Dibattito a termoli

Ricostruire la sanità partendo dal territorio, sì alle Case della Comunità. La proposta dal basso

Riorganizzare la Sanità territoriale per dare risposte ai cittadini. La Fonte: “Diciamo basta all’inerzia della politica regionale”

Ripensare la sanità del territorio partendo appunto dal territorio e dalla medicina cosiddetta territoriale. Se ne è discusso stamane a Termoli, al cinema Sant’Antonio, in un incontro pubblico organizzato dalla rivista La Fonte e a cui ha preso parte anche la Diocesi con il vescovo Gianfranco De Luca. Ospite d’eccezione: il giornalista molisano Domenico Iannacone.

medicina territoriale focus

“Negli ultimi 20 anni la Regione Molise ha rinunciato a programmare il suo futuro e ha deciso di vivere alla giornata. Questo approccio ha portato disastri in tutti i settori, ma in particolare nel campo della sanità.
Abbiamo infatti una medicina territoriale affidata alla buona volontà degli operatori, una scarsa attività di prevenzione, un sistema sanitario che non riesce ad integrarsi con i servizi sociali. Il risultato è una rete ospedaliera priva delle necessarie risorse umane e finanziarie, compromessa anche dall’assenza di una vera sanità territoriale e dalla subalternità agli interessi delle strutture private, che drenano risorse al pubblico in affanno. Su questo disastro organizzativo e funzionale si è abbattuta la pandemia”. Questo il quadro descritto e su cui si sono innestati i vari interventi.

Ma soprattutto, partendo dall’analisi delle tante criticità emerse, La Fonte ha elaborato una proposta per affrontare l’emergenza sanitaria e, più in generale, per dare un futuro all’organizzazione della sanità pubblica.

“Per questo abbiamo sostenuto l’ipotesi dell’ospedale Covid a Larino e la necessità di una forte ed innovativa sanità territoriale.
Le ‘Case della Comunità’, precedentemente denominate ‘Case della Salute’, possono essere una risorsa fondamentale per la prevenzione delle malattie e tutelare la salute dell’uomo e dell’ambiente. Ma possono anche ridisegnare, se opportunamente integrate con la rete ospedaliera, un sistema sanitario più virtuoso, sostenibile e vicino al cittadino.

Con il nostro progetto, abbiamo posto l’accento sul fatto che solo un buon sistema sanitario pubblico può garantire la salute del cittadino come diritto inalienabile.
Quel documento, arricchito e sottoscritto da numerose associazioni, è stato inviato al Consiglio regionale che, dopo aver fatto le dovute audizioni nella competente Commissione, lo ha deliberatamente, irresponsabilmente e inopinatamente insabbiato.

Le scelte programmatiche e finanziare recentemente adottate dal governo nazionale sono in linea con le proposte da noi precedentemente avanzate al Consiglio regionale del Molise, laddove prevedono la centralità della medicina territoriale e, in particolare, l’attivazione delle Case della Comunità.

Ora, infatti, ciascuna Regione è chiamata a dotarsi di un organico progetto di sanità territoriale, da avviare subito e da implementare con gli ulteriori finanziamenti derivanti dal PNRR.
Nella Regione Molise il Presidente-Commissario procede all’attuazione delle scelte strategiche fatte dal governo nazionale senza nessun confronto pubblico e senza una qualsiasi informativa allo stesso Consiglio regionale che, per parte sua, si finge morto.

Di fronte al grave comportamento del Presidente-Commissario e all’inerzia dell’Assemblea legislativa, abbiamo promosso, ancora una volta, un’iniziativa sulla sanità regionale. In particolare, ci siamo interessati al distretto sanitario del Basso Molise, forse il più abbandonato negli ultimi anni.

Il nostro obiettivo è restituire ai cittadini molisani il diritto di parola su un tema che è cruciale per la loro salute e decisivo per il futuro della regione. Almeno se vuole occuparsi della sua comunità e non di interessi particolari. Per questo, la nostra azione, rafforzata dalla vicinanza di tante associazioni impegnate sul territorio e, non da ultimo, della Diocesi di Termoli-Larino, non si fermerà qui.

La politica – la chiosa – deve rendere conto ai cittadini che, legittimamente, chiedono e pretendono il diritto alla salute”.

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