Termoli

Il Novavax non convince, Palairino a regime ridotto. “Con questo virus avremo sempre a che fare, il vaccino sarà annuale”

L'attività vaccinale si è sensibilmente ridotta, al Palairino di Termoli come altrove d'altronde. Il punto con i medici vaccinatori su Novavax, quarta dose e prospettive future

Superate in Molise le 685mila e 500 vaccinazioni con circa 193mila terze dosi e 130 quarte dosi. Quanto al Novavax, il vaccino proteico che si sperava convincesse un gran numero di indecisi e la cui somministrazione è partita i primi di marzo, va detto che sta facendo la sua parte ma sicuramente non tanto quanto si sperasse. Qui in Molise, ad esempio, finora le somministrazioni sono state una sessantina.

“Abbiamo a disposizione questo vaccino ma l’attività vaccinale è ridotta e dunque lo è di conseguenza quella per il Novavax – ci spiega il dottor Nazario Totta dal Palairino -. Un flacone contiene 10 dosi pertanto prima di aprirne una, di modo che il contenuto non vada buttato, cerchiamo di concentrare un tot di richieste”. Già, perchè ora è nelle possibilità delle cose anche richiedere questo – e non un altro, di tipo mRNA o a vettore virale – anti-Covid che ha la peculiarità di essere proteico. Qui, nel palazzetto dello Sport di Termoli ormai riconvertito (fino a quando?) a centro per le vaccinazioni, se prima si poteva arrivare anche a 400-450 inoculazioni al giorno, oggi si viaggia su una media di 30.

“Non abbiamo tracciato un identikit di chi richiede il Novavax, sono ancora poche le dosi fatte. Continuiamo di gran lunga a fare 3° e ora anche 4° dosi per il completamento del ciclo vaccinale”, ci spiega ancora il medico vaccinatore. Sono poche, giocoforza, dunque le prime somministrazioni e questo è un dato di fatto non solo qui “ma un po’ in tutti i centri vaccinali italiani”. Sappiamo d’altronde che oltre il 91% degli italiani over 12 si è vaccinato con almeno una dose e che lo ha fatto già circa il 37.5% dei 5-11enni (in questo caso la percentuale molisana sale al 45.4%). “La giornata dedicata alla vaccinazione dei più piccoli prosegue (il martedì pomeriggio, ndr) anche qui, con i medici pediatri”.

Ad accompagnarci (lunedì 21 marzo) in questo ‘viaggio’ nell’attività del Palairino, particolarmente ‘orfano’ di vaccinandi, ci sono anche i dottori Enrico Berardi, Michele Colella e Sofia Perrino.

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L’atmosfera è rilassata e non c’è più il carico di lavoro di una volta (“è stato fatto tanto prima”, dicono all’unisono) ma la situazione è fluida e le cose potrebbero modificarsi. Il perchè ce lo spiegano i dottori presenti: “Il Ministro alla Salute Speranza ha aperto di recente alla possibilità (e l’Aifa sta esaminando questa possibilità, ndr) di effettuare una quarta dose per i ‘grandi anziani‘, coloro che hanno più di 75 anni”. D’accordissimo sulla necessità di vaccinare con una quarta dose i soggetti immunocompromessi, particolarmente fragili, “che presentano comorbilità, problematiche di salute plurime”.

Al momento invece è esclusa la questione di una estensione tout court, generalizzata verso tutti, del booster che segue la terza dose. “Non ci sono evidenze scientifiche che ciò sia necessario”, le parole tranchant di Speranza pronunciate pochi giorni fa.

I dottori in servizio al Palairino confermano che avvenga un calo della protezione a distanza di mesi ma non abbastanza per giustificare un richiamo di questo tipo per tutti. Piuttosto, ci spiega il dottor Colella, “l’anti-Covid andrà rifatto annualmente, alla stregua dell’antinfluenzale. È evidente che il covid non si risolverà, il virus si allineerà a quelli preesistenti e col Sars-Cov-2 dovremo fare sempre i conti. Non è una normale influenza, è qualcosa che può creare problemi gravissimi alle vie respiratorie e ha un indice di mortalità piuttosto elevato, come sappiamo”.

 

I dati confermano una ripresa della epidemia. L’indice di diffusività – argomentano – ci fa capire che il problema non è affatto debellato, non c’è un decadimento della curva. Sull’Omicron 2, variante la cui diffusione in Molise in base agli ultimi dati è stimata intorno al 41%, l’opinione è che probabilmente sarà simile, in quanto a virulenza, all’Omicron 1. “Potrebbe segnare anche il declino della pandemia, sebbene questa sottovariante non sia da sottovalutare”.

Sul futuro di questo e degli altri centri vaccinali non v’è certezza. “Pensare di smantellarli ora non è una prospettiva di cui siamo a conoscenza. In futuro potranno essere accorpati, certo”. È del tutto evidente che il numero di vaccini da fare, al netto di future 4° dosi per nuove categorie e dei profughi ucraini da immunizzare, è sensibilmente calato. “Intanto siamo qui, ancora. Non abbassiamo l’attenzione e cerchiamo di vaccinare il numero maggiore possibile di chi finora non l’ha fatto e di portare a termine il ciclo vaccinale per chi non l’ha concluso. Abbiamo visto che basta poco perchè il problema si riattualizzi”.

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