La firma per la Gigafactory di Termoli è questione di giorni. Ad affermarlo è Giancarlo Giorgetti, Ministro per lo sviluppo industriale nel Governo Draghi, intervistato da Federico Fubini sul Corriere della Sera Economia.
Nell’articolo apparso oggi Giorgetti: «Stiamo drogando l’edilizia. Invece dobbiamo sostenere le nostre filiere industriali», come risulta chiaro già dal titolo, si stigmatizza la messe di aiuti all’edilizia (leggasi Superbonus) e si pone l’accento sugli investimenti prettamente industriali partendo dallo “choc che investe l’automotive”. L’esponente della Lega, chiamato dunque a esprimersi sui temi clou dell’economia, dell’industria e della transizione ecologica, dedica ampio spazio alle sfide legate al settore dell’automotive.
La politica industriale va sviluppata, Giorgetti ne è certo ed è consapevole che finora non lo si è fatto abbastanza. “Dobbiamo reintrodurre incentivi per attivare il mercato di tutti i veicoli ecocompatibili, non solo elettrici”, così il Ministro che poi annuncia: “Poi siamo molto vicini, questione di pochi giorni, alla firma per la Gigafactory di Termoli dove Stellantis farà le batterie”.
Il Ministro dello Sviluppo poi aggiunge, toccando un altro tema sensibile – come più volte sottolineato dai sindacati, anche locali – ovvero i posti di lavoro. “Ma la nuova filiera elettrica richiederà comunque metà della manodopera oggi impiegata da quella tradizionale. Le imprese dell’automotive vanno aiutate a riconvertirsi, rendendo disponibili gli accordi di programma e i contratti di sviluppo. Ma sono strumenti troppo lenti, burocratici. Questo settore va finanziato massicciamente, lo abbiamo già chiesto al ministero dell’Economia”.
La ricetta del Leghista di Governo prevede, ad esempio, “incentivi ad aggregarsi, ingresso nelle filiere a monte e a valle dell’elettrico. Per esempio, nel riciclaggio delle batterie. O nella produzione di bus verdi in Italia”.
Sulla questione – non secondaria – dell’approvvigionamento dell‘energia, Giorgetti fa una battuta sul nucleare “che da noi è un tabù” e afferma di invidiare le centrali annunciate dal presidente francese Macron.
“Le rinnovabili sono una risposta, ma non la sola. Per fortuna il gas è tornato fra le fonti ammesse in Europa per la transizione. Dobbiamo diversificare al massimo i fornitori, rafforzare i rigassificatori, aumentare la produzione nazionale. Ma anche qui, niente illusioni: non si tornerà ai prezzi bassi di due anni fa, perché la Cina deve uscire dal carbone e inizierà a drenare molto gas”.
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