L'Ospite

L'ospite

8 marzo, messaggi delle istituzioni dedicati alle donne ucraine

Quest’8 marzo lo dedichiamo, in particolare, alle donne ucraine, che stanno vivendo un dramma inaccettabile. La dignità, lo spirito di sacrificio, il patriottismo che hanno dimostrato al mondo intero da quando è iniziata l’invasione russa è esemplare. Siamo dalla loro parte e, in generale, siamo dalla parte di tutte le donne che, in ogni angolo del pianeta, con abnegazione e coraggio, si battono per la libertà, contro ogni violenza e sopruso.

Donato Toma, presidente della Regione Molise

***

Questo 8 marzo non può che trovarci al fianco delle donne ucraine vittime di questa guerra assurda e insensata. Diversamente, rischieremmo di trasformare questa giornata in un semplice e vuoto esercizio retorico. E questo non è accettabile. Mentre parliamo, infatti, le donne ucraine sono sotto il fuoco dei bombardamenti; costrette ad abbandonare le loro case; in coda lungo le frontiere di altri Paesi per mettere in salvo loro stesse e i propri bambini: donne che in queste ore stanno piangendo i loro figli, i loro mariti, i padri e i fratelli caduti in combattimento. Allo stesso modo esprimiamo solidarietà nei confronti delle tantissime donne che in Russia stanno manifestando il proprio dissenso verso la guerra, sfidando gli arresti e i pestaggi: il loro coraggio è un esempio di inestimabile valore morale. L’Unione Europea e le sue istituzioni siano con fermezza dalla parte di chi in questi giorni sta vivendo il dramma della guerra. Ogni sforzo deve essere diretto affinché la pace venga ristabilita al più presto e possa così cessare immediatamente l’invasione russa dell’Ucraina. La Giornata internazionale della donna sia l’occasione per riaffermare la sacralità della vita e il valore della libertà. Perché chi mette in pericolo una donna mette in pericolo il mondo intero.

Aldo Patriciello, europarlamentare

 

***

Oggi, nella giornata internazionale dei diritti della donna, non posso che esprimere piena solidarietà e vicinanza  a tutte le  donne ucraine che in questi giorni stanno vivendo l’incubo della guerra, che cercano di mettere in salvo le vite dei propri figli, percorrendo centinaia di chilometri anche a piedi, sfidando la paura e il freddo,  alle tante donne coraggio che lasciano i propri figli alle frontiere per salvarli, ma anche alle donne che rimangono in Ucraina per combattere e proteggere la loro terra. La stessa solidarietà  va alle donne russe che scendono in piazza per far sentire la loro voce contro la guerra, rischiando il carcere: il loro dissenso è per garantire un futuro libero e democratico alle nuove generazioni. Tutte insieme diciamo con forza NO alla guerra.

Manuela Vigilante – portavoce regionale della Conferenza delle donne democratiche del Molise

donne democratiche

***

Rispetto della donna non come espressione di un genere ma come persona. È questo l’obiettivo che dobbiamo continuare a porci, collettivamente, per raggiungere quell’effettiva parità dei diritti che ancora oggi, purtroppo, si fatica a conquistare. Perché l’uguaglianza, pur riconosciuta e sancita sulla carta, non sempre si traduce concretamente nei fatti.
È certo positivo plaudere ai traguardi che sono stati raggiunti, ma non bisogna distogliere lo sguardo dal cammino che resta ancora da percorrere e da ciò che bisogna cambiare.
Nell’ultimo periodo, anche a causa della pandemia il livello dell’occupazione femminile è diminuito, tornando a percentuali che si pensavano ormai legate al passato. Allo stesso modo, continua a permanere il fenomeno della scarsità di presenze femminili nelle posizioni apicali nelle realtà lavorative sia pubbliche che private. E sul luogo di lavoro continuano a verificarsi situazioni di discriminazione reale. Ne è un esempio il numero di donne che sono costrette ad abbandonare la propria professione in concomitanza con la nascita di un figlio”. Per porre fine a questa situazione “possono essere messe in campo politiche specifiche. Ma il miglioramento dei servizi e delle iniziative di sostegno non è il solo strumento necessario.
Per andare verso un reale cambiamento è fondamentale attribuire la giusta importanza al ruolo dell’educazione al rispetto. Se si impara a rispettare l’altro così come si rispetta la propria persona, lo si farà a prescindere dall’identità di genere. Senza distinzione tra uomini e donne. Riconoscere all’altro lo stesso valore è, infatti, il primo passo per riconoscerne gli stessi diritti. Solo così si può tutelare il diritto all’identità e alla libertà dell’altro. Le donne devono essere libere di esprimere la propria persona nel modo che ritengono più opportuno, al di là degli stereotipi e dei ruoli che storicamente sono stati loro attribuiti dagli uomini.
Va da sé che la parità di genere è una questione educativa, così come è una questione politica, economica o sociale. Il percorso della diffusione della cultura del rispetto deve svolgersi nella scuola, nella famiglia, nei luoghi di lavoro. Ma, soprattutto, deve coinvolgere direttamente le donne. Il messaggio deve essere destinato, in prima persona, a loro. Devono maturare la consapevolezza necessaria per poter reclamare i propri diritti.
In quest’ottica si inserisce la collaborazione che l’autorità regionale di Garanzie ha avviato con l’Associazione Promozione Donna, di Isernia, che si occupa di tematiche inerenti alle tematiche dell’affermazione della figura della donna.
Insieme all’associazione, la Garante realizzerà una serie di appuntamenti e di attività a carattere culturale finalizzati a approfondire i temi legati all’empowerment femminile.

Leontina Lanciano, Garante regionale dei Diritti della Persona

***

Attenzioni concrete e un agire che, partendo dalle istituzioni, coinvolga la società civile per un superamento più marcato ed efficace degli stereotipi di genere che, purtroppo, ancora condizionano la presenza e la rappresentanza delle donne in tanti dei settori fondamentali per la crescita del nostro Stato, è ciò che la Giornata internazionale dei diritti delle donne ci deve portare inderogabilmente a rilanciare, perché, soprattutto su ciò che concerne il riconoscimento delle competenze, dei valori, della forza propositiva e organizzativa delle donne, i conformismi e i pregiudizi non solo ancora esistono, ma rendono tutt’ora possibili atteggiamenti di discriminazione che non sono accettabili. Dalle discriminazioni il passaggio alle violenze e alle prevaricazioni è purtroppo breve e fin troppo attuale, in Italia come nel resto del mondo, lo vediamo ancora più compiutamente in questi ultimi giorni carichi di notizie di conflitti che pensavamo di aver confinato una volta per tutte nel tempo passato. I passi avanti compiuti per l’abbattimento delle disparità di genere in ambiti diversi della società contemporanea, sono frutto principalmente dell’indomita tenacia messa in campo dalle donne stesse, mentre, invece, manca una risoluta e più partecipata visione di quanto sia indispensabile affidarsi alle donne per ruoli di vertice in contesti professionali, istituzionali e politici. Facciamo in modo che la memoria dei sacrifici e delle lotte che le donne in prima persona hanno dovuto affrontare per veder riconosciuti i loro diritti e che questa data dell’8 marzo racchiude storicamente in sé, diventi un veicolo di trasmissione, verso gli organismi istituzionali, economici e sociali del nostro paese, di quella linfa necessaria per una modernizzazione non di facciata della nostra società e dei nostri rapporti, dove ognuno possa essere messo in condizione di dare il suo apporto alla costruzione e allo sviluppo di un sistema democratico aperto, coinvolgente, vitale, realizzando compiutamente così quell’uguaglianza di genere necessaria a offrire le giuste e doverose possibilità di realizzazione e di vita a tutti.

Roberto Gravina, sindaco di Campobasso

***

L’Italia della ripresa. Il covid stava allentando la sua morta ma il suo passo è stato preso dall’orrore della crisi russa-ucraina e quindi dalla guerra.

Due fasi rilevanti della nostra esistenza in una Europa  guidata da tre donne, Ursula von der LeyenChristina Lagarde e Roberta Matsola.

Tre donne che hanno consolidato coesione e unanimità nella difesa di valori non soltanto politico istituzionali ma anche e soprattutto umani in un teatro di guerra che ha diviso le famiglie, spezzato vite umani, ucciso bambini, ferito mortalmente madri e padri.

Negli occhi delle donne, di quelle al potere o di quelle al fronte, o di quelle che attraversano il confine con i figli tra le braccia abbiamo letto terrore e paura, angoscia e inquietudini ma anche capacità di resilienza. Anche forza e prospettiva per un futuro da costruire. Ancora. Nonostante la guerra. Nonostante tutto.

Perchè le donne sono capaci di resistenza e speranza insieme, basta osservare l’immagine, che in questi gironi ha commosso del mondo: un bimbo nato in un rifugio. E’ il miracolo della speranza: una donna che dona la vita nonostante le bombe, la paura, lo sgomento, l’incertezza della vita. Lei dona la vita. E lo fa con amore. Amore incommensurabile di cui soltanto una donna è capace.

Ecco allora che penso alle donne sostenitrici della vita: Giustina Olha Holubert genetista, psicologa e suora, amica di Matilde Leonardi, neonatologa a Milano. Fondatrice, nel 2017, di un hospice pediatrico, che resta in Ucraina al servizio della fragilità per patologie genetiche.

A quelle che rappresentano la scienza: cito Fabiola Gianotti  direttrice del Cern e ancora Maria Chiara Carrozza che ne è presidente, prima donna nella storia dell’istituzione.

Ma penso anche alle donne dello sport. Le Olimpiadi di Pechino 2022 non sono mai state così rappresentative del genere femminile: diciassette italiane medaglie oro, argento e bronzo. Una risposta di tenacia e capacità alla pari di altri. Donne che hanno raggiunto il loro traguardo non soltanto grazie al talento e alle competenze acquisite ma dimostrando che per vincere – nello sport come nella vita – occorrono cuore e sorrisi, abbracci e lacrime.

Le donne. Ovunque e con risultati straordinari.

Eppure una sfida per la democrazia è, ancora, la parità di genere. Priorità assoluta dell’azione di governo del Presidente del Consiglio Mario Draghi, contro pregiudizi e stereotipi. Interventi su formazione, sostegno della natalità, per l’imprenditoria femminile, l’occupazione e la parità salariale.

Rapidamente e consapevolmente le donne procedono in questo complesso cammino formale e culturale per non dover subire più alcuna discriminazione.

Ed è questa, anche quest’anno, l’altra difficile sfida che ci apprestiamo ad affrontare con la consapevolezza che è il tempo di sradicare logiche costruite su discutibili  basi culturali e – come ha ricordato anche Papa Francesco – inserire “la donna  al centro del sentire e dell’agire”, rafforzarne il concetto di rispetto come madre e compagna, lavoratrice e professionista, consolidare l’insostituibilità del suo valore in ogni settore della vita istituzionale, professionale e sociale.

L’augurio, il mio personale, è quello che il domani sia davvero un domani diverso. Immagino insieme uomini e donne, un cielo che scelga sempre di completarsi con l’altra sua metà e mai di farne a meno. Auguri donne.

Filomena Calenda, assessore Regione Molise

commenta