L'opinione

Mani Pulite, Di Pietro: “Vergogna per il Paese, dopo 30 anni mi sembra tutto uguale a prima”

L’ex ministro e all’epoca magistrato della Procura di Milano, il molisano Antonio Di Pietro, ricorda in un post Facebook carico di amarezza come vennero fermate le indagini portate avanti con i colleghi Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo in quella che viene considerata la più importante inchiesta italiana sulla corruzione.

 

Ci volevano fermare.
Si sono messi in azione appena hanno capito che stavamo per arrivare ai piani alti del potere. Mani pulite è stata fermata, anche perché mentre stavamo indagando sui bauscia del Nord, siamo andati a toccare quelli che avevano contatti con la mafia al Sud.
Da allora a oggi, l’unica cosa che è cambiata è che adesso c’è desolazione da parte dell’opinione pubblica.
Dalla fine della Prima Repubblica sarebbero dovute emergere nuove idee e persone che le portassero avanti. Invece da quell’inchiesta è nato un grande vuoto e sono comparsi personaggi rimasti sulla scena politica più per se stessi che per altro. Penso a Berlusconi, a Bossi, a Salvini, a Renzi.
Noi abbiamo fatto quello che fa un qualsiasi medico radiologo quando vai a fare i raggi per vedere se hai una malattia; abbiamo scoperto che il nostro Paese era malato di corruzione endemica.
Non è un giorno di festa 30 anni dopo. Sono 30 anni passati ma mi pare che aprendo il giornale ogni mattina sia tutto uguale a prima.
Prima di andarmene vorrei mettere tutto in Rete affinché qualcuno un giorno possa leggere, per vedere quella diversa verità rispetto a quel che è stato raccontato.
Sono una vergogna per il Paese i ladri, i corrotti, gli evasori fiscali, i mafiosi o chi – come me – li ha scoperti con l’inchiesta Mani Pulite?

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