3 anni e mezzo dopo

Post sisma Basso Molise, ricostruzione lumaca: sindaci minacciano lo scontro

Lettera dei primi cittadini dei 21 comuni interessati a Toma: "Nessuna novità e lo stato di malessere della popolazione cresce". Non è stato completato nemmeno il saldo per l'autonoma sistemazione

La ricostruzione post sisma 2018 in Basso Molise procede troppo a rilento. Lo affermano in una nota ufficiale i sindaci dei 21 paesi interessati che si sono rivolti al Presidente della Regione Molise e Commissario straordinario alla ricostruzione post sisma 2018 Donato Toma per chiedere un incontro urgente.

I firmatari sono pronti a una protesta eclatante qualora non verrà dato ascolto alle loro richieste. “Andremo in consiglio regionale se l’incontro non verrà fissato” fanno sapere. Nella nota i sindaci evidenziano che “ad oggi non vi sono significativi aggiornamenti sullo stato di attuazione della ricostruzione sia sugli immobili privati che pubblici e inoltre non è stata completata la liquidazione del contributo sull’autonoma sistemazione della fase emergenziale”.

Infatti, a oltre tre anni e mezzo dai due terremoti del 14 e 16 agosto 2018 che terrorizzarono decine di migliaia di persone presenti in quel momento in Basso Molise anche per le ferie estive, molti cittadini che all’epoca dovettero abbandonare le proprie abitazioni non sono ancora potute rientrare nelle rispettive case, non avendo ricevuto quanto promesso.

La maggior parte delle persone che hanno ricevuto i soldi sono coloro che avevano bisogno di interventi di lavori urgenti sotto i 25.000 euro. Lo scorso mese di settembre, il commissario Toma aveva annunciato che la ripartizione dei fondi sarebbe stata utilizzata al 80% per edifici privati e al 20% per edifici pubblici sottolineando come le risorse a disposizione non fossero sufficienti.

Il Governo ha stanziato finora 39 milioni di euro per la ricostruzione in Molise ma ne servirebbero altri 52, da suddividere in 42 milioni per edifici privati e 10 milioni per quelli pubblici. Il conteggio all’epoca riportava 333 stabili privati da ristrutturare e 50 edifici pubblici da rimettere in sesto.

L’area del cratere sismico comprende 21 comuni: Acquaviva Collecroce, Campomarino, Castelbottaccio, Castelmauro, Guardialfiera, Guglionesi, Larino, Lupara, Montecilfone, Montefalcone del Sannio, Montemitro, Montorio nei Frentani, Morrone del Sannio, Palata, Portocannone, Rotello, San Felice del Molise, San Giacomo degli Schiavoni, San Martino in Pensilis, Santa Croce di Magliano, Tavenna.

Adesso i sindaci alzano la voce. “In un’ottica di leale collaborazione – si legge nella nota – le nostre Amministrazioni comunali per contenere il crescente stato di malessere della popolazione interessata dalla proroga degli strumenti giuridici su questa fase, chiedono un incontro”.

La richiesta è stata inoltrata già qualche giorno fa e attualmente non c’è stata risposta da parte del presidente Toma. Il rischio di arrivare a uno scontro istituzionale sembra sempre più vicino.

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