Intervista esclusiva

Pantano della Zittola, parla il direttore del Parco nazionale: “Si rischia il disastro per interessi economici”

Intervista al colonnello Luciano Sammarone, attuale direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sul sito di Montenero Val Cocchiara da tempo nell'occhio del ciclone per i contributi pubblici erogati per la tutela del cavallo Pentro: "Alcuni allevatori non rispettano nemmeno le regole di base. Senza interventi urgenti, rischiamo di devastare per sempre l’economia del territorio. I controlli? Spettano ad Asrem e Carabinieri Forestali sulle aziende zootecniche"

“Alcuni allevatori sono delle eccellenze. Altri allevatori invece non rispettano le regole. In questo modo, rischiamo di devastare un patrimonio ambientale di grandissimo valore e di creare danni alla purezza di una razza tutelata come il cavallo Pentro”. E’ un’analisi che lascia col fiato sospeso quella che fa il colonnello Luciano Sammarone, attuale direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed ex comandante provinciale dei Corpo Forestale dello Stato di Isernia (ora in aspettativa dai Carabinieri Forestali, ndr).

Curriculum prestigioso e profondo conoscitore dell’Alto Molise, il direttore Sammarone accetta di parlare con Primonumero di quanto sta avvenendo a Pantano della Zittola, un ‘paradiso’ che rientra nel comune di Montenero Val Cocchiara, centro molisano distante pochi chilometri dal confine abruzzese (per capirci, Castel di Sangro si trova a una decina di chilometri).

Da anni alcuni allevatori e associazioni animaliste stanno denunciando le gravi irregolarità compiute a Pantano della Zittola: sono stati presentati esposti alla Procura della Repubblica di Isernia. Il caso poi è diventato politico: il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Angelo Primiani ha diffidato la Regione Molise e chiesto controlli sull’impiego dei soldi pubblici percepiti dagli allevatori, fino a 500 euro a capo iscritto al registro di razza del cavallo Pentro. In Parlamento invece il deputato Antonio Federico (anche lui M5S) ha presentato un’interrogazione al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

Quando era comandante del Corpo Forestale dello Stato di Isernia, anche il colonnello Luciano Sammarone si è più volte occupato di un territorio che dovrebbe essere incontaminato, nel quale i cavalli pascolano allo stato brado e gli uccelli (gru e cicogne ad esempio) stanziano per alcuni mesi durante la migrazione verso i Paesi più caldi. L’attenzione per il sito è rimasta alta nonostante dal 30 settembre 2019 sia stato designato direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: Pantano della Zittola, del resto, è nell’area contigua al Parco stesso.

Direttore, che situazione riscontra a Pantano della Zittola?
“Credo che siamo di fronte ad una situazione estremamente delicata, rischiamo il disastro se si continuano a rimandare provvedimenti che dovevano essere adottati da tempo”.

Perché?
“Alcuni allevatori hanno stalle moderne e allevamenti di qualità. Producono latte riconosciuto nel sistema dell’alta qualità, usano il territorio con criterio e fanno selezione. Altri allevatori non rispettano nemmeno le regole di base: hanno registri stalla approssimativi, non rispettano la regolamentazione sul carico del bestiame per ogni ettaro di terreno, non hanno concimaie (le strutture per la raccolta del letame, ndr) a norma. Consentono uno sfruttamento a ciclo continuo del pascolo, per 365 giorni all’anno. Invece d’inverno i vacche e i cavalli devono restare nelle stalle, non vagare nella neve e nel fango, o addirittura in giro sulle strade mettendo a rischio anche l’incolumità dei cittadini. Si sono verificati incidenti (in alcuni casi mortali) perché le auto impattavano contro gli equini”.

Alla luce di tali considerazioni, quale futuro prevede per Pantano della Zittola?
“La situazione è preoccupante: per interessi economici si sta rovinando un ecosistema tutelato dalla Comunità europea. Pantano della Zittola è un sito d’Interesse Comunitario, oltre che luogo prediletto per centinaia di uccelli migratori come le cicogne e gru e per questo tutelati anche dalla Convenzione di Ramsar (che salvaguarda le aree umide ad altissima biodiversità, ndr). E poi si sta mettendo a rischio la purezza della razza del cavallo Pentro”.

In che senso?
“Ci sono allevatori che consentono la monta brada dalla quale nascono dei meticci perché lo stallone e la cavalla non sono di razza e siccome non sempre i controlli sono rigorosi si iscrivono comunque questi capi nel registro anagrafico regionale del cavallo Pentro. Così si provoca un danno dal punto di vista di selezione della razza. Inoltre, non di rado si verificano casi di abbandono di carcasse di vacche e cavalli smaltiti illegalmente , ovvero semplicemente abbandonate ai bordi del Pantano, o in altre aree del territorio comunale, con i conseguenti rischi dal punto di vista igienico-sanitario. A mio avviso, si dovrebbe puntare sui cavalli di razza, valorizzando gli allevatori seri e limitando chi …”alleva contributi””.

Perché non si fa nulla per evitarlo? Chi dovrebbe controllare: la Regione Molise (sua la legge che nel 2005 ha istituito la tutela del cavallo Pentro, ndr)?
“La Regione Molise ha adottato tempo fa un provvedimento per tutelare la razza e il suo habitat. Successivamente, nell’ambito della procedura connessa ai Siti della Rete Natura 2000, ha adottato i provvedimenti per la tutela del sito del Pantano Zittola e proprio in forza di questi provvedimenti di recente il Servizio competente ha fornito pareri puntuali e richiamato il Comune all’adozione di provvedimenti adeguati e in linea con le norme di tutela. Ricordo poi che un rapporto sempre della Regione Molise ha messo in luce l’inquinamento del suolo dovuto all’eccessiva presenza di nitrati. I controlli sulle aziende zootecniche invece sono demandati al Servizio Veterinario dell’Asrem e ai Carabinieri Forestali: dovrebbero verificare il rispetto delle norme dal punto di vista igienico-sanitario. L’attuale amministrazione comunale , anche se più attenta delle precedenti, continua a rimandare provvedimenti che andavano già adottati”.

Lei come direttore del Parco nazionale, di cui Pantano della Zittola è un’area contigua, non può fare nulla?
“Noi abbiamo titolarità solo per gli indennizzi dei danni da fauna selvatica, ossia quelli provocati dai lupi e dagli orsi. Tuttavia, siccome il diritto all’indennizzo spetta agli allevatori in regola con tutte le norme del settore, siamo pronti a non riconoscerli più a quegli allevatori che continuano, nonostante le sollecitazioni, ad essere fuori legge. Ovviamente avendo competenza in materia di tutela della fauna la nostra presenza al Pantano sarà costante dal momento che a Montenero Val Cocchiara si sono verificati episodi di avvelenamento dei lupi (che è una specie protetta). Ma rischiano di ingerire i bocconi avvelenati anche gli orsi, una specie protetta e a rischio estinzione”.

Cosa si potrebbe fare per tutelare Pantano della Zittola?
“Non si può continuare a nascondere i problemi e a far finta di niente. Se non vengono presi alcuni accorgimenti e si continua a lasciare così il territorio, rischiamo di degradare la qualità dell’allevamento e di devastare per sempre l’economia complessiva di quel territorio. Pantano della Zittola è un gioiello, potrebbe diventare un punto di riferimento per la zootecnia di eccellenza e per il turismo”.

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