La crisi del clima/3

Il tempo dei mostri di cemento è finito, l’imprenditore Cianciosi: “Coi fondi Pnrr costruire solo eco&bio”

Intervista a Dante Cianciosi, imprenditore nel campo dei materiali edili e figura di riferimento del settore: "La sensibilità delle aziende al rispetto dell'ambiente sta cambiando e con essa quella dei cittadini. Ma occorre puntare sulla qualità e lo Stato dovrebbe fare di più". E avverte sui rischi legati alle infiltrazioni con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Costruire sì, ma in modo eco e bio. Due termini che si sentono sempre più spesso, talvolta a sproposito. Ma una delle chiavi di fondamentale importanza nella sfida al cambiamento climatico è sicuramente quella legata a un modo nuovo di costruire e un’occasione determinante sta arrivando dal Pnrr.

Ne è convinto Dante Cianciosi, 62 anni, imprenditore termolese di lungo corso nel settore edile, figura di riferimento non solo in Molise ma in gran parte d’Italia nel campo delle forniture di materiali edili.

dante cianciosi

Non c’è solo il clima che cambia, ma anche i materiali e i metodi di costruire.

“È così. Non si va più verso l’espansione, ma si punta sul recupero di edifici o di intere aree. Più volte ho sollecitato le Amministrazioni locali e fare piani di urbanizzazione per favorire le fasce più deboli, cioè i bambini e gli anziani. Dobbiamo creare aree abitative con servizi migliori per vivere meglio. Il recupero urbanistico è la cosa migliore da fare. Pensate che a Dubai ogni 10-15 anni rinnovano tutto, ma mi rendo conto che da noi è più difficile”.

Non abbiamo i petroldollari, ma le idee di rinnovamento ci sono?

“Sì, finalmente c’è maggiore attenzione alle fasce più deboli tramite urbanistica, intelligenza e bellezza costruttiva. Partendo dai materiali: oggi possiamo riutilizzare gli inerti e avere risparmio di denaro e di energia, inquinando meno”.

Come si fa?

“Ci sono aziende specializzate nel riutilizzo degli inerti. Vengono in cantiere, ritirano gli inerti, li triturano e li trasformano in materiale di risulta che è utilissimo in edilizia, si usa per fare basi e riempimenti in preparazione dell’edificio. Chiaramente è un materiale impuro, non può essere usato dove occorre una grande prestazione”.

Che vantaggi comporta questa metodologia?

“Un grande risparmio per il costruttore, meno spesa ma anche meno inquinamento. La filiera funziona e inoltre è un metodo valido anche sotto l’aspetto sismico. Però occorre fare attenzione, a volte il risparmio nasconde dei problemi”.

In che senso?

“Voglio dire che ci possono essere materiali di riciclo che derivano da fonti inquinanti e per questo costano poco. Ci sono aziende all’avanguardia che riescono a stabilirlo ancor prima di lavorare quei materiali e in quel caso ne bloccano l’ingresso in fabbrica”.

Come si stanno muovendo le aziende per venire incontro alla transizione ecologica ed energetica?

“Se costruiamo macchine altamente performanti, vivremo in maniera più salubre e inquineremo meno. Le grandi aziende l’hanno già capito. La Graniti Fiandre, grande azienda con cui collaboro da anni, lavora già a emissioni zero. La Mapei invece presenta ormai da 6 anni il suo Bilancio sociale (documento con cui si presentano le attività di sviluppo legate alla società e all’ambiente, ndr). Ho suggerito loro di pubblicizzarlo meglio”.

Questa sensibilità sta aumentando?

“C’è tanta ipocrisia in giro. In pubblico sono tutti attenti all’ambiente, in privato molto meno. Con la scusa dell’economia, dei tempi, spesso c’è poca comprensione. Però ho fiducia nel Pnrr, e in quella gente più acculturata e sensibile che è più attenta e anzi si inorgoglisce quando può scegliere qualcosa che rispetta l’ambiente. Occorre prepararsi e comunicare esempi positivi”.

Sta migliorando più velocemente la sensibilità delle aziende o quella dei cittadini?

“Il mondo delle costruzioni sta migliorando, noi abbiamo impostato il nostro lavoro sulla consulenza di qualità. Le industrie sono importantissime per la loro sensibilità e la sensibilità del cittadino viene anche dal progettista e dagli enti pubblici”.

È un discorso che state portando avanti coi vostri fornitori?

“Come rivenditore non guardo solo all’utilizzo della materia prima in una azienda, ma anche al riciclo. Ho già detto a miei diversi produttori, ‘mi dovete fare il resoconto sulla vostra produzione e sull’impatto ambientale, perché poi lo farò esporre attraverso progettisti ed enti pubblici’. Voglio sapere come si stanno muovendo le aziende e in base a quello esporrò i vantaggi ai clienti, giustificando anche un prezzo più alto per qualità, metodo e certificazioni”.

I progettisti sono formati a dovere in materia di sostenibilità ambientale?

“C’è qualcuno più predisposto, ma trovo fondamentale distinguersi per qualità e utilizzo di prodotti di qualità. Termoli è una piccolissima Milano, qualsiasi cosa si costruisce, si vende. Allora suggerisco di provare soluzioni nuove, di innovare, di guardare alla qualità. Purtroppo vedo che sui lavori del superbonus 110% ci sono tantissimi lavori di scarsa qualità nell’applicazione, sui quali presto ci sarà bisogno di tanta manutenzione”.

A proposito di superbonus, si avvicina un’epoca di grandi finanziamenti pubblici coi fondi del Pnrr.

“Lo dico spesso ai clienti, ai progettisti, alle imprese esecutrici, agli enti appaltanti. Faremo tanto lavoro col Pnrr e sappiamo che c’è una fetta grossissima di eco e bio. Però il Governo dovrebbe essere più coraggioso”.

In che modo?

“Dovrebbe redigere un disciplinare per imporre progettazioni e costruzioni che utilizzino sistemi e materiali con prodotti ecosostenibili. Così faremmo davvero il bene dei nostri figli e dell’Italia”.

Lo Stato dovrebbe fare qualcosa in più?

“Dico con una battuta che ci sono tanti progetti di eolico e fotovoltaico su terreni agricoli ma non ho visto scuole, municipi o altri uffici pubblici riempirsi di pannelli solari. Posso capire i borghi da preservare, ma ci sono tanti edifici che si prestano a interventi di questo tipo. Anche le aziende del Nucleo industriale di Termoli, ad esempio”.

Oltre a questo, cosa suggerirebbe agli enti pubblici?

“I Comuni possono fare tanto con i Piani regolatori e prescrizioni di vario tipo. Poi penso alle scuole: i ragazzini vogliono un mondo più pulito, hanno grande sensibilità. È fondamentale la comunicazione didattica a scuola perché sono spesso i bambini a sensibilizzare i più grandi e a stimolare un cambiamento”.

Intravede dei rischi correlati alle risorse in arrivo col Piano di ripresa e resilienza?

“Il timore è che il Pnrr sarà un’occasione per la delinquenza, almeno in parte. Probabilmente qualcosa verrà fuori grazie alla buona coscienza degli amministratori, ma più al Nord che al Sud”.

Da parte vostra, come imprenditori, avete avanzato delle proposte al Prefetto durante la riunione per l’ordine e la sicurezza pubblica?

“La mia idea è quella di una sorta di passaporto della Partita Iva. Cioè per poter aprire un’attività devi dimostrare di avere caratteristiche idonee a fare impresa. Parlo di conoscenza legale, tecnica e culturale. Dobbiamo evitare di dare possibilità a degli avventurieri, specie nell’edilizia”.

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