Luna di giorno

Una stanza tutta per sè a Mafalda. La scrittrice Lorella Del Gesso e la delicata forza delle ‘sue’ donne

Il suo ultimo romanzo 'Luna di Giorno' esemplifica il riscatto di donne che, a vario modo, hanno fatto i conti con la sofferenza. Lorella Del Gesso vive da quando aveva 3 anni a Mafalda e non ha mai pensato di abbandonare il suo angolo di pace. "Qui trovo l'ispirazione che mi serve, qui faccio il lavoro che amo"

La sua stanza tutta per sé l’ha trovata a Mafalda, il paese in cui vive da quando aveva 3 anni. Lorella Del Gesso, nata a Berna in Svizzera, è però dalla a alla z molisana e da quello che definisce “il mio angolo di mondo, che non cambierei con nessun altro” fa il mestiere della scrittrice.

Il suo ultimo romanzo Luna di Giorno, edito dalla casa editrice Robin&sons, ci ha spinto a parlarvi di lei e di farlo proprio nel giorno della Festa della Donna. Non solo perchè troppo poco si parla sui media delle donne-professioniste (molto più spesso le donne sono le vittime o le voci fuori campo di una narrazione prettamente fatta da uomini, ndr) ma anche perchè il libro in questione reca fortissima l’impronta della forza del genere femminile e della sua capacità di riscattarsi nonostante le avversità che pure fanno parte della vita di tutti noi.

lorella del gesso luna di giorno

L’emblema in questo senso è la protagonista del romanzo, Edith, come ci conferma l’autrice, ma anche le tante figure al femminile che le ruotano attorno, dalla zia affetta da un sempre più incipiente Morbo di Parkinson alla vicina di casa che ogni giorno lotta (e vince) contro il bruciante dolore causato dalla perdita di una giovane figlia. Ma questi sono solo alcuni esempi, le storie dei personaggi non finiscono qui. “Sì, sono tutte donne che non si sono arrese, che hanno scelto di non soccombere e darsi per vinte, e che ci riescono”. Nonostante tutto. Nonostante, nel caso della protagonista, la vita le abbia riservato un’infanzia segnata da un rapporto negativo, al limite della vessazione, col padre autoritario che, negandole il diritto di scelta, le ha portato via una figlia con l’unica colpa di essere nata da una mamma troppo giovane.

Ma come è essere scrittrice in una piccola realtà come Mafalda? “C’è da dire che abito in periferia e dalla mia finestra ho un panorama veramente unico, perchè da una parte vedo il mare e dall’altra le colline e la montagna. Tutt’intorno a me ci sono zone verdi. Un paesaggio che mi ha sempre ispirato e da cui ho tratto sempre spunto anche per miei scritti. Nei miei romanzi o racconti infatti si trovano descrizioni accurate dei luoghi molto più che dialoghi. Mi piace molto osservare questi aspetti di natura e poi riportarli, rielaborati, nel testo”.

D’altra parte l’animo un po’ naif di Lorella si intuisce anche quando ci dice che le sue passioni sono i gatti, le passeggiate in mezzo al verde, il contatto con la natura. E in quel di Mafalda ha trovato tutto ciò, unitamente a una dimensione raccolta dell’esistenza, “semplice e senza pretese” dice lei. “In molti mi hanno domandato perchè non andassi via, a cercare fortuna altrove. Io ho sempre risposto che qui sto bene, ho la mia pace”.

Lorella, che a gennaio ha compiuto 46 anni e che scrive (e legge) da quando era poco più che una bambina, oggi ha un compagno e i suoi anziani genitori abitano a pochi metri da casa sua. “Scrivere è il mio lavoro, è d’altronde quello che amo fare. In passato ho lavoricchiato (nel negozio di alimentari dei genitori e in sartoria) ma ho scelto questa come attività principale, al momento unica”. Luna di giorno è solo l’ultimo degli scritti pubblicati da Lorella Del Gesso che, scavando nella memoria, ci racconta -divertita- che il suo primo “goffo” tentativo di scrittura risale a quando aveva 11 anni. “Un piccolo racconto che si chiamava L’ultima speranza. “Ricordo che scrivevo anche sotto il banco, nell’ora buca o in quella di religione. Non mi sono mai fermata e a 19-20 anni ho iniziato a cercare di capire come poter pubblicare le mie creazioni”. La tenacia non le manca così come l’ambizione di arrivare a case editrici più grandi, che garantiscano una migliore e maggiore distribuzione ai suoi libri. Intanto negli anni, oltre alla prima raccolta di racconti Attimi, sono stati dati alle stampe Fra il sussurro del vento (2008), Non te l’ho mai detto (2012) oltre a diversi volumi per le scuole che comprendono sia libri di narrativa per ragazzi che saggi propedeutici alla preparazione degli Esami di Maturità. “Altri romanzi nel cassetto sono pronti, sono in trattativa con le case editrici, ed altri ne sto scrivendo”.

Tra le sue letture preferite ci cita Alessandro Baricco “di cui sono una profonda estimatrice” ma anche tante scrittrici, tra cui Dacia Maraini.

Tornando al romanzo Luna di Giorno, ambientato prevalentemente in Toscana ma con tratti ‘familiari’ che possono benissimo ricordare il Molise dei piccoli paesi, c’è un altro aspetto che emerge con delicata forza. Quello della malattia. Oltre a quella fisica del Parkinson da cui è affetta la saggia zia Costanza c’è quella psicologica della protagonista, in perenne lotta con la sua depressione. La descrizione degli stati d’animo e del male oscuro della giovane donna sono puntuali e intensi. “Mi sono documentata sul tema che ho deciso di inserire nel romanzo, insieme appunto a quello della malattia degenerativa, proprio perchè sono tematiche spesso nell’ombra, e di cui sovente le donne si vergognano o hanno pudore di parlare”.

Da queste premesse che raccontano appieno le difficoltà di queste donne si staglia mano a mano, specie nel caso della protagonista, la loro resilienza. Per la scrittrice la forza delle donne esiste e quella descritta ne è un esempio concreto e verosimile. “Senza nulla togliere agli uomini, che non ho certo voluto mettere in cattiva luce in questo racconto, mi pare che abbiano una maggiore difficoltà a riscattarsi dopo un episodio non bello che la vita pone loro davanti”. L’esempio più crudo è quello del femminicidio, di cui alcuni uomini lasciati dalla propria partner si macchiano, rifugiandosi in un orizzonte di violenza e sopraffazione.
“Invece noi donne lo sappiamo bene che dopo il ‘negativo’ possono aprirsi le porte di eventi positivi. Per questo non bisogna mai mollare”.

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