Termoli

Protesta Vibac, sindacati a confronto col sindaco. Chiesto un incontro al Ministero

Presidio in piazza Sant'Antonio dei lavoratori, Roberti disponibile a mettere attorno a un tavolo vertici della società e rappresentanti sindacali per trovare una soluzione. Le segreterie nazionali scrivono al Mise

Il sindaco di Termoli Francesco Roberti si è proposto per tentare di mettere attorno a un tavolo i vertici aziendali della Vibac e i rappresentanti sindacali della fabbrica che produce nastri isolanti al nucleo industriale di Termoli e che dalla fine del 2021 ha messo in cassa integrazione i propri dipendenti annunciando prima importanti lavori e investimenti per migliorare lo stabilimento per poi fare marcia indietro proponendo che i lavoratori rinuncino all’integrativo sullo stipendio così da poter avere le risorse necessarie per quelle migliorie.

Stamane 17 marzo si è tenuto in Piazza Sant’Antonio un nuovo presidio da parte dei lavoratori che già la settimana scorsa avevano scioperato per questa situazione e che oggi hanno ripetuto l’astensione dal lavoro per due ore su ogni turno. Inoltre i sindacati, assieme alle Federazioni nazionali Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil hanno annunciato che la vertenza verrà portata al Ministero dello Sviluppo economico.

I lavoratori si sono ritrovati con le bandiere delle varie sigle sindacali ai piedi del municipio e il sindaco Roberti ha invitato i rappresentanti sindacali e le Rsu a salire in sala consiliare per un confronto.

“Abbiamo chiesto di poter ragionare su un tavolo visto che ci sono importanti opportunità in questa area territoriale del basso Molise. In questo senso sindaco e Regione possono aiutarci a superare il guado” ha detto Carlo Scarati, esponente sindacale della Uiltec al termine del colloquio.

“Vediamo se possiamo trovare il modo di realizzare un incontro con la governance” ha commentato il primo cittadino”. “La politica può fare poco ma può mettere nelle condizioni di trovarsi attorno a un tavolo”.

Il primo cittadino ha inoltre Teso la mano all’azienda dicendosi disponibile a trovare soluzioni per “mitigare i costi di produzione soprattutto in questo periodo ma ad oggi non ci è arrivata nessuna richiesta”.

Al momento infatti la Vibac continua in questa sorta di braccio di ferro e sembra pronto a mettere in cassa integrazione gli operai per altre 13 settimane fino a luglio.

Così Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil nella loro richiesta inoltrata al Mise: “Destano molta preoccupazione le decisioni unilateri dell’azienda che, nello stabilimento di Termoli, ha aperto una procedura di cassa integrazione ordinaria per calo di commesse, che ad avviso delle scriventi, è in controtendenza rispetto alle promesse di investimenti su quel sito, di solo poco tempo fa. La scelta inoltre di azzerare la contrattazione di secondo livello, non solo penalizza i lavoratori di quel sito, ma è indice di poca chiarezza delle volontà dell’azienda. Risultano inoltre, in particolar modo nel sito produttivo di Termoli, diverse diffide da parte di Arpa Molise circa delle criticità di natura ambientale, verso le quali l’azienda in un primo tempo si era dichiarata disponibile al risanamento delle stesse attraverso un piano di adeguamento di durata triennale, ma che ora invece sembra essere svanito”.

Quindi le segreterie nazionali concludono: “Inoltre, sempre sul territorio molisano insiste ormai da giorni, un’astensione dal lavoro parziale dei lavoratori, organizzato dalle strutture sindacali territoriali del sito produttivo. Volendo evitare che si acuisca la tensione sociale e nell’obbiettivo di conoscere il futuro produttivo della Vibac sull’intero territorio nazionale, le scriventi auspicano una convocazione nel minor tempo possibile”.

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