La ricostruzione

Torre Covid, cronaca di un disastro annunciato: “Milioni spesi ma il centro non c’è. Da Toma polemiche sterili”

La ricostruzione del centro dedicato alla cura dei pazienti Covid che in Molise è ancora fermo da parte del consigliere regionale De Chirico (M5S)

Con la ripresa dei contagi che in Molise riprendono a salire dopo molte settimana di curva in discesa, torna prepotentemente di attualità il tema della Torre Covid mai realizzata in Molise.

L’argomento è stato al centro del dibattito nell’ultima seduta di consiglio regionale dove venerdì scorso è stata discussa una interpellanza depositata quattro mesi fa del consigliere Fabio De Chirico (M5S).

Lo stesso definisce “imbarazzante” la replica del presidente Donato Toma “che ha dimostrato di non conoscere la materia, né si è documentato prima di rispondere”.

In particolare De Chirico aveva chiesto al governatore di fare luce sulle responsabilità di questa importante carenza strutturale (il Molise, lo ripetiamo, è l’unica regione a non essersi dotata in questi due anni di pandemia di un Centro Covid dedicato nonostante gli stanziamenti previsti) “ma lui – dice amaro il consigliere di minoranza – ha preferito buttarla in polemica. Ma l’intera vicenda – questa la sua ricostruzione – è stata gestita dalla Direzione generale Salute della Regione e dall’Asrem. Il risultato? Abbiamo già speso almeno metà dei soldi stanziati, ma il famigerato Centro Covid non esiste. E, cosa ancor più grave, basta un solo paziente Covid in terapia intensiva per bloccare l’accesso ai tanti pazienti ordinari. In sostanza, l’hub regionale resta inutilizzabile per tantissime patologie e l’intera sanità molisana è in tilt”.

Terapia intensiva Cardarelli

Il consigliere dei 5 Stelle parla senza mezzi termini di “vero e proprio scandalo” convinto anche che lo stesso avrà risvolti giudiziari.

“Nel 2020 – qui la sua breve ricostruzione – il governo nazionale ha chiesto alle Regioni di presentare dei piani di riorganizzazione per far fronte all’emergenza pandemica. Servivano, in sostanza, nuovi posti letto di terapia intensiva per non intasare gli ospedali ed impedire la cura di tutte le altre patologie. Il Molise prevedeva di realizzarne 35, di cui 30 in un Centro Covid dedicato. Avevamo a disposizione ben 6,9 milioni di euro. A luglio 2020, i commissari presentarono un piano da 7,5 milioni per allestire il Centro Covid (3,9 milioni) e riorganizzare i pronto soccorso degli spoke (Termoli e Isernia), per evitare i cosiddetti percorsi misti”.

Ed è a questo punto che iniziano i problemi legati a errori tecnici, procedurali e di previsione delle spese.

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“Addirittura, a gennaio 2021 in una riunione presso la Direzione generale Salute si decise di stanziare altri 2 milioni di euro per la struttura, utili a coprire le errate previsioni di spesa. Previsioni sbagliate almeno due volte, tanto che il fantomatico Centro, ad oggi, dovrebbe costare il doppio. Ma sono mancati anche gli atti amministrativi necessari alla realizzazione degli interventi: tanto per dirne una, mancavano le autorizzazioni antincendio. Carenze mai sanate. Ci sono stati poi degli errori progettuali, ma anche in quelli c’è una chiara responsabilità di Regione e Asrem. Perché l’Azienda sanitaria, ente attuatore per gli interventi, ha acquisito i progetti con colpevole ritardo, invece di affrontare gli intoppi a monte della progettazione.

Ora alla beffa si aggiungerà quasi certamente il danno: la ditta che si è aggiudicata l’appalto potrebbe mettere in mora l’Asrem, perché sa bene che non realizzerà mai l’opera”.

Come se non bastasse c’è anche un appunto di De Chirico sul fatto che dei famosi 6,9 milioni messi a disposizione del Molise sarebbe già stata spesa metà di quella somma “pur non avendo posato una sola pietra del Centro Covid. Un vero paradosso. L’Asrem, infatti, avrebbe dovuto provvedere agli acquisti di strumenti e mezzi, compatibilmente con l’avanzamento dei lavori. Invece, già a fine 2020 ha iniziato ad acquistare circa 2 milioni di euro di attrezzature elettro-medicali per allestire i 35 posti letto di terapia intensiva previsti. Posti che, ad oggi, non esistono. E questo costituisce, a mio avviso, un potenziale danno erariale, se si tiene conto delle prescrizioni fissate dall’ordinanza del Commissario Straordinario del Governo con cui Asrem è stata nominata soggetto attuatore. Ma sono diverse le spese autorizzate dall’Azienda sanitaria, sempre a valere sul budget di 6,9 milioni, come quelle bandite per la progettazione e il compenso del Rup”.

In aula il presidente Toma non è entrato nel merito di queste pesanti accusa ma ha cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno parlando dei moduli di terapia intensiva allestiti fuori dagli ospedali durante le fasi più cupe dell’emergenza sanitaria. “Moduli – gli ricorda ancora De Chirico – costati fior fior di soldi pubblici (4 milioni circa allo Stato e 500.000 euro all’Asrem per spese tecniche, fondazioni e allacci) ma mai utilizzati”.

In tutto questo la paura più grande resta per la prossima ondata di contagi e ricoveri con un reparto di terapia intensiva – quello del Cardarelli – che rischia di essere, anche per il prossimo autunno, interamente dedicato ai pazienti Covid e inaccessibile ai pazienti ordinari.

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