Turismo è cultura?

Siti, musei e castelli chiusi, i gioielli del Molise inaccessibili ai turisti: “Manca più della metà dei custodi necessari”

Una carenza di personale che si trascina da anni alla base delle chiusure dei più importanti siti archeologici del Molise. In quello di San Vincenzo al Volturno sono i funzionari del ministero a fare da custodi la domenica, a Pietrabbondante si usano i ragazzi del Servizio civile mentre Gambatesa potrebbe ricorrere ai percettori del reddito di cittadinanza per riaprire il suo maniero medievale "anche se non è una soluzione" come dice il sindaco Genovese. Intanto la Direzione regionale dei musei molisani sta di nuovo cambiando il direttore: l'incarico andrà all'archeologo Enrico Rinaldi che dovrà gestire anche il sito di Altilia dove ci sono ancora terreni e ruderi privati all'interno della piccola Pompei del Molise.

Il sito archeologico di Pietrabbondante è una testimonianza tra le più importanti dell’epoca sannita nella nostra regione. Il suo teatro e il tempio che costituiscono il complesso monumentale sono accessibili al pubblico grazie alla presenza di tre ragazzi del Servizio Civile che il Comune ha affiancato all’unico custode regolarmente assunto per vigilare sul santuario italico. Ed è in arrivo personale dalla romana Ales (Arte lavoro e servizi Spa), società partecipata al 100 per cento dal Ministero della Cultura di Dario Franceschini.

La scelta del sindaco Antonio Di Pasquo è stata obbligata e anche scaltra per evitare che l’atavica carenza di personale condizionasse eccessivamente i flussi turistici nel piccolo (ma ricco di storia) comune della provincia isernina.

A San Vincenzo al Volturno, altra perla della nostra regione, il sito  è aperto solo di domenica dalle 10 alle 16 quando i funzionari della Direzione regionale del Molise a turno vanno a fare i custodi. Non si riesce a garantire neppure la presenza a gruppi di turisti da fuori regione e bisogna dire anche grazie a questi dipendenti del ministero che evitano (dietro compenso s’intende) l’inaccessibilità assoluta della splendida area archeologica.

Va un po’ peggio a Gambatesa dove il castello di Capua, un maniero medievale diventato dimora signorile nel Rinascimento, è chiuso dallo scorso gennaio.

Il 22 febbraio il sindaco Carmelina Genovese ha fatto sapere di aver chiesto aiuto al ministero della Cultura. Il giorno seguente sempre il primo cittadino di Gambatesa ha chiesto un sostegno anche all’assessorato regionale di Vincenzo Cotugno invocando “un autorevole e incisivo intervento per la tempestiva risoluzione della problematica”. Genovese ha altresì sottolineato “la necessità di un’ampia mobilitazione, considerata l’importanza del sito per l’intera Regione Molise e per la strategia di sviluppo, basata sulla valorizzazione dei patrimoni culturali che lo stesso assessorato regionale sta portando avanti”.

In queste due note alla stampa il sindaco ha cercato di evidenziare la contraddizione del Ministero e della Regione che da un lato parlano di promozione culturale spendendo anche denaro pubblico e dall’altra non riescono neppure a garantire l’apertura di siti e musei.

La possibilità prevista di fare i cosiddetti accordi di valorizzazione (tipo quello di Pietrabbondante coi ragazzi del Servizio Civile o altre intese con associazioni e proloco) è una via che poco convince il sindaco Genovese che sta valutando di utilizzare per l’apertura del castello i fruitori del Reddito di cittadinanza salvo poi ammettere che “in tutti i casi non è risolutivo anche perché bisognerebbe avere più persone per garantire l’apertura nei giorni festivi e un solo volontario non potrebbe mai stare tutte le domeniche nel castello”.

Che dalla Direzione regionale dei musei molisani abbiano suggerito la via dei volontari per non dover chiudere il castello (con tutte le ricadute negative che questo sta generando) lo conferma anche Leandro Ventura, ex direttore e oggi segretario regionale per il Molise.

leandro ventura

“Il sindaco Genovese può avere tutte le ragioni del mondo ma la verità è che i custodi dovrebbero essere 53 e attualmente in servizio ne abbiamo solamente 22. A Gambatesa dei 4 che c’erano ne è rimasto uno soltanto, noi della Direzione è dal 2016 che, date le difficoltà, abbiamo suggerito alla Genovese soluzioni alternative (ragazzi del servizio civile, volontari della locale proloco). Purtroppo non è un problema di facile soluzione basti pensare soltanto che l’agenzia Molise Lavoro alla quale io stesso ho chiesto operatori di vigilanza a febbraio di due anni fa ho ottenuto i nomi solamente a ottobre del 2021”.

Dietro l’angolo c’è anche una selezione nazionale che potrebbe rimpolpare un organico sottodimensionato “entro l’estate”.

Nell’attesa, però, i problemi restano. E non sarà l’indignazione del sindaco di Gambatesa a cambiare le cose. Tantomeno la presenza (ma in questo caso è più corretto dire l’assenza) di volontari del posto chiamati a tenere aperto un castello che è di proprietà dello Stato e non certo del Comune.

Per di più la Direzione regionale dei musei del Molise che ha sede nello splendido Palazzo Iapoce, nel cuore del centro storico di Campobasso, lungo la ripida Salita San Bartolomeo, ha una situazione sempre troppo fluida a livello di struttura organizzativa che non favorisce scambi proficui coi suoi interlocutori.

Dalla fine del mandato del dottor Leandro Ventura, era ottobre del 2021, è arrivato Francesco Sirano il cui mandato scadrà il 28 febbraio prossimo. Quest’ultimo, contattato da Primonumero per una intervista anche su possibili sue proposte risolutive nei pochi mesi di lavoro in Molise , ha preferito non rilasciare dichiarazioni.

Intanto è già stato nominato il successore di Sirano: il dottor Enrico Rinaldi, un archeologo in servizio a Roma messo a capo non solo della Direzione regionale ma anche del Parco archeologico di Sepino.

“I dirigenti di ruolo al ministero sono pochissimi – ci spiega ancora Ventura – io per esempio avevo tre incarichi: due in Molise e uno a Roma. Gran parte dei miei colleghi è in questa situazione infatti il ministero sta lavorando anche sui concorsi per dirigenti”.

Nel frattempo, però, si procede con delle nomine a contratto di durata variabile. In teoria l’incarico del direttore che sta per arrivare in Molise dovrebbe durare quattro anni. Una sfida molto dura lo attende e riguarda l’area archeologica di Altilia in cui continuano a esserci terreni e costruzioni di proprietà private internamente al sito. In più c’è da riaffidare la gestione di questo e di tutti gli altri siti molisani che negli ultimi sette anni sono stati nelle mani di un’unica associazione: la memo Cantieri Culturali. Toccherà a Rinaldi fare un nuovo bando. La buona notizia è che avendo il parco di Sepino una sua autonomia potrà godere anche di finanziamenti ad hoc per risolvere i suoi problemi organizzativi e prendere personale in più.

Una soluzione auspicabile sarebbe anche quella di un dialogo più costante e proficuo tra la Direzione regionale museale e la Regione Molise che poco più di due anni fa ha adottato il Piano strategico per lo sviluppo del Molise, una significativa dimostrazione d’intenti che la pandemia, ma non solo quella, hanno in parte congelato.

Il paradosso però resta perché da un lato si dice di voler investire sul turismo e dall’altro si chiudono i siti, anche quegli stessi che il portale VisitMolise.eu consiglia di vedere nei suoi pacchetti di viaggio urlando che Turismo è cultura.

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