Insulti razzisti in campo

Lamine Sow e i compagni di gioco: “Zullo ha detto scimmia di merda, abbiamo sentito bene”

Insulti razzisti in campo: parla il giovane centrocampista senegalese bersaglio di un’offesa da parte di un giocatore della squadra avversaria a Limosano sabato scorso. Il presidente del Riccia: “Zullo farebbe meglio a chiedere scusa, con me e altri aveva anche ammesso prima di cambiare idea e accusarci”  

“Quella parola io l’ho sentita bene. E non solo io: l’hanno sentita anche i miei compagni che erano lì con me. Non possiamo inventarci una cosa del genere, infatti non abbiamo inventato niente, è tutto vero”. Lamine Sow, 23 anni, originario del Senegal, è il centrocampista dell’Asd Lokomotiv Riccia bersaglio di un insulto razzista sul campo di Limosano sabato scorso durante la partita contro il Sant’Angelo Limosano valida per la ventunesima giornata del campionato di calcio di Prima categoria (girone B). Una partita che ha registrato l’abbandono del campo da gioco da parte della squadra del Riccia per un episodio giudicato molto grave, e cioè l’affermazione “sei una scimmia di merda” da parte di Zullo all’indirizzo di Sow, che interpellato sull’accaduto dopo le affermazioni del giocatore campobassano racconta: “Mi ha detto proprio così”.

Lamine ricostruisce l’episodio. “Io il pallone io non l’avevo toccato, lui si è buttato a terra di spontanea volontà, io a quel punto mi sono girato e gli ho detto ‘ma chi ti ha toccato’. Lui a quel punto si è alzato e mi ha detto ‘stai zitto scimmia’. Poi lo ha ripetuto, ‘sei una scimmia di merda’”.Il senegalese lavora a Riccia, vive in Molise da quasi 5 anni. “Una cosa del genere non mi è mai capitata”.

“Mentre lasciava il campo e poi nello spogliatoio ha pianto” riferisce il  presidente della Riccia Giuseppe Pontelandolfo, smentendo in maniera secca  la versione di Zullo che ha affidato a una nota stampa, dopo aver fatto un post facebook e dopo aver rilasciato alcune dichiarazioni a Primonumero, assistito dall’avvocato, la sua verità. “Dopo aver già spiegato sui social l’accaduto – scrive Zullo – mi metto a disposizione degli organi di giustizia sportiva per restituire agli avvenimenti la loro reale portata, ovvero quella di un deprecabile scambio di insulti e di offese che avviene di frequente sulla scia della trance agonistica. In quella sede – aggiunge – dimostrerò che non ho profferito alcun insulto con intento o contenuto razzistico perché ciò non mi appartiene. Le parole che nell’animosità della partita sono state scambiate per insulto razzista – si giustifica Michele Zullo, 48 anni – non possono essere state che mal percepite nella concitazione”.

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Non la vedono così quelli che quella parola l’hanno sentita, in campo, per ben due volte. Il giocatore Davide Pontelandolfo per esempio. “Lo ha detto in dialetto, ma si capiva benissimo. La parola era scimmia di merda, che non è un termine da normale concitazione bensì un insulto di stampo razzista. Io ero lì e ho sentito bene, come l’hanno sentita il portiere e un altro giocatore oltre allo stesso Lamine”.

L’altro giocatore si chiama Andrea Vassalotti, terzino del Riccia, e anche lui conferma tutto. “Ci trovavamo sulla lunetta di rigore, l’arbitro era lontano e non poteva sentire, Io invece ho sentito che Zullo ha detto, in dialetto, ‘scimmia di merda’. La tensione era molto alta, c’è stato un piccolo diverbio che non è arrivato alle mani ma solo a spintoni e a momenti di forte tensione. Poi un giocatore della mia squadra ha detto ‘usciamo dal campo, andiamo via’ e siamo tornati negli spogliatoi”.

Lokomotiv riccia foto fb

Ipotizzare una menzogna collettiva, a questo punto, aprirebbe al sospetto di un complotto che francamente risulta incomprensibile. Tanto più che, racconta ancora il presidente del Riccia, “la sera stessa Zullo ha ammesso di aver sbagliato nel pronunciare quella parola sia con l’allenatore che con un dirigente del Riccia. Così come aveva ammesso la sessa cosa con me subito dopo l’episodio”.

Il presidente Pontelandolfo aggiunge: “Non capisco perché Michele Zullo, che conosco da tanto tempo e che è una brava persona, abbia deciso di fare un post facebook negando di aver detto una cosa che hanno sentito diversi testimoni e che lui stesso ha ammesso di aver detto. Ora sta cercando di passare dalla parte della vittima falsificando un dato oggettivo. Ci ha accusato di esserci ritirati per poter rigiocare la partita quando sappiamo benissimo che noi quella partita l’abbiamo persa a tavolino e non ci interessa, è stata fatta una scelta diversa in quel frangente perché la nostra squadra funziona così, siamo una società impegnata nel sociale che ha altri valori. E poi stiamo parlando semplicemente di una prima categoria, non è mica la serie A”.

Per i testimoni e i giocatori del Riccia Zullo “avrebbe fatto meglio a chiedere scusa a Lamine, magari la cosa sarebbe finita lì”.

“Chiunque può sbagliare, può capitare – conclude il presidente dell’Asd Lokomotiv Riccia, squadra nata nel 2019 dalle ceneri della vecchia Riccia – Nessuno sta dicendo che noi siamo angeli e dall’altra parte ci sono i demoni, ma penso che chiedere scusa sia doveroso, e significherebbe rimediare a questa spiacevole situazione con onore e coraggio”.

Andrea Vassalotti auspica che almeno, indipendentemente da quello che succederà con la giustizia sportiva e la procura federale chiamata in causa dal comitato regionale della Figc, “con questo scossone ci possa essere un cambiamento di vedute, un migliore approccio d’ora in poi e una consapevolezza che certe cose si possono dire, anche se sono offese e parolacce, altre no. Questa è una di queste. Lamine Sow è l’unico tesserato di colore della squadra”.

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