L'analisi

Gasolio raddoppiato e i ristori Covid tardano: pesca in crisi, due barche si fermano

Da 35-40 centesimi a oltre 80 al litro in pochi mesi: il caro carburante influisce maggiormente sulla marineria termolese, settore che già vive le difficoltà legate a pandemia e fermo biologico. "I budget stanno saltando, zero guadagno"

C’è un settore economico che più di tutti rappresenta l’identità termolese ed è lo stesso che sta subendo le conseguenze dell’aumento del costo del gasolio. È la marineria, che considerando l’intero Molise impiega circa 500 addetti fra grande e piccola pesca e vongolari. Per loro il caro carburante è una mazzata difficile da assorbire e già due armatori hanno deciso di fermarsi, in attesa di tempi migliori.

“Il costo del gasolio è raddoppiato, siamo passati da 40 centesimi al litro a 80” riferisce Domenico Guidotti di Federcoopesca. Le cifre sono variabili ma tutti concordano: in pochi mesi il prezzo del carburante, sebbene agevolato rispetto a quello utilizzato per gli autoveicoli, è schizzato. “Tre mesi fa stavamo a 58 centesimi, ora a 82” dice Paola Marinucci dell’Associazione Armatori Pesca del Molise.

Ma cosa vuol dire per una barca di medie-grandi dimensioni un aumento del genere? “Per un peschereccio che consuma 1500 litri fanno 600 euro al giorno” afferma il presidente dell’Op San Basso, l’armatore Basso Cannarsa.

Guidotti fa i conti sul lungo termine. “Per una barca di pesca a strascico fanno fra i 20 e i 23mila euro all’anno di spesa in più”. Il fatto è che la voce gasolio è quella più pesante nel bilancio di un’imbarcazione da pesca. “Conta per l’80 per cento delle spese e questo si ripercuote sugli stipendi perché gli operatori vengono pagati ‘alla parte’. In sostanza resta ben poco di guadagno” sintetizza il numero uno di Federcoopesca.

Proprio per questo due barche, una locale e l’altra di Manfredonia, da qualche giorno rimangono ancorate in porto. Un segnale evidente di difficoltà, sebbene la marineria molisana negli ultimi anni abbia resistito più di altre a una progressiva diminuzione di imprese del settore in tutta Italia.

Pescherecci barche porto

Anche perché se i costi aumentano, i guadagni no. “Il prezzo del pesce non aumenta – ribadisce Paola Marinucci -, non siamo noi a stabilirlo anche perché l’asta si fa al ribasso ed è il commerciante a fare il prezzo. Se non lo vendo che ci faccio col pesce? Al Mercato ittico non abbiamo nemmeno celle frigo adeguate per poterlo vendere in un secondo momento”.

“La flotta si è ridotta in maniera drastica in Italia – conferma Cannarsa – ma a Termoli rimane stabile. Rispetto al passato ci sono però più barche medie che grandi, per tutta una serie di motivi”.

Non ultimo quello delle specie ittiche. “Sono diminuiti gli scampi, forse per il cambiamento climatico. Invece sono aumentati parecchio gamberi rosa e mazzancolle”.

Fra chi deve fare i conti con il caro gasolio e il cambiamento climatico ci sono anche le imprese di allevamento mitili. “Il problema è identico a quello delle altre imbarcazioni, la maggior parte del lavoro si fa sulla nave fattoria col motore avviato” spiega Agostino De Fenza di Agci Pesca. “Ormai i budget stanno saltando e anche il consumo di pesce in questo periodo è calato”.

Per gli allevamenti di cozze gli ultimi anni non hanno portato tanto difficoltà legate al cambiamento climatico “a parte il riscaldamento dell’acqua soprattutto ad agosto anche se appare un fatto ciclico, così come la presenza di alghe”. De Fenza riferisce invece che a minacciare le mitilicolture ci sono “tartarughe e pesci in presenza massiccia che fanno danni importanti. Stiamo studiando con l’Istituto Zooprofilattico come intervenire”. (da sinistra nella foto De Fenza, Guidotti e Marinucci)

De fenza guidotti marinucci

Il settore resta ancora in attesa degli aiuti pubblici legati all’emergenza Covid. La Regione Molise ha stanziato proprio a fine 2021 un milione e 50mila euro a favore delle imprese di pesca e acquacoltura, ma al momento l’iter burocratico non è ancora concluso. Ogni azienda potrà chiedere dei ristori che saranno calcolati in base alla grandezza dell’imbarcazione o dell’allevamento ittico. “Sarebbe una boccata d’ossigeno per il settore” dice Guidotti che afferma di sperare “la fine di questa bolla speculativa sul costo del carburante”. Ma aggiunge: “Ai 30 giorni di fermo pesca vanno aggiunti altri 36 durante l’anno. In pratica le barche possono uscire tre giorni a settimana”.

Qualcuno ipotizza uno sciopero del settore. “Ma uno sciopero per fare cosa? – domanda il presidente regionale di Federcoopesca – Ho visto che gli autotrasportatori hanno iniziato a protestare per il caro gasolio, vedremo che succede”. “In Sicilia – fa sapere Cannarsa – c’è stata qualche manifestazione. Come categoria chiediamo che vengano presi dal Governo provvedimenti simili a quelli sul caro energia. Al momento però non è stato fatto nulla”.

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