L'Ospite

L'ospite

L’indispensabile accumulo dell’energia rinnovabile

di Angelo Sanzò, Presidente Comitato Scientifico Legambiente Molise

È ormai ampiamente accertato che siamo ben oltre la fase iniziale dell’attuale transizione energetica, l’ultima in ordine di tempo delle tante che si sono succedute nel corso della storia, del passato, prossimo o remoto, che dir si voglia.

Come ben sappiamo, infatti, per controllare e gestire, nel miglior modo possibile, le cause principali del cambiamento climatico in atto, è indubbiamente necessario abbandonare, nel più breve tempo possibile, con tutte le cautele del caso, l’uso dei combustibili fossili, in quanto responsabili, per la massima parte, dell’emissione in atmosfera dei più dannosi, riconosciuti gas climoalteranti. Al loro posto sono da incrementare e rendere operative, nel più breve tempo possibile, tutte le forme di energia rinnovabile, tecnologicamente disponibili e vantaggiose, anche e soprattutto, dal punto di vista economico.

Come purtroppo, inevitabilmente, avviene, al cospetto di situazioni nuove e/o comunque di fronte a questioni basate su principi tecnico-scientifici di diversa origine, non si può non costatare che anche le fonti di energia rinnovabile presentano il loro, semi nascosto, tallone di Achille.

Essendo, per loro natura, infatti, i quantitativi prodotti da tali fonti di energia, molto variabili nel tempo, sia diurno che stagionale, diventa particolarmente difficoltoso soddisfare con continuità le richieste dell’utenza, pressoché mai in linea con i volumi erogabili.

Da cui, l’importanza fondamentale di avere a disposizione ogni possibile forma di apparecchiatura di accumulo, a breve e al lungo termine, sia in occasione di picchi giornalieri di richiesta, che di variazioni stagionali, durature nel tempo.

Per far fronte alle esigenze di punta, di breve durata, provenienti da un limitato numero di utenze, quali condomini, opifici o gruppi circoscritti di abitazioni, può agevolmente bastare l’avere in dotazione adeguate ed efficienti batterie di accumulatori elettrici, di ultima generazione, già ampiamente disponibili. Nel caso, invece, di dover/voler accumulare quantitativi di frazioni di energia di rilevante entità, le implementazioni operative sono tuttora molto variegate e non sempre di agevole applicazione.

Quella che tra le tante, di gran lunga, riconosciuta la più economica, efficiente e diffusa, capace di accumulare, a parità di condizioni, i maggiori quantitativi prodotti di energia, è rappresentata dagli impianti di pompaggio idroelettrico. Essi sono per la maggior parte localizzati nel nord del Paese, in corrispondenza dei tanti impianti di produzione idroelettrica situati lungo l’arco alpino, pur non mancando nel resto del Paese, come quello sito nel Comune di Presenzano (CE), appena oltre il confine regionale.
Tali impianti sono tecnicamente concepiti sulla base di due bacini di raccolta, a differenza delle comuni centrali che svolgono la loro funzione con un serbatoio unico. L’uno, più in alto, impostato sullo sbarramento fluviale, l’altro posto a quota inferiore, in corrispondenza delle macchine (turbine e alternatori) addette alla produzione.
Nei periodi di bassa richiesta, l’eccesso di produzione viene utilizzato per pompare le acque di riserva, accumulatesi nel bacino di valle, verso quello ubicato a monte, in modo da poterle riutilizzare per un nuovo ciclo produttivo. È evidente che un tale meccanismo di scambio energetico può essere convenientemente utilizzato anche in coppia con altre fonti di energia rinnovabile disponibili in loco e/o comunque nelle immediate vicinanze.

È sulla base, dunque, di un opportuno e circostanziato rilevamento di tutte le risorse, di tale tipo, che pure notoriamente esistono sul territorio (Arcichiaro? Chiauci?), che si potrà convenientemente pervenire all’individuazione di tutta una serie d’impianti capaci di rendere utile e fattibile la non sempre possibile coincidenza di produzione e richiesta d’importanti quantitativi di energia.

Più informazioni
commenta