Troppi morti e infortuni

Sicurezza sul lavoro, raffica di controlli nelle aziende: si rischiano chiusure e sanzioni penali

Consulenti del lavoro e associazioni di categoria subissati di richieste di corsi e adempimenti burocratici per mettersi in regola dopo il Decreto Legge che ha inasprito le sanzioni per le attività non in regola. “Cambio di mentalità necessario”

Le aziende non in regola con le norme per la sicurezza sul lavoro rischiano la chiusura dell’attività e sanzioni penali, oltre che multe da diverse migliaia di euro. Per questo motivo consulenti del lavoro e organizzazioni di categoria sono subissati di richieste per corsi e aggiornamenti così da mettersi in regola ed evitare brutte sorprese come quelle che hanno portato la settimana scorsa alla chiusura di due caseifici dell’area matesina.

Chiusi due caseifici nell’area matesina: uno era sporco, l’altro non aveva i parametri di sicurezza

Ispettorato del Lavoro e Nas stanno procedendo a controlli, intensificati in questi giorni, che riguardano tanto le grandi aziende quanto le piccole realtà imprenditoriali del Molise.

È la conseguenza del Decreto poi convertito in Legge con cui il Governo Draghi a fine 2021 ha provato almeno a ridurre drasticamente le troppe morti sul lavoro e più in generale gli infortuni che si verificano con frequenza eccessiva. La piaga delle morti bianche non sembra volersi arrestare: da inizio 2022 sono quasi un centinaio in Italia le persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro. Nel frattempo il Decreto, poi esplicato dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che ha fortemente inasprito le norme e le relative sanzioni.

“La grande novità è che si rischia la chiusura dell’attività se si viene trovati non in regola” sintetizza Lorenzo Torosantucci, consulente in materia di sicurezza del lavoro e contitolare dello studio Consa di Termoli. “Inoltre adesso le sanzioni sono penali. Si può sanare pagando una grossa multa, ma si finisce comunque davanti a un giudice e in caso di condanna resta una macchia sulla casella giudiziaria” aggiunge. Anche le multe non sono di poco conto: si può partire da circa 3mila euro a salire, fino a oltre 15mila. Roba da far tremare i polsi, specie se l’azienda è piccola.

Ma in quali casi si rischia la chiusura dell’attività? La Circolare dell’Ispettorato del Lavoro ne elenca diversi. I principali sono la mancata elaborazione del Documento di Valutazione Rischia (Dvr), l’assenza del Piano di emergenza ed evacuazione, l’assenza di formazione e addestramento, la mancata costituzione del servizio di prevenzione e protezione e nomina del relativo responsabile (Rspp), la mancata elaborazione del Piano operativo di sicurezza. Ma ci sono anche la mancata fornitura dei dispositivi di protezione individuali per cadute dall’alto o di protezioni contro il vuoto.

consa locandina decreto sicurezza lavoro

Si sta verificando quindi una corsa a mettersi in regola, ma l’esperto ammonisce. “L’aspetto principale è culturale. Le aziende stanno iniziando a cambiare mentalità, stanno capendo che devono fare un percorso che ti porta poi ad avere una marcia in più, perché migliora la sicurezza e il benessere dei lavoratori”.

Lo studio Consa porta avanti da tempo la formazione nelle aziende, un lavoro che si è intensificato e che ha trovato la collaborazione di Confesercenti. “Ci stanno chiamando in molti, non ce l’aspettavamo ma c’è preoccupazione da parte delle aziende. Le richieste sono pressoché decuplicate” spiega Massimiliano Orlando, direttore dell’associazione Molise aderente Confesercenti.

“Abbiamo quindi deciso di modificare la nostra programmazione didattico-organizzativa, rinviando altri corsi e dando precedenza a quelli per la sicurezza sul lavoro”.

Lo studio Consa ha di recente pubblicato un attento lavoro di raccolta dati e analisi che ha coinvolto un campione di 137 aziende molisane. È emerso chiaramente che prima dell’accompagnamento dei consulenti, mancasse la reale percezione dell’importanza della sicurezza sul lavoro.

Un esempio per tutti riguarda il classico corso di primo soccorso. “Dall’indagine si evidenzia che solo il 7,3% dei datori di lavoro aveva provveduto a far frequentare il corso all’addetto di primo soccorso, inoltre solo 8% aveva l’attestato ma scaduto”. Questo nel primo periodo di analisi. Un primo cambiamento è avvenuto dopo l’affiancamento del Centro studi e consulenza. “Oltre 83% dei datori di lavoro aveva provveduto a formare l’addetto al primo soccorso, infine aumentano la frequenza ai corsi di aggiornamento, infatti, gli attestati scaduti si riducono dall’8% al 5,1%”.

Dati che secondo Lorenzo Torosantucci fanno emergere “una mancanza di cultura, formazione e sensibilità sulla sicurezza. Ma queste sono cose che vanno insegnate a scuola, quando la mente è più elastica. È difficile apprenderle a 40-50 anni. Per fortuna sta emergendo un modo di operare diverso. Occorre capire che si tratta della vita delle persone e la vita è sacra”.

LA CIRCOLARE DELL’ISPETTORATO DEL LAVORO

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