoché del 100 per cento allo sciopero. La protesta alla Vibac si fa sentire, ma per il momento non arrivano risposte dall’azienda.

Oltre un centinaio di lavoratori ha partecipato al presidio quest’oggi 11 marzo davanti ai cancelli dell’azienda del Nucleo industriale di Termoli che produce nastri adesivi. Una protesta nata a causa di una cassa integrazione di 13 settimane che la proprietà ha prima motivato con ragioni di lavori di ammodernamento degli impianti e cospicui investimenti sulla produzione in Molise, salvo poi cambiare idea e affermare che ci sarebbe un calo di ordini.

Vibac presidio sciopero

“Vogliamo chiarezza – hanno detto le sigle sindacali Cgil e Cisl, presenti con le rispettive Rsu -. Le motivazioni sono cambiate nell’arco di 8 giorni”. Secondo i rappresentanti dei lavoratori “l’azienda vuole che rinunciamo all’integrativo, quando noi non abbiamo mai chiesto un euro in più”.

La richiesta è quindi quella di avviare un dialogo costruttivo sul futuro della fabbrica che dà lavoro a 150 dipendenti più circa 30 lavoratori somministrati. “Nove anni fa è successa la stessa cosa, ci hanno fatto rinunciare all’integrativo per una chiusura di poche settimane”.

Sulla questione si è pronunciato anche il segretario regionale della Femca-Cisl, Massimiliano Recinella. “Esprimiamo il massimo del malcontento che ci deriva dalle assemblee fatte in fabbrica. Non comprendiamo le motivazioni dell’azienda”.

Vibac presidio sciopero

Recinella ha spiegato che “l’azienda aveva spedito una richiesta di cassa integrazione perché voleva fare degli investimenti per migliorare gli impianti e la sicurezza. Poi però ha chiesto di togliere tutta la trattativa di secondo livello per tre anni, in pratica per arrivare a risparmiare diverse centinaia di migliaia di euro. In pratica fare gli investimenti coi soldi dei lavoratori. A questo punto non abbiamo firmato la richiesta di Cig. Però subito dopo hanno richiesto ancora la Cassa integrazione, stavolta sostenendo che c’è un calo del mercato. Ci sentiamo presi in giro, anche perché non hanno mai risposto alle nostre richieste di un tavolo ad hoc con la Regione”.

Prossimo passo sarà quello dell’assemblea dei lavoratori per capire come proseguire la lotta.

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