Dalla discarica alla passerella

Moda a km 0, il progetto entra nel vivo: ricerca avviata, entro l’autunno pronti i tessuti made in Molise

Le bottiglie di plastica che finiscono nell’impianto di smaltimento di Tufo Colonico sono la materia prima dalla quale partire “per trovare la formula chimica ideale dei filati. Ci siamo dati marzo 2022 come scadenza” racconta Antonio Lucio Valerio, a capo della filiera con i cugini Antonio Sandro e Maria. “Una volta incassato questo risultato – aggiunge - entra in azione la produzione industriale e quindi il confezionamento sotto il marchio Fibre. Confidiamo che entro l’autunno 2022 entrambi i poli funzioneranno a pieno regime e saranno funzionali l’uno all’altro”.

La filiera produttiva comincia dalle bottiglie di plastica usata e finisce in negozio. Il concetto di economia circolare è applicato alla lettera: la prima fase si attiva in un centro di ricerca e sviluppo, la seconda si svolge in un laboratorio industriale che produce tessuti sostenibili e la terza si concretizza in un polo sartoriale di confezionamento abiti da passerella. Tutto in 22 chilometri, la distanza tra i comuni di Pozzilli e Pettoranello, in provincia di Isernia, dove sta risorgendo la ex Ittierre, azienda tessile che per oltre vent’anni ha confezionato capi di lusso con le griffes di Ferré, Dolce&Gabbana, Versace, Romeo Gigli, Costume National. L’esperienza è finita (male) nel 2016, con 700 dipendenti licenziati in seguito al concordato fallimentare. Alla vigilia della pandemia è arrivata la svolta: l’azienda è stata rilevata all’asta giudiziaria per 3 milioni di euro dal Gruppo Valerio che controlla la Smaltimenti Sud, il gestore del grande impianto di separazione e trattamento rifiuti solidi urbani di Tufo Colonico, al servizi di 60 comuni.

“L’idea è nata dal desidero di coniugare la tradizione tessile del Molise alle nuove esigenze che il mercato e l’ambiente richiedono, creando un grande contenitore nel quale sperimentare e tradurre in tessuti, e quindi in abiti, la risorsa rappresentata dal rifiuto” spiega Antonio Lucio Valerio, uno dei tre soci del neonato progetto industriale Res, acronimo che sta per Recupero Etico Sostenibile, entrato nel vivo proprio nelle scorse settimane con l’arrivo dei macchinari di selezione ottica per scovare, nei vari polimeri della plastica di scarto, quello più adatto a trasformarsi in tessuti da indossare.

Res si basa su due pilastri: ricerca e sviluppo. La famiglia Valerio, specializzata dal 1989 in trasporto, valorizzazione e smaltimento dei rifiuti urbani, oltre al polo tessile della ex Ittierre a Pettoranello ha acquisito il centro di ricerca nell’area industriale di Pozzilli. Qui, nell’ex stabilimento Mossi & Ghisolfi dove una volta si produceva il Pet, materiale insostituibile negli imballaggi alimentari, una equipe di chimici e tecnici in partenariato con l’Università degli Studi del Molise ha avviato la ricerca con una Start up che risponde ai principi fissati dalla Missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, vale a dire rivoluzione verde e transizione ecologica. “Si parte da rifiuti tecnologicamente avanzati di plastica sotto forma di recupero con la selezione ottica computerizzata. Abbiamo acquistato 12 selezionatori computerizzati che vanno a individuare i polimeri più adatti per realizzare tessuti con materiali sostenibili. Quelli stessi tessuti al massimo entro novembre 2022 saranno pronti e diventeranno la materia prima per abiti e collezioni fashion che porteranno avanti la tradizione di Pettoranello” aggiunge Valerio.

Res progetto presentazione Valerio

In questi giorni ha preso l’avvio il progetto per il recupero delle materie al supporto delle imprese. Tecnicamente si definisce “re-ingegnerizzazione dei processi” e “riduzione dell’impronta ecologica”.

Nel frattempo il polo tessile di Pettoranello è già operativo ed è al lavoro su capi realizzati con tessuti ecosostenibili acquistati da fornitori esterni. “L’obiettivo è diventare il primo esempio di filiera integrata che comincia con la raccolta degli scarti e arriva in negozio, scommettendo sulle professionalità locali e salvaguardando quel patrimonio di esperienze e competenze delle ex maestranze Ittierre da riassorbire nel brand Fibre” dice ancora Valerio, svelando che complessivamente l’investimento programmato in piena pandemia ammonta a 10 milioni di euro “e si inserisce nelle opportunità date dal Pnrr e dai fondi messi in campo per l’industria 4.0 all’interno dei contratti di sviluppo per l’area Molise”.

Una regione, il Molise, che per un buon ventennio è stata sinonimo di lusso “e noi intendiamo riproporre quel modello in chiave sostenibile e avanzata”. In programma l’assunzione di 100 dipendenti riassorbendo una fetta rilevante delle ex maestranze Ittierre, che per comuni piccoli come questi rappresentano una svolta sotto il profilo occupazionale. “Giochiamo in casa, abbiamo tutto quello che ci occorre nel raggio di 20 chilometri”.

Il brand Fibre, che consacra la ripartenza del comparto del fashion molisano, sta lavorando al confezionamento degli abiti con tessuti green acquistati da fornitori esterni, e nell’attesa del giudizio del pubblico (la prova in passerella delle collezioni) il Gruppo Valerio è ottimista di arrivare a breve a tessuti ‘autoctoni’ per chiudere il cerchio. Tutto made in Molise, ottenuto con un processo senza inquinanti chimici, senza emissioni in atmosfera con la termoformatura a bassa temperatura. “Siamo a buon punto. La nostra scommessa? Su due binari: essere competitivi nella moda sostenibile ma anche sul piano del benessere, entrare nel processo della transizione ecologica da protagonisti e, una volta tanto, giocare d’anticipo col nostro piccolo Molise che ha tutte le carte in regole per diventare una etichetta territoriale sinonimo di rispetto per l’ambiente e qualità della vita”.

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