Il giorno della memoria

“Le ingiustizie sono omicidi”, quasi 600 vittime molisane Covid ricordate con il silenzio

L'Italia ricorda oggi le oltre 157mila vittime provocate dal virus, 583 in Molise secondo l'elenco dell'Azienda sanitaria regionale. I familiari delle persone decedute hanno scelto, in silenzio, di deporre una corona di fiori e di esporre uno striscione per lanciare un messaggio alle istituzioni e alla magistratura: l'inchiesta della Procura potrebbe essere archiviata nonostante le testimonianze e alcuni elementi oggettivi, come il malfunzionamento dell'impianto di ossigeno dell'ospedale Cardarelli

Le ingiustizie sono omicidi e chi finge di non vederle è complice“. Lo striscione esposto davanti al Tribunale è un pugno allo stomaco, fa più rumore di una protesta. I familiari delle vittime molisane del Covid lo reggono chiusi in un silenzio impenetrabile e con il volto cupo e grigio come il cielo di Campobasso. Il Comitato ‘Dignità e Verità Vittime Covid in Molise’ preferisce tacere oggi, osserva un minuto di silenzio davanti al Palazzo di Giustizia e infine depone una corona di fiori rossi a poca distanza dal portone principale.

Giornata nazionale vittime covid comitato tribunale
Giornata nazionale vittime covid comitato tribunale
Giornata nazionale vittime covid comitato tribunale

“Il nostro – spiega il presidente Francesco Mancini – è solo un silenzio di facciata, limitato alla giornata di oggi”. Giornata nella quale l’Italia intera si è fermata per commemorare le oltre 157mila vittime provocate dal virus in questi due anni di pandemia. “Alla memoria delle vittime ci inchiniamo”, le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Era il 18 marzo 2020 quando “i mezzi militari a Bergamo trasportavano le vittime falcidiate da un virus allora ancora sconosciuto, che racchiudeva il dramma dell’intera pandemia”.

583 i decessi in Molise, secondo l’Azienda sanitaria regionale (il dato è riferito al bollettino di ieri, 17 marzo, ndr). Ma l’elenco dovrebbe annoverarne decine in più: le persone decedute in casa ad esempio o gli anziani nelle case di riposo.

Chi oggi piange i propri cari – un fratello, un genitore, un amico – ne è convinto: non si possono considerare “un numero su un bollettino di morte, ma la nostra storia, le nostre radici, l’amore”. Mirko Pietro, Mariangela, Stefano, Maurizio, Costanza, Antonietta, Tommaso, Alba, Luigi Pardo, Franco, Maria Libera e tanti altri: i loro volti sorridenti, nelle foto scattate nei momenti di festa o nella quotidianità, in compagnia del proprio cagnolino o davanti alla torta di compleanno, scorrono nel video che il comitato affida alla stampa, per tenere viva la memoria e tenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica o di istituzioni distratte.

Giornata nazionale vittime covid comitato tribunale
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Giornata nazionale vittime covid comitato tribunale
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I parenti delle vittime sono sicuri che si poteva fare di più dal punto di vista dell’assistenza sanitaria. Lo hanno denunciato, forti di testimonianze e di elementi oggettivi come il malfunzionamento dell’impianto di ossigeno all’ospedale Cardarelli, hub nella cura dei pazienti col virus, che poi sarebbe stato sostituito. “Non riesco a respirare, questa maschera non funziona bene”: il doloroso grido d’allarme del padre di Maria Teresa, una delle signore che fa parte del comitato e che non ha esitato a denunciare pubblicamente gli ultimi tragici giorni di vita del genitore. Maria Teresa, come tanti, si è sentita impotente e ha considerato l’esposto alla magistratura l’unica strada per ottenere giustizia.

A distanza di oltre un anno dall’avvio delle indagini, la Procura finora non ha trovato alcun responsabile di questa strage nè anomalie nel funzionamento dei reparti covid. Il procuratore della Repubblica Nicola d’Angelo ha chiesto al giudice per le indagini preliminare di archiviare il procedimento sull’ospedale Cardarelli e sulla gestione dell’emergenza sanitaria in fase di pandemia, nato delle denunce di una giovane donna di Termoli, Camilla Caterina.

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“Noi da domani continueremo a chiedere giustizia, ce lo chiedono i tanti morti. Sappiamo che ci sono responsabili, tante persone si potevano salvare o almeno morire in maniera dignitosa”, scandisce brevemente ai giornalisti presenti davanti al Tribunale Francesco Mancini, colui che ha fondato il comitato ‘Dignità e verità’ il 4 dicembre 2020. Ossia alla fine del primo terribile anno della pandemia, quello in cui ci siamo accorti di quanto fossero ‘fragili’ i nostri ospedali di fronte all’emergenza sanitaria, degli operatori sanitari carenti e sprovvisti delle minime dotazioni (mascherine e camici ad esempio) per affrontare il ‘nemico’.

Nel 2021 avremmo vissuto altri mesi drammatici: i presidi sanitari molisani ‘scoppiavano’ di pazienti covid, i posti letto di terapia intensiva erano insufficienti. Erano i giorni in cui gli elicotteri dell’elisoccorso più volte arrivavano nel capoluogo per prendere i degenti più gravi e trasferirli negli ospedali che avevano dato la disponibilità di un posto letto.

Oggi, mentre alla fine dello stato di emergenza mancano tredici giorni, al dolore si è unito un senso di ingiustizia e impotenza lancinante.

Bandiere a mezz’asta sui palazzi delle principali istituzioni. Qualche esponente scrive un messaggio per ricordare le vittime. Lo fa il presidente della Provincia di Campobasso Francesco Roberti: “Quasi seicento le vittime registrate in Molise a causa della pandemia. Oggi che vediamo la luce in fondo al tunnel, soprattutto grazie alla massiccia campagna vaccinale, con il prossimo allentamento delle restrizioni siamo chiamati comunque alla prudenza pur guardando al futuro con l’ottimismo di poter riavvicinare quelle distanze sociali che in due anni ci hanno allontanato soprattutto dagli affetti più cari. Un giorno per ricordare chi, colpito dal nemico che stiamo combattendo da venticinque mesi, non ce l’ha fatta. Il ringraziamento oggi va a tutti coloro che da venticinque mesi stanno lavorando, con abnegazione e dedizione, per salvare migliaia di vite. E il pensiero, con una preghiera, va a chi non c’è più”.

Il sindaco di Campobasso Roberto Gravina rivolge il pensiero “a tutti coloro che a causa del coronavirus hanno dovuto dire addio a un loro caro, alla persona amata, all’amico, al familiare. Ognuno di noi – ha aggiunto Gravina -, in modi diversi, è entrato in contatto con quello che la pandemia ha causato in termine di dolori umani e di privazioni sociali. Il nostro Paese ha deciso, sin dall’inizio, di non dimenticare questo periodo drammatico della nostra storia contemporanea, di conservare la memoria di ogni singola vita recisa dal virus pandemico, consapevole che la storia di questi ultimi anni contiene in sé un fortissimo valore di testimonianza sociale che sarebbe intollerabile e ingiusto che venisse disperso.
Sarebbe ingiusto, in principal modo per le vittime, per i loro familiari e per chi ha lavorato in prima linea, senza esitazioni, mettendo a rischio la propria vita per fronteggiare un’emergenza sanitaria della quale all’inizio poco oggettivamente si sapeva”.

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